• 30 Settembre 2024 1:19

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Pantani, un mistero lungo 25 anni

Giu 5, 2024

AGI – Sono trascorsi esattamente 25 anni da quando quella ‘maledetta’ mattina di sabato 5 giugno del 1999 a Madonna di Campiglio in Trentino, Marco Pantani venne escluso per ematocrito alto dal Giro d’Italia che stava dominando. Una pagina che sconvolse tutto il ciclismo, una pagina misteriosa, una vicenda ancora poco chiara e dalle tante ombre. Quel giorno segnò la fine della carriera sportiva, e ne segnò profondamente anche la vita, dell’amato ciclista romagnolo trovato senza vita la sera del 14 febbraio del 2004 in una stanza del Residence ‘Le Rose’ di Rimini.

Una morte che, oltre vent’anni dopo, è ancora avvolta nel mistero. Pantani era il ‘Pirata’, era l’idolo dei tifosi delle due ruote anche fuori dai confini italiani. La sua bandana, i suoi attacchi sempre in salita, le sue cavalcate trionfali, il suo modo di gestire le corse e la sua personalità, lo avevano fatto diventare ‘personaggio’ del ciclismo globale. Nello slang del ciclismo amatoriale era frequente sentire, “ma chi sei? Pantani”.

 

Cosa mi avete fatto? Cosa mi avete fatto?”, urlò Pantani quando venne a sapere che il tasso di ematocrito, ovvero la percentuale di globuli rossi nel sangue, era del 52%, quindi superiore al limite massimo consentito (50% con una tolleranza dell’1%). In preda alla rabbia, Marco ruppe con un pugno il vetro di una finestra procurandosi un taglio. Erano le ore 10,10 del 5 giugno di 25 anni quando Pantani venne escluso dal Giro.

Poche ore prima, alle ore 6,30, i medici dell’Uci (unione ciclistica internazionale) salirono al secondo piano dell’Hotel Touring di Madonna di Campiglio ed entrarono nella stanza 27 di Marco. Le cronache narrano che il controllo venne fatto solo un’ora e mezza dopo, alle 8. “Io sono stato controllato già due volte, avevo già la maglia rosa, avevo 46 di ematocrito – disse Pantani all’uscita dell’albergo scortato dalle forze dell’ordine -. Oggi mi sveglio con una sorpresa, credo che c’è qualcosa sicuramente di strano e devo dire che ripartire questa volta… – sono state le parole di Pantani all’uscita dall’hotel Touring -. Sono ripartito dopo dei grossi incidenti, ma moralmente questa volta credo che abbiamo toccato il fondo e in questo momento vorrei solamente un po’ di rispetto e un saluto ai tifosi e mi dispiace solo per il ciclismo che ancora una volta esce in un modo”.

Per protesta la Mercatone Uno-Bianchi si ritirò. Pantani era lanciato verso la vittoria del secondo Giro consecutivo (nel 1998 aveva vinto anche il Tour de France) e il giorno prima aveva trionfato a Campiglio la tappa iniziata a Predazzo sul versante opposto del Trentino. Il vantaggio su Paolo Savoldelli, che a seguito dell’esclusione di Pantani si rifiutò di indossare la maglia rosa, era di oltre cinque minuti, oltre sei su Ivan Gotti, quest’ultimo poi vincitore del Giro.

 

Ripercorrendo i racconti dell’epoca, si legge di un ‘clima strano, quasi surreale’ che si respirava sin dalla sera precedente come se qualcosa di grosso stesse per scoppiare. Due gli aspetti sicuri: la numerosa presenza di forze dell’ordine e la certezza che l’indomani i medici dell’Uci avrebbero proceduto al terzo e ultimo test antidoping obbligatorio. Quella sera, come ha sempre dichiarato lo staff della Mercatone Uno-Bianchi, atleti compresi, Pantani si misurò l’ematocrito utilizzando la centrifuga e il risultato era del 48%, quindi conforme ai regolamenti.

Lo stesso valore venne certificato nel pomeriggio del 5 giugno dopo un’analisi presso un centro autorizzato Uci a Imola. Il ‘Pirata’ rientrò alle corse nel 2000. Al Tour tornò ad appassionare i suoi tifosi e tutto il ciclismo quando riuscì a staccare Lance Armstrong (poi squalificato perché ammise di aver fatto largo uso di doping) nella tappa di Courchevel ma poi si ritirò. Pantani prese parte ai Giochi olimpici di Sydney 2000. Nel 2003 l’ultimo Giro poi il ricovero in una struttura specializzata per curare depressioni e dipendenze. La sera del giorno di San Valentino del 2004 la notizia della morte per overdose di stupefacenti.

