AGI – La corte di assise di appello di Roma ha condannato a 15 anni e due mesi di reclusione Lee Elder Finnegan e a 11 anni e quattro mesi Gabriele Natale Hjorth, i due americani accusati dell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega, avvenuto nel quartiere Prati, a luglio del 2019. Assoluzione, per Lee Elder, dall’accusa di resistenza a pubblico ufficiale con la formula “perché il fatto non sussiste”. Nei confronti dei due imputati la Cassazione aveva disposto un nuovo processo di secondo grado dopo aver annullato la condanna del primo a 24 anni di carcere e quella del secondo a 22 anni.
“La decisione pronunciata oggi ha evidenziato una qualificazione giuridica delle condotte di quella tragica sera certamente più aderente alle effettive responsabilità di Finnegan – hanno commentato i difensori Renato Borzone e Roberto Capra -. Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza, ma possiamo affermare che il riconoscimento di uno dei punti fondamentali del processo, vale a dire che Elder non abbia potuto conoscere lo status di appartenente alle forze dell’ordine del vicebrigadiere Cerciello, consente di leggere i fatti in modo diverso. Dispiace aver dovuto attendere ben cinque gradi di giudizio per vedere riconosciuto ciò che il ragazzo americano ha detto sin dal primo interrogatorio”
“Non c’è stato giorno in questi cinque anni di carcere che non abbiamo pensato a quello che è successo – ha dichiarato Ethan Finnegan, padre di Elder -. Non bisogna dimenticare che questo processo è collegato alla tragedia della morte di una persona, al lutto della sua famiglia e anche di tutti noi. Abbiamo comunque ritenuto giusto continuare a cercare di fare emergere la verità dei fatti per essere in qualche modo d’aiuto per Finnegan: mio figlio, fin dal primo momento, ha dichiarato che non aveva capito che erano carabinieri e di aver reagito ad un tentativo di bloccaggio. Ma non riusciva a darsi pace perché nessuno gli credeva. Mi auguro che, pur pagando per l’errore commesso, si apra per lui anche una speranza di vita per il futuro”.
L’avvocato Francesco Petrelli, difensore di Gabriele Narale Hjorth, ha parlato di “ridimensionamento assai importante in termini di pena, praticamente dimezzata. Siamo passati da 22 anni a 11 anni ed è per noi una soddisfazione. Considerate che c’è stato un ridimensionamento soprattutto sotto il profilo della responsabilità perchè il riconoscimento del concorso anomalo significa sostanzialmente passare dal dolo alla colpa. Al ragazzo si muove solo un rimprovero per non avere previsto quello che sarebbe potuto accadere e degenerare in un modo così drammatico. Leggeremo le motivazione ma sicuramente ricorreremo in Cassazione”, ha concluso il penalista.