AGI – Il dato sull’inflazione Usa smorza l’ottimismo degli analisti, almeno di quelli che puntavano a un primo taglio dei tassi già dal prossimo mese di marzo. La maggior parte ritiene ora che sia più probabile un allentamento della politica monetaria a partire da maggio-giugno, ma quel che è certo è che si è accentuato un clima di incertezza su quello che decideranno i policymaker della Fed.
L’ipotesi di un primo taglio dei tassi già a marzo era “troppo ottimistica”, dicono gli analisti di Ebury spiegano che “nonostante il calo dei costi energetici, a dicembre i prezzi al consumo sono aumentati più degli ultimi tre mesi a causa della persistenza al rialzo dei prezzi dei beni di prima necessità e dei trasporti.
Mentre l’inflazione core, che esclude le componenti variabili come i generi alimentari e l’energia, continua ad attenuarsi rispetto ai suoi massimi – continuano – anche la tendenza al ribasso di questa misura sembra essersi fermata. Ciò sarà motivo di preoccupazione per i funzionari del Fomc, soprattutto in un momento in cui il mercato del lavoro statunitense rimane vicino alla piena occupazione e ha mostrato solo modesti segni di raffreddamento”.
E aggiungono: “A nostro avviso è più probabile un inizio di allentamento a maggio o giugno e ci aspettiamo un ritmo meno aggressivo di tagli dei tassi Usa nel 2024 rispetto a quanto attualmente previsto dai mercati finanziari”.
Secondo Richard Flax, chief investment officer del gestore patrimoniale europeo Moneyfarm, “l’aumento dell’inflazione complessiva dovrebbe smorzare le aspettative di un imminente taglio dei tassi, poichè la Fed sarà consapevole di mantenere l’inflazione al di sotto dell’obiettivo del 2% prima di allentare la pressione”.
Più pessimista Callie Cox, analista degli investimenti presso la piattaforma di trading eToro, secondo cui il trend dell’inflazione “sembra essere guidato dai prezzi dei servizi, il che potrebbe costringere i mercati a continuare a fare marcia indietro sul taglio dei tassi”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Brian Coulton, chief economist di Fitch, interpellato da Reuters, il quale osserva che “l’inflazione di fondo si sta dimostrando solida”. Per questo motivo, “c’è ancora un bel pò di lavoro da fare per ridurre l’inflazione dei servizi” e “ciò non è compatibile con un ritorno dell’inflazione complessiva al 2% su base duratura.
Ciò darà alla Fed motivi di cautela ed è improbabile che tagli i tassi con la rapidità attualmente prevista dai mercati”. Anche Alexandra Wilson-Elizostuart Cole, chief economist di Equiti Capital, la quale a Reuters spiega che a questo punto “le possibilità di un allentamento a breve termine della politica monetaria sembrano piuttosto remote”.
Controcorrente l’economista americana Stephanie Kelton intervistata dal Financial Times che cosi’ taglia corto: “Non credo che i rialzi dei tassi funzionino per ridurre l’inflazione. Creano vincitori e vinti e mi sembra che il vantaggio per i vincitori abbia più che compensato il colpo per i vinti”. Qualcosa di più, sostengono gli analisti, si capirà alla conferenza stampa del Comitato della Fed il prossimo 31 gennaio.