AGI – Dietro il successo di Jasmine Paolini nel Master 1000 di Dubai c’è anche il suo coach Renzo Furlan, ex tennista di valore che nel 1996 era arrivato al 19 posto della classifica Atp. Un altro punto che unisce il trionfo di Paolini con quelli di Sinner. Furlan era infatti uno degli azzurri che erano definiti i “Piatti Boys” perchè era allenato (come poi è stato per Sinner) dall’allora emergente coach lombardo. Da quell’esperienza Furlan ha mutuato l’atteggiamento che gli ha permesso di portare oggi Jasmine a diventare n. 14 a 28 anni La piccola Jasmine figlia di Ugo e della polacca Jacqueline il cui padre era di origini ghanesi, aveva invece 4 anni quando scese in campo per la prima volta sulla terra del Tennis Club Mirafiume di Bagni di Lucca. Ce la portò lo zio Adriano che i demoni del tennis avevano conquistato tanto tempo prima. E fu amore a primissima vista se è vero che Jasmine la racchetta impugnata quel giorno non l’ha mai più abbandonata. Non ha “testato” altri sport, non ha mai desiderato cimentarsi in altre discipline: c’è stato da subito il tennis e basta. E se Renzo Furlan è stato ed è fondamentale nella maturazione di “Jas”, un ruolo ancora più profondo lo ha avuto Tathiana Garbin. Che l’ha convocata in Fed Cup per la prima volta nel 2017 contro la Slovacchia in quello che certo non era uno dei migliori momenti: e con lei ha creato un rapporto profondo e motivante che ha contribuito a costruire il carattere di Jasmine fino a farla diventare, come si è visto nell’ultima edizione di BJK Cup, con l’Italia sconfitta solo in finale, una vera leader. Dopo ogni passo avanti in classifica è tradizione scaramantica che Jasmine e il suo team vadano a cena con Sergio Marrai, presidente del Tc Forte dei Marmi dove l’azzurra è di casa: stavolta la cena dovrà essere qualcosa di pantagruelico. Visto il risultato. Un risultato che, come dice Furlan, non è episodico e potrebbe essere l’antipasto di qualcosa di ancora più grande. AGI – Dietro il successo di Jasmine Paolini nel Master 1000 di Dubai c’è anche il suo coach Renzo Furlan, ex tennista di valore che nel 1996 era arrivato al 19 posto della classifica Atp. Un altro punto che unisce il trionfo di Paolini con quelli di Sinner. Furlan era infatti uno degli azzurri che erano definiti i “Piatti Boys” perchè era allenato (come poi è stato per Sinner) dall’allora emergente coach lombardo. Da quell’esperienza Furlan ha mutuato l’atteggiamento che gli ha permesso di portare oggi Jasmine a diventare n. 14 a 28 anni La piccola Jasmine figlia di Ugo e della polacca Jacqueline il cui padre era di origini ghanesi, aveva invece 4 anni quando scese in campo per la prima volta sulla terra del Tennis Club Mirafiume di Bagni di Lucca. Ce la portò lo zio Adriano che i demoni del tennis avevano conquistato tanto tempo prima. E fu amore a primissima vista se è vero che Jasmine la racchetta impugnata quel giorno non l’ha mai più abbandonata. Non ha “testato” altri sport, non ha mai desiderato cimentarsi in altre discipline: c’è stato da subito il tennis e basta. E se Renzo Furlan è stato ed è fondamentale nella maturazione di “Jas”, un ruolo ancora più profondo lo ha avuto Tathiana Garbin. Che l’ha convocata in Fed Cup per la prima volta nel 2017 contro la Slovacchia in quello che certo non era uno dei migliori momenti: e con lei ha creato un rapporto profondo e motivante che ha contribuito a costruire il carattere di Jasmine fino a farla diventare, come si è visto nell’ultima edizione di BJK Cup, con l’Italia sconfitta solo in finale, una vera leader. Dopo ogni passo avanti in classifica è tradizione scaramantica che Jasmine e il suo team vadano a cena con Sergio Marrai, presidente del Tc Forte dei Marmi dove l’azzurra è di casa: stavolta la cena dovrà essere qualcosa di pantagruelico. Visto il risultato. Un risultato che, come dice Furlan, non è episodico e potrebbe essere l’antipasto di qualcosa di ancora più grande.