Il settore dei benzinai in Italia si prepara a una grossa svolta. In via di approvazione dal Consiglio dei ministri, un disegno di legge potrebbe modificarne le fondamenta. Al centro del dibattito vi è una riduzione del 20% del numero di distributori diffusi lungo il territorio nazionale. Saranno, infatti, chiusi quelli situati in zone poco frequentate o contrarie agli standard di sicurezza vigenti. La razionalizzazione permetterà di focalizzare gli investimenti sulle stazioni rimanenti, andando a incrementarne la capacità commerciale e migliorando la qualità dei servizi offerti.
Incentivi e niente più prezzo medio del carburante
Un ruolo chiave nella trasformazione compete alla sostenibilità. Se la Commissione UE promuove il cambiamento, con il bando delle vetture a benzina e diesel nel 2035 (salvo ripensamenti nell’incontro intermedio fissato per il 2026), le stesse istituzioni italiane credono che arrivata giunta l’ora di promuovere la transizione. Nello specifico, il disegno di legge prevede degli incentivi alla riconversione delle strutture verso soluzioni meno impattanti sul Pianeta. I gestori avranno modo di beneficiare di un contributo fino al 50% delle spese sostenute, per un massimo di 60.000 euro.
Se la promozione dell’elettrico, caposaldo della mobilità del domani, era da mettere in conto, è piuttosto sorprendente la decisione di inserire pure i biocarburanti. Qualora la normativa comunitaria rimanesse invariata, non avranno alcuna deroga dopo il 2035, a differenza degli e-Fuel. Eppure, filtra ottimismo, condiviso da compagnie del calibro di Eni e Q8, entrambe pronte a installare dei punti di rifornimento nella penisola.
Tra le novità di rilievo vi è l’eliminazione del prezzo medio del carburante. Al suo posto, i consumatori avranno facoltà di consultare le tariffe aggiornate in tempo reale mediante un QR Code. Ne deriverà una maggiore trasparenza e gli utenti avranno strumenti idonei ad assumere delle scelte più consapevoli. Le stazioni di servizio del futuro andranno, poi, al di là della funzione di rifornimento. Il Ddl apre alla possibilità di proporre una gamma amplificata di prodotti e servizi, tra cui ricariche per vetture elettriche, manutenzione, servizi di e-commerce e tanto altro.
“Le nuove autorizzazioni – spiega il sottosegretario al Mimit (ministero delle Imprese e del Made in Italy), Massimo Bitonci – arriveranno entro 90 giorni in forma espressa: scompare il silenzio assenso e dal 2025 saranno subordinate alla distribuzione di almeno un prodotto diverso dai combustibili fossili. In merito alla contrattualistica, si tipizza il contratto d’appalto con l’inserimento di prescrizioni minime”. Bitonci puntualizza che “viene superata l’esposizione del cartello sul prezzo medio con l’introduzione del QR Code, e si elimina l’indicazione del differenziale tra servito e self service”.
Cauto ottimismo delle associazioni
Nel frattempo, al termine del tavolo di filiera, le associazioni di rappresentanza dei gestori Faib Confesercenti, Fegica e Figisc Confcommercio esprimono un primo parere positivo: “Il progetto di riforma e ristrutturazione della rete carburanti presentato oggi è in parte condivisibile, e raccoglie alcune importanti indicazioni arrivate direttamente dagli operatori”, recita una nota.
Cantare vittoria è comunque prematuro: “Certamente, però, non possiamo che attendere di leggere l’articolato del provvedimento annunciato. Le nostre organizzazioni vigileranno con grandissima attenzione perché un provvedimento atteso da decenni per il riordino del settore, non si trasformi nei fatti in un regalo ai soliti potentati dai grandissimi interessi economici. Manteniamo quindi una riserva soprattutto su ciò che riguarda l’ambiente e i contratti di lavoro. A questo proposito, le presidenze delle organizzazioni dei gestori si riuniranno il prossimo 21 maggio allo scopo di decidere le iniziative da assumere”.