AGI – Intorno all’1.15 della scorsa notte, Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria (l’ex Ilva) e i sindacati metalmeccanici hanno raggiunto al ministero del Lavoro l’accordo per la cassa integrazione straordinaria che accompagnerà la ristrutturazione del gruppo siderurgico. La cassa è stata ridotta nei numeri: doveva essere per 5.200 dipendenti, di cui 4.400 a Taranto – tutti i dipendenti di AdI sono attualmente poco meno di 10mila -, e invece sarà per 4.050 unità totali, di cui 3.500 nel sito siderurgico pugliese, il più grande di Acciaierie, e 450 negli altri stabilimenti tra cui Genova, Novi Ligure e Racconigi. A Genova sono 270.
Rispetto all’avvio della procedura avvenuta un mese fa, adesso in cassa andranno 1.150 dipendenti in meno, ma passi avanti c’erano stati già mercoledì a Palazzo Chigi, nel vertice Governo-sindacati, e nella giornata di ieri, quando la trattativa sulla cassa è cominciata al ministero del Lavoro in mattinata.
Si è infatti progressivamente passati, nella riduzione dei numeri della cigs, da 5.200 a 4.700, quindi ieri prima a 4.200, poi in serata a 4.100, per chiudere, infine, dopo 14 ore di discussione a 4.050 lavoratori totali.
“Il trattamento di integrazione salariale – si legge nell’intesa – verrà richiesto dalla data della declaratoria di insolvenza per 12 mesi”. Quest’ultima è avvenuta da parte del Tribunale di Milano lo scorso marzo. AdI “dichiara che alla conclusione di tale periodo, potrà fare ricorso ad un ulteriore periodo di ammortizzatore sociale per altri 12 mesi alfine di portare a compimento il programma di ripartenza”.
Allo stato, nello stabilimento di Taranto, alla fermata del’altoforno 5, “si è aggiunta – prosegue il testo dell’intesa – la temporanea cessazione dell’attività degli altiforni 1 e 2. Allo stato, quindi, è in marcia il solo altoforno 4. Cio’ ha comportato e comporterà la sensibile riduzione di produzione della ghisa, non compensabile con la marcia dell’altoforno 4, comunque anch’esso soggetto a fermate per le necessarie manutenzioni, e neanche con la programmata ripartenza dell’altoforno 1. Tale situazione si ripercuoterà in maniera determinante anche sui reparti a valle del ciclo integrale a esso connessi, con inevitabile riduzione del fabbisogno di risorse umane nell’unità di Taranto”. Inoltre, l’andamento produttivo del sito di Taranto “si rifletterà in maniera determinante anche sui siti a valle dello stabilimento di Taranto” in quanto “i livelli produttivi attuali, evidentemente, non sono sufficienti a garantire l’equilibrio e la sostenibilità finanziaria degli oneri derivanti dalla gestione di impresa”.
“Cio’ determinerà, nonostante non sussistano esuberi strutturali, la necessità di incrementare il numero del personale destinatario dell’intervento dell’ammortizzatore sociale in ragione delle non transitorie inattività degli impianti, derivanti da fermate parziali o anche totali degli stessi, ovvero dalla ridotta alimentazione degli asset produttivi”.
Nell’accordo al ministero del Lavoro, i sindacati hanno anche ribadito “la piena vigenza dell’accordo del 6.9.2018 a tutela dell’occupazione di tutti lavoratori attualmente alle dipendenze di Ilva in amministrazione straordinaria”. è la società proprietaria degli impianti (dati in fitto ad Acciaierie) che ha in carico circa 1.700 lavoratori in cassa straordinaria, che in questi anni non sono stati riassorbiti nè da ArcelorMittal, nè da Acciaierie d’Italia. L’amministrazione straordinaria ha pero’ inserito nell’accordo al ministero del Lavoro “che gli effetti applicativi di tale accordo ricadono su entrambe le amministrazioni straordinarie. In ogni caso, l’azienda riconosce la vigenza dell’accordo stesso”.
“A partire dal mese di ottobre 2024 avverrà la messa in esercizio del secondo altoforno. Questa condizione comporterà il raddoppio della produzione di acciaio e conseguentemente I’aumento della disponibilità dell’acciaio da verticalizzare. Cio’ consentirà, coerentemente con i nuovi volumi prodotti, il progressivo riavvio di tutti gli impianti dei siti del gruppo”.
I contenuti dell’accordo: smart working e formazione
Sarà una cassa integrazione straordinaria rafforzata economicamente quella che percepiranno i 4.050 dipendenti di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria che verranno sospesi dal lavoro.
“L’azienda – si legge – riconoscerà, a decorrere da marzo 2024, ai lavoratori posti in cigs, per i periodi di sospensione direttamente conseguenti a disposizioni aziendali, un’integrazione salariale nei limiti di quanto necessario ad assicurare un trattamento equivalente al 70% della retribuzione globale annua lorda (ovvero le voci contenute nel c.d. primo rigo più premio più rateo di tredicesima)”.
