Il riso è la coltura alimentare più importante del mondo e contribuisce al 30% dell’apporto calorico globale. La più importante malattia del riso, il brusone, è una minaccia costante per la produzione in tutto il mondo, e può comportare a seconda delle stagioni una perdita della produzione di una quantità di riso sufficiente a nutrire più di 60 milioni di persone per un anno. L’agente causale del brusone del riso è un fungo, studiato dagli agronomi e dai biologi vegetali da moltissimo tempo, in grado di attaccare un vasto insieme di piante erbacee, che provoca il disseccamento fogliare delle sue vittime e che si propaga così efficientemente da distruggere interi raccolti nelle zone più colpite.
Gli scienziati del nostro paese, all’avanguardia nella ricerca sul miglioramento genetico del riso e di altre colture nonostante una delle più stolte e oscurantiste politiche che da oltre un ventennio ha fatto di tutto per bloccarla, hanno da tempo identificato quali sono i tratti genetici che potrebbero proteggere il riso dal brusone e così salvaguardare quella che rappresenta il 50% dell’intera produzione di riso della Ue di cui il nostro paese è il primo fornitore
Il 13 maggio 2024 potrebbe rappresentare la fine di quella cecità politica che, nutrita di populismo ignorante e dalle balle del finto ambientalismo che hanno creato un tabù e una paura senza scopo, ha finora dilapidato il patrimonio di conoscenza che nonostante tutto abbiamo acquisito.
A Mezzana Bigli, nell’azienda di Federico Radice Fossati, è stato trapiantato ieri infatti per la prima volta un riso il cui genoma è stato migliorato con precisione chirurgica da Vittoria Brambilla e dal marito Fabio Fornara, utilizzando la tecnica di correzione genetica che si fonda su Crispr-Cas9. Il campo sperimentale è piccolo – appena 28 metri quadrati – ma serve a mettere alla prova le giovani piantine nel mondo reale, fuori da un laboratorio: come sempre, i ricercatori non si accontentano delle prove in ambiente controllato, ma hanno bisogno della definitiva conferma che provenga da un lotto coltivato in condizioni usuali, perché possano accettare la dimostrazione dell’utilità di questa nuova varietà di riso Telemaco (Arborio).
Molto ci si attende da questa sperimentazione, che oltretutto ha un incerto destino, perché l’attuale autorizzazione a piantare in campo colture ottenute mediante le cosiddette tecniche di evoluzione assistita (TEA) scade a fine anno, e, anche se tutti si attendono una proroga, il magmatico mondo del consenso politico e la palude burocratica che talvolta serve come strumento potrebbero alla fine porre nuovi ostacoli; intanto, però, il riso di Mezzana Bigli apre una strada, e altre colture – vite, frumento, pomodori – con differenti miglioramenti ed in diverse parti d’Italia potrebbero essere messe a dimora nei campi sperimentali.
Le piantine esili e di un verde brillante come il sorriso di Vittoria Brambilla e di Fabio Fornara, il cui impianto è stato possibile grazie alla legge voluta dal senatore Luca De Carlo e da altri politici più lungimiranti della media italica, rappresentano per qualunque ricercatore non solo un esperimento, ma un simbolo: nonostante ogni sorta di ostacolo, prima politico, poi legislativo, e infine burocratico, alla fine la ricerca mette radici, e lo fa per una volta prima nel nostro paese.