Potenza e bellezza: quando si pensa a un’automobile targata Jaguar, sono questi i primi due aggettivi che si affacciano nella mente. Non a caso, è uno dei pochissimi marchi selezionati per fornire le vetture alla Casa Reale inglese. Auto dal design pulito e accattivante, animate da motori più ruggenti di un giaguaro in carne e ossa. Il brand squisitamente british con sede a Coventry è un’eccellenza nel settore automotive da più di un secolo e ha cambiato per sempre la storia delle quattro ruote grazie a modelli audaci ed eleganti dalla vocazione sportiva e soprattutto all’avanguardia in termini di performance. Ripercorriamo insieme le tappe fondamentali in questo viaggio del tempo nella storia del mondo automotive.
Passato: la storia di Jaguar
Da sidecar a eccellenza sportiva
Le origini del marchio Jaguar affondano le radici in un tempo lontano più di un secolo fa. Correva l’anno 1922 e un giovane ingegnere rivoluzionario, William Lyons, univa le forze con un pilota, William Walmsley. L’azienda che sarebbe diventata famosa nella storia automotive per le sue auto sportive ed eccellenti, all’inizio non portava il nome di Jaguar e, soprattutto, non progettava automobili: all’inizio, infatti, la società si chiamava Swallow Sidecar Company e si occupava a livello artigianale di sidecar nella sua sede di Coventry, tutt’ora quella principale della multinazionale attuale. Il nome Jaguar arrivò solo a seguito della Seconda Guerra Mondiale, quando la SS aveva già sperimentato i primi modelli di auto, e il riferimento al grande felino non è diretto come può sembrare. La scelta di cambiare nome alla compagnia avvenne per non ricordare le SS naziste e Jaguar deriva della SS1 Jaguar, il primo modello importante della compagnia, che ha una storia tanto affascinante quanto complicata. La SS1 Jaguar, prodotta dal 1931 al 1936, portava nelle sue linee la genialità di Lyons e un motore 6 cilindri da 15 HP. La scocca era molto ribassata, con una linea del cofano molto – forse troppo, specialmente per i canoni dell’epoca – allungata. Diversamente dai diretti rivali, la SS1 aveva un prezzo contenuto che contrastava con l’aspetto sportivo. I giornali dell’epoca, non a caso, la definirono con “un look da mille sterline ma ne costava 350”. Una curiosità? In realtà, il famoso modello non corrisponde al progetto, cosa che fece arrabbiare non poco Lyons. Walmsley aveva approfittato dell’assenza di Lyons dall’officina per appendicite per rendere meno lungo il cofano e ingrandire l’abitacolo per migliorarne il comfort.
Il passaggio da azienda artigianale a multinazionale, tuttavia, avvenne solo negli Anni Cinquanta, quando si affermarono i modelli di berline degli Anni Quaranta (Mark IV da 4 o 6 cilindri che divennero disponibili in più versioni, come le cabriolet da 6 cilindri) e dalla nascita della XK 120 per i paesi monetariamente forti come gli USA.
Gli Anni Cinquanta sancirono l’eccellenza di Jaguar anche sotto il punto di vista sportivo, su pista. Il brand di Coventry, infatti, brillò nella 24 Ore di Le Mans, tutt’oggi una delle competizioni più agguerrite del motorsport, nel ‘51,’53,’55,’56 e ‘57 con il modello finale della D-Type, progenitrice della futura E-Type. E a proposito di E-Type, questa iconica auto, così amata da essere rimasta in “catalogo” per quattordici anni e venduta in 70.000 esemplari, ebbe un riconoscimento non da poco. Enzo Ferrari in persona, quando nel 1961 vide il modello Roadster, la definì “l’auto più bella mai vista.”
Fonte: JaguarUna Jaguar E-Type del 1960 grigia
La crisi di Jaguar
Gli Anni Sessanta furono segnati dall’unione con l’azienda Daimler, che modificò il DNA di Jaguar, sebbene in modo molto meno invasivo di quello tanto criticato introdotto da Ford negli Anni Novanta. Ma procediamo per gradi.
Sotto la guida Daimler furono infatti interrotte le storiche berline dal cofano lunghissimo in stile “limousine” e arrivarono dei modelli più “ricchi”: pensiamo alla Mark X del ‘61 oppure alla S-Type del ‘63.
Il ‘65 fu la prova che nemmeno un marchio autorevole, creatore di vetture spettacolari dal punto di vista stilistico e qualitativo sia su pista che su strada, può evitare la crisi.
Lyons, senza Walmsley, iniziava a preoccuparsi di chi si sarebbe preso cura di Jaguar dopo di lui giacché il suo unico figlio era morto in un incidente. Inoltre, i modelli forniti dal marchio sembravano sempre più obsoleti e sorpassati. Per questo, l’ingegnere cedette la sua Jaguar a BMC, seppur mantenendo il ruolo di presidente.
Il nuovo proprietario si occupò di sfidare Mercedes e BMW sul loro stesso campo, aggiornando i modelli in lusso come gli avversari e fra ultime invenzioni di Lyons figurava la nuova berlina XJ. Tuttavia, è proprio in questi anni che Jaguar che ottiene il primato di berlina più veloce del mondo con la sua X56.
Jaguar era ormai negli Anni Settanta, quando Lyons andò in pensione e lasciò al comando Geoffrey Robinson, il quale procedette a migliorare ulteriormente la qualità delle vetture e a risolverne i problemi di affidabilità. Nel 1975, infatti, Jaguar fece uscire la bellissima XJ-S sportiva, un gioiello con motore V12 che ancora oggi si può trovare in vendita a cifre che sfiorano i 50.000 euro, a seconda delle condizioni, naturalmente.
