Ogni violazione al Codice della Strada comporta l’applicazione di sanzioni pecuniarie che variano a seconda della gravità e delle circostanze. Le multe sono la risposta più comune alle infrazioni minori. Nei casi di violazioni più gravi, le conseguenze possono estendersi oltre la semplice sanzione pecuniaria, interessando anche la patente di guida o la carta di circolazione. Questi documenti possono essere ritirati dall’ente che accerta la violazione o sospesi dall’autorità competente, in genere la prefettura.
Nelle situazioni di particolare gravità, una violazione può essere elevata al rango di reato, per cui la legge prevede l’imposizione di un’ammenda. L’importo di quest’ultima è stabilito da un giudice e può variare entro un intervallo minimo e massimo definito. Nei casi più estremi, la pena prevista può includere anche la reclusione, sebbene spesso venga convertita in una multa pecuniaria.
La legge offre al cittadino la possibilità di difendersi dalle accuse, anche autonomamente, senza l’obbligo di ricorrere a un avvocato. Questa opzione democratizza l’accesso alla giustizia, permettendo a chiunque di esercitare il proprio diritto alla difesa in caso di controversie legate a multe auto o altre sanzioni stradali.
Ricorso contro la multa, chi può proporlo
Il giudice di pace e il prefetto sono le autorità a cui rivolgersi per contestare una multa auto. Possono farlo il trasgressore ovvero la persona che ha materialmente commesso la violazione, così come il proprietario del veicolo e altri obbligati in solido. Questa categoria comprende non solo l’intestatario del mezzo ma anche altre figure come l’usufruttuario, l’acquirente con patto di riservato dominio, o l’utilizzatore a titolo di locazione finanziaria. Ed è autorizzato anche il responsabile legale di un minore trasgressore.
Quando presentare ricorso
Conoscere i propri diritti e la procedura per il ricorso contro una multa auto può fare la differenza in termini di vittoria. Il primo passo è comprendere che il pagamento della multa è considerato un’ammissione di colpa e preclude la possibilità di fare ricorso.
Per quanto riguarda i tempi, la legge stabilisce scadenze ben precise per la presentazione del ricorso, che variano in base all’autorità a cui si vuole appellare. Se si sceglie di rivolgersi al giudice di pace, il termine è di 30 giorni. Per il prefetto è invece di 60 giorni. Il conteggio di questi termini inizia dalla data di notifica del verbale, che può avvenire in diversi modi.
La notifica è in genere eseguita dal messo comunale o tramite servizio postale, consegnando personalmente il verbale o tramite la busta verde. Se il tentativo di consegna diretta fallisce, il verbale viene depositato all’ufficio postale, e si considera notificato al destinatario tramite un avviso nella sua casella postale. La notifica si considera effettiva decorsi 10 giorni dal primo tentativo di consegna, anche se il destinatario ritira il verbale solo in seguito. Ad esempio, se il verbale viene ritirato dall’ufficio postale 20 giorni dopo il primo tentativo, i 10 giorni di presunta notifica sono già trascorsi, lasciando altri 20 giorni per presentare ricorso al giudice di pace o 50 giorni per il prefetto.
Presentare il ricorso oltre questi termini lo rende inammissibile, come se non fosse mai stato presentato. Per evitare complicazioni, è consigliabile depositare o inviare il ricorso alcuni giorni prima della scadenza. Questo approccio preventivo non solo assicura che il ricorso sia considerato valido, ma offre anche una maggiore tranquillità nel gestire le sfide legate alla contestazione di multe auto.
I casi in cui vincere il ricorso
La contestazione di una multa auto non è solo una questione di tempistica, ma richiede anche un fondamento valido. Capire i principali motivi che possono giustificare l’opposizione a una contravvenzione stradale aiuta a non perdere tempo e ricorso. I motivi più comuni per cui si può legittimamente contestare una multa con concrete possibilità di vittoria sono:
lo stato di necessità: se si viola il Codice della Strada per un’urgenza impellente, può essere invocato come motivo di discolpa;
l’omessa contestazione immediata: la legge richiede che la multa venga contestata sul momento, salvo rare eccezioni. L’assenza di una contestazione immediata, senza una giustificazione adeguata, può rendere la multa contestabile;
l’illegittimità dell’accertamento: l’operato dell’agente che ha emesso la multa non è conforme alla legge, può essere un motivo valido per contestare la sanzione;
errore o incompletezza nella verbalizzazione: errori o omissioni nel verbale possono compromettere la validità della multa.
Oltre a queste ragioni, ci possono essere circostanze specifiche, relative al singolo caso, che permettono di contestare una multa. Ricordiamo che l’onere della prova ricade su chi fa ricorso, a meno che non emergano chiare evidenze di irregolarità nel verbale di accertamento.
Cosa succede dopo la presentazione del ricorso
La presentazione di un ricorso contro una multa auto è un’espressione del diritto di difesa, ma porta con sé effetti immediati sul procedimento sanzionatorio. Quando un automobilista decide di impugnare una multa attraverso il giudice di pace, si innescano automaticamente una serie di sospensioni legate al processo di sanzione.
Innanzitutto si verifica la sospensione dei termini di pagamento della multa. Questo significa che, fino alla conclusione del processo, non è necessario pagare la sanzione e non si applicherà il raddoppio dell’importo che normalmente scatta dopo 60 giorni dalla data di contestazione o di notifica della multa, nel caso di contestazione differita. Quindi si blocca temporaneamente la decurtazione dei punti dalla patente. I punti saranno eventualmente sottratti solo se il ricorso sarà respinto, seguendo l’esito negativo del giudizio.
Presentare un ricorso può portare al congelamento delle sanzioni accessorie, come la sospensione della patente o altre penalità. In ogni caso deve essere richiesta dal ricorrente nel momento della presentazione del ricorso. Nel caso in cui l’opposizione venga alla fine respinto, il ricorrente è obbligato a pagare la multa originale e a subire le sanzioni accessorie previste.
Gli esiti del ricorso contro la multa auto
Quando un automobilista decide di contestare una multa auto tramite ricorso, gli esiti possono variare a seconda della decisione del giudice o del prefetto. Se il ricorso viene accolto, il verbale viene annullato: significa che non solo la multa non dovrà essere pagata, ma anche che non verranno applicate eventuali sanzioni accessorie, compresa la decurtazione dei punti dalla patente.
D’altra parte, se il ricorso viene respinto, le conseguenze possono essere più severe. Il prefetto può non solo confermare la multa, ma anche raddoppiarne l’importo e applicare le sanzioni accessorie previste. Il prefetto ha il potere di decidere sulle spese processuali, potendo scegliere di attribuirle alla parte soccombente o, come spesso accade, di dividerle tra le parti.
Dopo la decisione, sia che il ricorso sia stato accolto sia che sia stato respinto, esistono altre vie di appello. Se il primo ricorso era stato presentato al giudice di pace, è possibile appellarsi al tribunale. Se invece il primo ricorso era stato indirizzato al prefetto, l’appello può essere presentato sia al giudice di pace che successivamente al tribunale. In questo secondo caso è obbligatorio avere un avvocato, a meno che non si scelga di essere contumace, cioè di rinunciare alla possibilità di difendersi.
In ultima istanza, è sempre possibile presentare un ricorso per Cassazione contro la sentenza di secondo grado del tribunale. Questo passo è l’ultima carta per ribaltare una decisione avversa.