Cambia la vita per gli utenti di Google, perché il grande portale ha nascosto l’accesso alla sua rete Google Maps, o meglio, l’ha reso meno evidente. Dietro a questo – all’apparenza – autogol c’è una motivazione ben precisa che indossa il nome di DMA, il nuovo regolamento europeo pensato per i mercati equi e contendibili nel settore digitale, noto anche come “Digital markets act” (DMA).
È una nuova serie di regole molto rilevanti che cambieranno, almeno in parte, il modo in cui i cittadini dell’Unione Europea avranno accesso ai servizi online garantiti dalle più importanti aziende di servizi digitali come Alphabet (Google), Amazon e Meta.
Il contenuto del regolamento
Il regolamento richiede alle grandi società tecnologiche di non dare vantaggi ad alcuni dei propri servizi rispetto a quelli offerti dalla concorrenza. Ed è quello che è successo a Google con il suo Maps, che non mostra nella pagina dei risultati di Google link diretti esclusivamente a Maps, poiché potrebbe nuocere a un’altra società che offre servizi legati alle mappe digitali.
L’applicazione del DMA giunge in scena dopo anni di dibattiti e tavole rotonde, fra le rimostranze di chi indubbiamente viene danneggiato (le grandi piattaforme che hanno paura di smarrire parte dei propri ricavi) e i borbottii delle aziende più piccole, che non ritengono efficaci le limitazioni imposte dal nuovo regolamento.
La lotta del DMA
Il regolamento prevede una serie di criteri che nascono per determinare quando un’azienda del settore digitale diventa un “gatekeeper“, ovvero una società che ha più responsabilità rispetto ad altre nel fornire un accesso paritario alla concorrenza nei settori in cui è attiva.
Per entrare in questa categoria ci sono due determinanti: un’azienda che offre i propri servizi in minimo tre stati dell’Unione Europea e che abbia prodotto ricavi pari ad almeno 7,5 miliardi di euro in ciascuno degli ultimi tre anni, oppure che abbia avuto un valore medio in borsa pari a 75 miliardi di euro nell’ultimo anno fiscale di riferimento. La seconda è che i servizi dati dall’azienda siano stati usati negli ultimi tre anni da almeno 45 milioni di persone ogni mese e da 10.000 clienti aziendali.
Finora i gatekeeper rilevati sono: Alphabet, la holding di Google, Microsoft; Meta, la holding di Facebook e Instagram, Apple, Amazon e ByteDance, società cinese nota per il social TikTok.
Google Maps nel mirino
Per tanti automobilisti Google Maps è una manna dal cielo. Adesso, per loro come per gli altri utenti, per accedere alle sue funzioni non c’è più un link diretto, ma è necessario digitare” maps.google.com”. Come abbiamo spiegato, la rimozione dei link deriva dalla necessità di rispettare il DMA e di garantire parità di accesso ad altri servizi di mappe diversi da quelli di Google.
La novità è che attraverso le impostazioni del motore di ricerca dovrebbe essere inserita un’opzione per ripristinare volontariamente i link verso altri servizi. Questo viene spiegato di recente dalla società Alphabet, holding di Google. Maps di Google è uno dei servizi di navigazione più utilizzati, che anche Mercedes ha scelto per le sue vetture. Comunque le alternative non mancano, a partire da Waze (che aiuta i genitori anche con un promemoria sui bimbi a bordo), e tanti altri ancora.