AGI – Simbolo dell’emancipazione femminile e star incontrastata dell’estate, il bikini festeggia 78 anni. Bikini a fascia, monokini, a triangolo, con slip a vita alta, alla brasiliana o tanga: le donne di oggi possono trovare qualsiasi modello in vendita e sbizzarrirsi come meglio credono. Ma dietro a questo ‘must have’ e strumento di seduzione, considerato fino a qualche tempo fa scabroso, c’è una lunga storia.
Comparso per la prima volta nell’epoca greco-romana, lo troviamo su urne e affreschi del 1400 a.C.. Durante il I e II secolo d.C., il bikini non serviva per nuotare, perché all’epoca si nuotava nudi. Sembra che fosse usato per l’atletica, la danza e nelle scuole di ginnastica. Le prime immagini dettagliate si trovano nella villa romana di Piazza Armerina in Sicilia: nella stanza delle dieci ragazze, un mosaico del III sec. d.C. raffigura delle giovani che indossano un costume a due pezzi e fanno diverse attività sportive.
Per la nascita del bikini bisogna però arrivare al dopoguerra: a preparare il terreno fu Coco Chanel che negli anni ’20 sdoganò abiti più corti, scollati e con pantaloncini staccati dalla parte superiore del vestito. Poi nel 1932 fu Jacques Heim a creare per primo un costume da bagno talmente succinto e ‘piccolo’ per gli standard dell’epoca. Decise di chiamarlo “Atome”, proprio per via delle sue dimensioni minute. Era comunque abbastanza ampio da coprire l’ombelico.
Bisogna aspettare gli anni ’40 per l’arrivo della vera ‘rivoluzione’: Louis Reard, un ingegnere che lavorava nel settore delle automobili, rileva l’attività di lingerie della madre e proprio nel luglio del 1946 crea il “bikini”, non a caso ribattezzato con lo stesso nome dell’atollo delle Isole Marshall, nell’Oceano Pacifico, utilizzato dagli Stati Uniti per misurare gli effetti delle esplosioni nucleari. A parere di Reard, il lancio del bikini avrebbe avuto sul pubblico gli stessi effetti dirompenti di una bomba atomica. E così fu. Lo stilista fece fatica perfino a trovare una modella che accettasse di indossare il costume che aveva troppo poco tessuto e cosi’ ingaggio’ una spogliarellista del Casinò de Paris, Michelle Bernardini.
La presentazione ufficiale avvenne alle Piscine Molitor della capitale francese e fu accolta con stupore. Per quasi un decennio il bikini fece fatica a decollare. Fu fortemente osteggiato dal Vaticano che lo dichiaro’ “peccaminoso” e bandito da Spagna, Portogallo, Italia, Belgio e Australia. In molti Stati Usa restò fuori legge fino al 1959. Il grande successo arriva quando le dive del cinema iniziano a indossarlo.
Rita Hayworth, nel film Gilda del 1946, sfoggia un bikini molto provocante al punto tale che un soldato, affascinato, disegnò l’attrice in costume su una bomba. Da qui il soprannome di Rita l’Atomica. Marilyn Monroe, nel 1953, ne indossa uno rosso in “Come sposare un milionario”. E sempre nel 1953, per la prima volta, Brigitte Bardot sconvolge il pubblico del Festival cinematografico di Cannes sfoggiando, sulla spiaggia della Croisette, uno ‘striminzito’ bikini con stampa floreale: ha appena 19 anni ed è bellissima.
Poi nel 1956 ne indossa uno sul set del film ‘E Dio creò la Donna’. Da quel momento in poi, l’elenco sarebbe troppo lungo. Solo per citare altre attrici indimenticabili, nel 1956 Marisa Allasio ne veste uno che lascia ben poco all’immaginazione nel film di Dino Risi, “Poveri ma belli”. E chi non ha in mente quello indossato da Ursula Andress, la bond girl Honey Ryder, in “007 – Licenza di uccidere del 1962”? Infine, non si puo’ non ricordare Raquel Welch con il bikini di pelle sfoggiato nel film ‘Un milione di anni fa’, di Don Chaffey: è il 1966 e la Welch ha 26 anni.