Dopo l’attacco iraniano a Israele l’attenzione è massima anche in Italia per garantire la sicurezza degli obiettivi sensibili sul nostro territorio. Ambasciate e luoghi di culto, in particolare quelli ebraici. Oggi alle 15 è convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica al Viminale, con i vertici delle forze di polizia e dell’intelligence che decideranno se dare un giro di vite ulteriore al sistema dei controlli e verificare se ci sono avvisaglie di un rischio crescente di attentati. “L’attacco sferrato dall’Iran a Israele non muta le condizioni di sicurezza in Italia già innalzata al massimo livello di allerta ad ottobre scorso, dopo l’aggressione di Hamas che ha riacceso la crisi in Medio Oriente”, ha detto ieri il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che dopo l’attacco del 7 ottobre scorso, “ha chiesto ai prefetti di aggiornare continuamente la lista degli obiettivi sensibili”.
Quali sono gli obiettivi a rischio
Ieri è stata convocata in prefettura a Roma la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, con il prefetto Lamberto Giannini e il sindaco Roberto Gualtieri. Nella Capitale si trovano molti dei 250 obiettivi di prima fascia (a livello nazionale) sui circa 28 mila registrati dal Viminale, per i quali a Pasqua era stata ulteriormente rafforzata la vigilanza.La lista sarà aggiornata nella riunione di oggi pomeriggio. Gli obiettivi sensibili, sui quali “l’allerta è massima”, come ha scritto Piantedosi su X, e come è accaduto dopo la strage terroristica al Crocus a Mosca, sono in particolare quelli istituzionali della Capitale: l’ambasciata di Tel Aviv ai Parioli, chiusa da settimane per motivi di sicurezza, i consolati, i ministeri, ma anche associazioni e comunità che possono finire nel mirino. Allerta anche per la sinagoga di Roma, già in passato obiettivo di attentati, per la zona del “ghetto”, per gli istituti scolastici della comunità e anche i centri culturali ebraici. Saranno aumentati i controlli anche nell’area del Vaticano. Le stesse misure attuate a Roma vengono ripetute anche in altre città, anche su obiettivi iraniani e di altre nazioni coinvolte nella crisi, come gli uffici di rappresentanza palestinesi.
Oltre alle postazioni dell’operazione “Strade sicure” dell’Esercito, anche l’intelligence e le forze dell’ordine sono al lavoro per intercettare episodi di radicalizzazione e proselitismo che potrebbero verificarsi in seguito all’attacco iraniano, festeggiato da Hamas e da ambienti dell’estremismo islamico e antisraeliano. L’arresto, solo una settimana fa, di un terrorista tagiko legato allo Stato islamico è la conferma del fatto che l’Italia può essere luogo di transito per i jihadisti o anche obiettivo di azioni dei cosiddetti “lupi solitari”. Da ottobre sono state espulse 47 persone sospettate di terrorismo. E da settimane è stata rinforzata la vigilanza in aeroporti, porti, centri commerciali e in tutti i luoghi di aggregazione e ad alto richiamo turistico.
Un focus a parte sarà dedicato alle università, in seguito alle manifestazioni che ci sono state in tutto il paese nelle scorse settimane contro la guerra in Medio oriente e contro la politica di Israele. Un fenomeno al centro di un comitato per l’ordine e la sicurezza convocato ad hoc il prossimo 24 aprile, a ridosso della festa della Liberazione che potrebbe riattivare le proteste. “Non parlerei di allarme”, ha detto la ministra dell’Università Anna Maria Benini, “ma piuttosto di un momento delicato, segnato da un crescendo di episodi di intolleranza, come riflesso anche delle tensioni internazionali”.
Dalla Farnesina, infine, arriva l’invito agli italiani a evitare viaggi “a qualsiasi titolo” nella Repubblica islamica e consiglia di rinviare a data da destinarsi i viaggi in Israele “non dettati da ragioni impellenti e non procrastinabili”.