Altre novità economiche sono l’una tantum e la possibilità dello smart working, mai applicato in Acciaierie. Dice l’accordo che sono previsti “un’erogazione a titolo di una tantum per welfare” e “strumenti di conciliazione dei tempi di vita e lavoro tramite il c.d. lavoro agile su base volontaria e modalità di flessibilità oraria, da definire a livello di singolo stabilimento”.
Inoltre, AdI “attiverà percorsi formativi e di riqualificazione professionale anche attraverso l’utilizzo di Fondimpresa per almeno otto ore in presenza, che vedranno coinvolti i lavoratori sospesi a zero ore per almeno, di norma, quattro settimane continuative. Inoltre, l’azienda attiverà percorsi formativi di riqualificazione professionale – che verranno effettuati in presenza – per tutte le categorie di dipendenti interessati dalla cigs al fine di renderli fungibili con altre figure professionali e fornire nuovi strumenti specifici per incrementare il bagaglio di conoscenze nelle specifiche aree di intervento (tra le quali, “Alfabetizzazione informatica”, “Processo produttivo Forni elettrici “Domiciliazione digitale”)”.
620 milioni di euro per la ripartenza
A sostegno delle attività previste dal piano di ripartenza, allocate risorse finanziarie provenienti dal prestito ponte da 320 milioni di euro assegnato dalla Commissione Europea e 300 milioni di euro provenienti dal patrimonio destinato di Ilva in amministrazione straordinaria”. Lo si legge nell’aggiornamento del piano di ripartenza di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria allegato all’accordo. C’è un totale, quindi, di 620 milioni di euro per il riavvio del siderurgico di Taranto. Il piano, si legge ancora, poggia tra l’altro sulla “individuazione delle condizioni di esercizio degli impianti in normalità o gestione ordinata (sicurezza, ambiente, qualità, costi) e progressivo riavvio degli impianti produttivi fermi”.
Con l’entrata in marcia dell’altoforno 1 tra ottobre e novembre, la produzione del 2024 si assesterà a 1,9-2,2 milioni di tonnellate. Nel prossimo anno prevista una produzione di 4,5-5 milioni di tonnellate con la rimessa in marcia dell’altoforno 2 tra gennaio e febbraio. La ripartenza dei due altiforni vedrà una preliminare fase di accensione di circa un mese che è ottobre 2024 per l’altoforno 1 e gennaio 2025 per il 2. Dal mese successivo (cioè novembre 2024 per l’1 e febbraio 2025 per il 2), i due altiforni saranno in produzione per poi rifermarsi per ulteriori lavori di manutenzione e di messa a punto.
Nel 2026 l’andamento produttivo migliorerà, già dall’inizio del 2026 gli altiforni 1 e 4 saranno stabili e ad essi da aprile 2026 si aggiungerà anche l’altoforno 2. Dalla primavera 2026, quindi, l’ex Ilva di Taranto riavrà tutti i suoi tre altiforni (1, 2 e 4) in attività.
Calderone, accordo consente ripartenza
“Sono molto soddisfatta, ringrazio la comune volonta’ delle parti che ci ha permesso di raggiungere questo importante risultato”. Lo afferma il ministro del Lavoro, Marina Calderone, commentando l’accordo.
“Il clima di rinnovata fiducia consente ora di affrontare insieme la delicata gestione della fase di ripartenza, accompagnare il rilancio di un asset strategico per il tessuto produttivo del nostro Paese e dare la massima garanzia possibile ai lavoratori”, osserva il ministro.
Si tratta, spiega il ministero, di un accordo che “valorizza il dialogo” tra azienda e sindacati e consente di accompagnare il piano di ripartenza per gli stabilimenti di Accaierie d’Italia. Il “serrato confronto”, prosegue, ha consentito di fissare in 4.050 il numero massimo dei lavoratori che potranno usufruire della Cigs e di riconoscere agli stessi “significative misure per compensare gli effetti della cassa integrazione. La conclusione positiva del negoziato è stata possibile grazie all’intesa di tutte le organizzazioni presenti”.
Fiom – Cgil, restituita dignità ai lavoratori
“Con quest’accordo, riteniamo che possa esserci una riconsegna alla dignità e alla speranza dei lavoratori di poter ripartire con gli stabilimenti Ilva e soprattutto di avere anche una condizione salariale ripristinata”. Lo ha dichiarato Loris Scarpa, segretario nazionale Fiom Cgil, dopo l’accordo.
“C’è un piano di ripartenza che i commissari straordinari dovranno applicare e mettere in pratica, c’è la tutela occupazionale perchè nel percorso di ripartenza non sono previsti esuberi e soprattutto alla fine di questo percorso ci sarà la possibilità per tutti i lavoratori di rientrare al lavoro. È un risultato importante che consegniamo ai lavoratori, che adesso deve essere applicato in tutte le sue parti”, conclude Scarpa.