AGI – Si tiene nella caserma della Guardia di Finanza nel porto di Genova l’interrogatorio di Giovanni Toti. Il presidente della Regione Liguria, ai domiciliari per corruzione dal 7 maggio nella sua abitazione di Ameglia, aveva chiesto – tramite il suo legale – di essere sentito per rispondere alle contestazioni che gli muove la procura. La richiesta era arrivata dopo che si era avvalso della facoltà di non rispondere. Ad ascoltarlo, i pm Manotti, Monteverde e Miniati.
Toti è entrato in porto dal varco di via dei Pescatori, alla Foce. L’interrogatorio si svolge nella sede del Roan della Guardia di finanza, il reparto operativo aeronavale. Poco prima in area portuale, attraverso il varco di piazza Cavour, erano entrati i sostituti procuratori Luca Monteverde e Federico Manotti assieme al procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati.
In queste settimane, ha fatto sapere il suo legale, Toti ha studiato le carte dell’inchiesta, letto tutto quello che l’accusa gli contesta. E, sempre tramite quanto spiegato dall’avvocato Savi, ha fatto sapere che potrà dare la corretta interpretazione di quanto emerso dagli atti. Toti sarebbe invece pronto stavolta a spiegare ai pm che non c’è stato alcun finanziamento illecito, che quelle ricevute erano erogazioni liberali date da privati cittadini che in cambio non hanno ricevuto nulla, e che le delibere adottate e le decisioni prese sono sempre state “per il bene” della Liguria.
Massima trasparenza anche sulle spese, tutte tracciate, tutto speso per iniziative politiche senza mettersi in tasca nulla, secondo la linea difensiva di Toti. L’interrogatorio è il primo passo verso la richiesta della revoca degli arresti domiciliari che, stando a quanto spiegato dall’avvocato Savi, verrà presentata al giudice per le indagini preliminari. Qualora venisse accordata la revoca, Toti potrebbe finalmente confrontarsi con la sua maggioranza e decidere se dimettersi o meno.