Gli Anni Ottanta inglesi furono segnati dalla Thatcher, che non lasciò indenne nemmeno il settore automobilistico. Nel caso di Jaguar, infatti, la politica economica di quel momento separò i marchi, affidando Jaguar a sir John Egan. I cambiamenti maggiori che introdusse furono la riduzione della forza lavoro a un terzo, tagliando più di 10.000 dipendenti, alzare ancora l’asticella delle auto in termini di qualità e implementare la presenza del brand di Coventry nell’ambito sportivo. Sono della fine di questi anni le vittorie nel Campionato Europeo di Turismo, endurance con la XJ-S, un’ulteriore vittoria nella 24 Ore di Le Mans, IMSA e Tram-Am.
Inoltre, fu in questo momento che un antico progetto di auto vide finalmente la luce. Per commemorare Lyons, scomparso nel 1985, la sua Jaguar produsse l’anno successivo la XS-40. Si tratta di un modello la cui nascita è stata impedita da tantissimi ostacoli nascosti nelle pieghe del tempo degli anni difficili della sua ideazione: la crisi, gli scioperi, le contestazioni sindacali e i problemi di affidabilità, per citarne alcuni. Tuttavia, guardandola e soprattutto guidandola, sembra che quello stesso tempo si sia fermato, in un istante eterno dedicato a Lyons. Il suo cofano è lunghissimo e sinuoso, le sue linee sono squisitamente vintage e, soprattutto, alcuni ingegneri “ribelli” hanno fatto sì che sotto il suo cofano fosse impossibile montare i motori della serie V.
Arriva Ford: profumo di F1
Il leaper, ovvero il giaguaro che salta, simbolo Jaguar fino agli Anni Novanta
Gli Anni Novanta, passati con Ford, furono i più problematici per Jaguar. Se in passato il brand di Coventry aveva affrontato anni complicati per via della crisi economica e cambiamenti politici, infatti, questa volta il responsabile fu il dissenso della gente. I puristi storsero il naso davanti alle novità introdotte da Ford. L’intento di raggiungere i competitors come BMW e Audi allargando la gamma delle proprie automobili “verso il basso” portò a uno stravolgimento della classe e del lusso di Jaguar per creare quelli che furono modelli estranei ai canoni della casa e di ciò che aveva sempre difeso. Parliamo della XK8, una sportiva con motore V12 che non ottenne il successo sperato. Il modello che riuscì a risollevare le sorti della collaborazione Ford-Jaguar avvenne nel 1999 con la S-Type, che infatti riprendeva le linee vintage e la classe del modello del ‘63.
Fu insolita anche l’idea di abbandonare lo sport dopo una vittoria a Le Mans nel ‘90 e del mondiale Endurance l’anno successivo con una vettura dal profumo di F1. Quelli erano gli anni in cui Ford era nella massima categoria del motorsport e aveva dato a Jaguar il motore sviluppato grazie a questa esperienza.
A cavallo del cambio di millennio, inoltre, Jaguar affrontò un cambio di logo. Il leaper, ovvero l’icona del giaguaro rampante in 3D sul cofano scelto da Lyons in persona, divenne illegale per via dell’emanazione di nuove leggi nate per la tutela dei pedoni. Sebbene in America alcuni esemplari continuarono a rimanere in auge sino agli anni Duemila, il logo ufficiale divenne quello attuale, il growler, ovvero il muso del giaguaro ringhiante. Concludiamo gli anni del passato con l’ultima novità del vecchio millennio.
Nel 1999 nacque il “Premier AutoMotive Group” che mirava a razionalizzare la produzione e la vendita delle automobili di Land Rover, Volvo, Aston Martin e, ovviamente, Jaguar.
Presente: i modelli attuali di Jaguar
Fonte: JaguarUn modello attuale della sportiva Jaguar F-Type
Il presente di Jaguar ha una data di nascita precisa: il 26 marzo 2008. In questa data, il gruppo indiano Tata Motors acquista Jaguar e continua con l’uscita di modelli che rompono con il passato ma rispettandolo, lasciando per esempio la storica sede di Coventry. Spunta un approccio più attuale, come la presentazione della XJ nel 2009 presso la Saatchi Gallery di Londra alla presenza di Elle MacPherson e Jay Leno.
I modelli attuali sono motorizzati da Tata e comprendono una vasta gamma di auto.
Jaguar offre la nuova XE, poi XF e XJ, auto dalle enormi dimensioni e grandi performance, poi rimane la sportiva F-Type e non manca la grande novità: i SUV. Per la prima volta, infatti, Jaguar crea modelli di auto appartenenti a questo segmento e lo fa abbracciando non solo le richieste attuali ma soprattutto quelle del futuro. è il caso di E-Pace, F-Pace e soprattutto l’I-Pace, una serie alimentata in modo completamente elettrico.
Il futuro inizia oggi
Fonte: FIA Formula E Media CentreLa Jaguar I-TYPE 6 di quest’anno mentre gareggia in Formula E
Siamo giunti alla fine del viaggio nel mondo automotive, su una macchina del tempo ovviamente targata Jaguar. Come pensa lo storico brand di proseguire il suo percorso pluricentenario in un mondo che cambia ad alta velocità e che si affida sempre di più alla tecnologia?
La risposta è più semplice del previsto: adattandosi senza lasciarsi intimorire dalla sfide.
Jaguar ha infatti affermato di essere pronta a dire addio alle storiche berline e ad abbracciare un futuro alimentato in modo elettrico e a zero emissioni entro il 2039. E la pratica la sta facendo anche nel settore sportivo, prendendo parte a un campionato innovativo come la Formula E, con l’aggiornamento del modello I-Type 6.
Il mondo automotive avanza veloce ma confidiamo che Jaguar continuerà a esserlo di più.
– Silvia Giorgi