 

AGI – Sono trascorsi esattamente 25 anni da quando quella ‘maledetta’ mattina di sabato 5 giugno del 1999 a Madonna di Campiglio in Trentino, Marco Pantani venne escluso per ematocrito alto dal Giro d’Italia che stava dominando. Una pagina che sconvolse tutto il ciclismo, una pagina misteriosa, una vicenda ancora poco chiara e dalle tante ombre. Quel giorno segnò la fine della carriera sportiva, e ne segnò profondamente anche la vita, dell’amato ciclista romagnolo trovato senza vita la sera del 14 febbraio del 2004 in una stanza del Residence ‘Le Rose’ di Rimini.
Una morte che, oltre vent’anni dopo, è ancora avvolta nel mistero. Pantani era il ‘Pirata’, era l’idolo dei tifosi delle due ruote anche fuori dai confini italiani. La sua bandana, i suoi attacchi sempre in salita, le sue cavalcate trionfali, il suo modo di gestire le corse e la sua personalità, lo avevano fatto diventare ‘personaggio’ del ciclismo globale. Nello slang del ciclismo amatoriale era frequente sentire, “ma chi sei? Pantani”.

 
“Cosa mi avete fatto? Cosa mi avete fatto?”, urlò Pantani quando venne a sapere che il tasso di ematocrito, ovvero la percentuale di globuli rossi nel sangue, era del 52%, quindi superiore al limite massimo consentito (50% con una tolleranza dell’1%). In preda alla rabbia, Marco ruppe con un pugno il vetro di una finestra procurandosi un taglio. Erano le ore 10,10 del 5 giugno di 25 anni quando Pantani venne escluso dal Giro.
Poche ore prima, alle ore 6,30, i medici dell’Uci (unione ciclistica internazionale) salirono al secondo piano dell’Hotel Touring di Madonna di Campiglio ed entrarono nella stanza 27 di Marco. Le cronache narrano che il controllo venne fatto solo un’ora e mezza dopo, alle 8. “Io sono stato controllato già due volte, avevo già la maglia rosa, avevo 46 di ematocrito – disse Pantani all’uscita dell’albergo scortato dalle forze dell’ordine -. Oggi mi sveglio con una sorpresa, credo che c’è qualcosa sicuramente di strano e devo dire che ripartire questa volta… – sono state le parole di Pantani all’uscita dall’hotel Touring -. Sono ripartito dopo dei grossi incidenti, ma moralmente questa volta credo che abbiamo toccato il fondo e in questo momento vorrei solamente un po’ di rispetto e un saluto ai tifosi e mi dispiace solo per il ciclismo che ancora una volta esce in un modo”.
Per protesta la Mercatone Uno-Bianchi si ritirò. Pantani era lanciato verso la vittoria del secondo Giro consecutivo (nel 1998 aveva vinto anche il Tour de France) e il giorno prima aveva trionfato a Campiglio la tappa iniziata a Predazzo sul versante opposto del Trentino. Il vantaggio su Paolo Savoldelli, che a seguito dell’esclusione di Pantani si rifiutò di indossare la maglia rosa, era di oltre cinque minuti, oltre sei su Ivan Gotti, quest’ultimo poi vincitore del Giro.

 
Ripercorrendo i racconti dell’epoca, si legge di un ‘clima strano, quasi surreale’ che si respirava sin dalla sera precedente come se qualcosa di grosso stesse per scoppiare. Due gli aspetti sicuri: la numerosa presenza di forze dell’ordine e la certezza che l’indomani i medici dell’Uci avrebbero proceduto al terzo e ultimo test antidoping obbligatorio. Quella sera, come ha sempre dichiarato lo staff della Mercatone Uno-Bianchi, atleti compresi, Pantani si misurò l’ematocrito utilizzando la centrifuga e il risultato era del 48%, quindi conforme ai regolamenti.
Lo stesso valore venne certificato nel pomeriggio del 5 giugno dopo un’analisi presso un centro autorizzato Uci a Imola. Il ‘Pirata’ rientrò alle corse nel 2000. Al Tour tornò ad appassionare i suoi tifosi e tutto il ciclismo quando riuscì a staccare Lance Armstrong (poi squalificato perché ammise di aver fatto largo uso di doping) nella tappa di Courchevel ma poi si ritirò. Pantani prese parte ai Giochi olimpici di Sydney 2000. Nel 2003 l’ultimo Giro poi il ricovero in una struttura specializzata per curare depressioni e dipendenze. La sera del giorno di San Valentino del 2004 la notizia della morte per overdose di stupefacenti.
 

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