“Una terra senza pace: la questione israelo-palestinese” è un titolo purtroppo buono per tutte le stagioni e i talk-show, ma quando diventa argomento di un convegno universitario aperto agli studenti non promette nulla di buono, se non la consueta sfilza di banalità, si spera non a senso unico. Libera comunque l’università degli Studi di Milano – dipartimento di Studi internazionali, giuridico e storico-giuridici e dipartimento di Scienze sociali e politiche – di organizzare, il prossimo 5 marzo, una giornata di studi in tema, con una ventina di relatori in maggioranza italiani. Ma non si capisce perché, in una giornata di studi a carattere scientifico, siano stati invitati, per i due (unici) keynote speech due personaggi smaccatamente di parte, pregiudizialmente antisraeliani e così evidentemente poco accademici come Francesca Albanese e Moni Ovadia. La cosa è stata notata da molte persone, dentro fuori l’università. La Comunità ebraica milanese, dal canto suo, ha contattato l’ateneo per chiedere spiegazioni e per ottenere l’eventuale modifica del programma. L’università, statale, è di tutti. Oppure è occupata?