AGI – “Sono dei delinquenti, li voglio morti. Ho tremila nomi da fare (in Procura, ndr). Buttano via la chiave, se vado io”. Al telefono con la madre c’è un’impiegata del gruppo Fabbro alla quale William e Massimiliano Fabbro avrebbero dato il compito di comprare alcune borse Louis Vuitton destinate al Generale dei carabinieri (ora sospeso) Oreste Liporace ‘ricompensato’, secondo l’ipotesi dell’accusa, per avere agevolato l’azienda nella conquista di un appalto per le pulizie della Scuola del’Arma. La conversazione del 9 febbraio 2023, agli atti dell’inchiesta milanese, restituisce l’ira della donna, che annuncia di voler dimettersi per il cattivo trattamento che subirebbe dai fratelli.
Racconta di avere acquistato le borse griffate coi soldi in contanti ricevuti dai due. “Guarda che ti sentono quelli della Finanza” cerca di frenarla la madre ma l’impiegata ribatte: “Non me ne frega niente, dovrebbero avere paura di me, forse è meglio che mi danno i soldi invece che io vada in Procura, mi devono dare i contributi per 13esima, 14esima e tfr e i soldi perché mi hanno trattenuto le ferie. Io a Massimiliano gli ho detto che non voglio fare casino però visto che questo è il trattamento e, se Massimiliano dice ‘io non posso farci niente’, ma manco io casualmente, però andrò in Procura”.
Sentita durante le indagini, la donna illustra il suo ruolo nell’acquisto delle borse: “William Fabbro chiese a me e mia sorella nel dicembre del 2019 di andare a comprare uno zainetto, una borsa piccola, una borsa più grande e un borsone. In quella stessa occasione, ci diede circa 3mila euro. L’autista di Fabbro ci ha accompagnato ad acquistare le borse. Ho immediatamente capito che il destinatario sarebbe stato il generale Liporace e immaginato che gli articoli fossero per la moglie e le figlie. Nel dicembre del 2019 si stava svolgendo la trattativa con la Scuola Allievi Marescialli di cui il Generale era Comandante per l’affidamento diretto del servizio pulizie da 25mila euro al mese”.