L’8 marzo è riconosciuto universalmente come il giorno della festa della donna. Per restare nel campo delle quattro ruote, le automobili – come ci indica il suo sostantivo – sono di genere femminile, e in qualche modo anche per loro è giorno di festa. Amenità a parte, la scelta di attribuire l’articolo femminile al nome “auto” fu opera di Gabriele D’Annunzio, ma nel frattempo c’era già stato qualcuno che aveva pensato di realizzare una macchina per un pubblico di donne.
L’intuizione fu di André Citroen, il fondatore del Double Chevron, che nel 1922 ebbe l’ardire di concepire un modello compatto e piccolo, di facile manutenzione e, soprattutto, di manovrabilità: la Citroen 5CV Type C. Questa è, forse, la prima macchina pensata per le donne. Grazie a Car & Classic, ripercorriamo la storia di alcuni veicoli indimenticabili pensati e studiati per appagare il gusto femminile.
Le prime auto dal gusto femminile
Tornando alla Citroen 5CV, questa non soltanto dimostrava una straordinaria manovrabilità e facilità di conservazione, ma con la sua potenza fiscale di 5CV, da cui prendeva il nome, era anche economica. E, inoltre, usciva di fabbrica con molte tinte vivaci che piacevano non poco alle signore. Anche per questa ragione, venne ribattezzata anche “Petit Citron” (piccolo limone) per il colore giallo della carrozzeria che appariva sulla réclame.
La risposta italiana alla transalpina fu la Fiat 509, che diede la scintilla a D’Annunzio nel battezzare le automobili come femmine. Di quell’incantevole vettura disse: “Ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice“. Il modello ha segnato, con il suo motore da un litro e un prezzo compreso tra le 16 e le 25mila lire, la prima macchina di massa per l’Italia. Era infatti concepita per far accedere al mercato le classi meno ricche.
Dopo un anno dalla presentazione, alla Fiera di Milano del 1925, la 509 era già l’auto più popolare nello Stivale e, fino alla fine della sua produzione, nel 1929, gli esemplari venduti toccarono quota 90.000. La Fiat 509 non era un’auto destinata alle donne ma aveva una compattezza e una leggerezza (795 Kg a vuoto) tali da far pensare che potesse essere facile anche per il pubblico femminile.
Fonte: Ufficio Stampa Car & ClassicIl piccolo limone, la Citroen 5CV
Icone degli anni Trenta
La Lancia Ardea è stato un vero capolavoro di fine anni Trenta, simile nel design e nella meccanica alla precedente e innovativa Aprilia ma di dimensioni e cilindrata ridotte. Con 30 CV riusciva comunque a raggiungere 110 Km/h, cosa che la issava al rango di utilitaria di lusso. Tra l’altro, non le mancavano gli elementi di eleganza e raffinatezza che
avevano già contraddistinto i modelli più importanti del marchio quali il morbido panno grigio o nocciola della tappezzeria, la strumentazione che includeva tachimetro con contachilometri totale e parziale e diversi altri accessori di standing elevato.
Costruita in quattro serie, fino al 1953, l’Ardea montava un quattro cilindri a V stretto con valvole e albero di distribuzione in testa di soli 903cc di cilindrata, il più piccolo mai costruito dalla Lancia. La sua storia è legata a una grande donna, Adele Miglietti, la moglie del patron Vincenzo Lancia, che dopo la morte del marito prese le redini dell’azienda e diede il via libera a questo ambizioso progetto.
La Fiat 508, per tutti la “Balilla“, è un’altra delle dive di quel periodo. La “vetturetta per tutti”, in ragione del suo costo accessibile e delle dimensioni contenute, veniva raffigurata nei celebri manifesti del pittore Ducovic che associavano l’armonia formale dell’auto alla “eleganza della signora”, sempre con la presenza di una o due donne alte e magnificamente vestite. Non bastava questo, perché la Balilla veniva anche pubblicizzata con una fotografia che ha fatto epoca in cui una giovane signora era alla guida.
Il boom delle auto per il genere femminile
Nel secondo dopoguerra, in concomitanza con il boom economico del nostro Paese, esplose la voglia di auto per tutti. Non furono esentate neppure le donne, che si avvicinarono non poco alle varie Fiat 500 “Topolino“, e alle successive Fiat 600 (adesso tornata in versione elettrica e con stile SUV) e 500, che divennero delle fedeli compagne di strada per tutti. Stesso discorso valse alla Renault Dauphine, che grazie al suo peso contenuto e alla dimensioni ridotte, venne immaginata come una macchina ideale per il gentil sesso.
L’Autobianchi Bianchina, con la sua versione trasformabile è stata invece la prima a essere costruita, nel 1957, e immaginata con una donna al volante. In seguito sono arrivate altre icone della propria epoca come la Fiat 850 Spider ,che riempiva d’orgoglio Anna Magnani sulle strade della capitale in L’Automobile (1971) o il Maggiolino scoperto (Volkswagen Typ 1) del 1949.
Per andare a rimembrare i tempi più moderni, non possiamo non citare la Ford Escort Cabriolet o la Talbot Samba Cabriolet degli anni Ottanta. Tra le più fresche nella memoria c’è sicuramente l’Audi TT Quattro roadster, una delle youngtimer più ricercate del momento.
Alcune auto popolari
La Mini è un intramontabile caposaldo delle compatte, che ancora oggi riscuote un immenso successo. Un’auto che invece fece impazzire le donne fu la Lancia Fulvia Coupé, vanto assoluto dell’industria automobilistica italiana, che viene accostata nelle pubblicità all’immagine di una bella signora donna. Trasmette voglia di emancipazione e indipendenza, sempre con la caratteristica eleganza sobria della Lancia. Con un design azzeccatissimo, frutto della matita dello stilista Piero Castagnero.
Fonte: Ufficio Stampa Car & ClassicAnche la Fiat 126 piaceva alle donne
A cominciare dagli anni Settanta la galassia delle utilitarie ha fatto gola alla quasi totalità dei costruttori: si sono susseguite negli anni la LNA e la Visa per la Citroën, la Peugeot 104, la Fiat 126 e le successive Fiat Panda e Fiat Seicento, la Nissan Micra e poi la Figaro, le Renault 5 e Clio, la Ford Ka, e altre ancora. Molte di queste hanno visto la luce sul finire del secolo scorso, lasciando poi il posto alle piccole grandi glorie nate dopo il 2000 e in molti casi ancora in voga.
Parlando della fine del Novecento, non si può non menzionare il New Beetle, la rinascita del Maggiolino avvenuta nel 1998 con novità che strizzavano l’occhio al mondo femminile come il vaso portafiori sul cruscotto. Un piccolo vezzo che ha fatto scuola. Queste sono alcune della macchine che indubbiamente hanno fatto scuola tra il genere femminile, ma sicuramente ce ne saranno ancora altre. In fondo, tutte possono essere auto femminili.