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Stop di medici e infermieri, 48 ore di sciopero a gennaio 

Dic 18, 2023

AGI – La manovra economica per il 2024 “è l’ennesimo schiaffo al Servizio sanitario pubblico e ai suoi professionisti perchè mortifica i principi della salvaguardia della sanità pubblica e del diritto alla tutela della salute che continuano a non essere tra le priorità di questo Paese, a prescindere dal colore e dall’appartenenza politica di chi lo governa”. Lo affermano Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed, Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, presidente Nursing up.

“Al netto dei rinnovi contrattuali in scadenza, ben al di sotto del tasso inflattivo, il vero finanziamento del Ssn è di soli 800 milioni che saranno impegnati in interventi non strutturali, ma di propaganda per far credere ai cittadini l’impegno del Governo a risolvere l’annosa questione dei tempi di attesa. Noi professionisti siamo i primi a subire gli effetti distorsivi di un sistema non più in grado di garantire l’accesso alle cure ed è questo il motivo per cui siamo al fianco dei cittadini con il dovere civico di proseguire le nostre azioni di protesta nei prossimi mesi portandola, se necessario, anche in sede di Parlamento Europeo. Senza confronto e senza novità sostanziali sulle richieste alla base delle nostre mobilitazioni, nel mese di gennaio proseguiremo con 48 ore di sciopero, le cui date verranno comunicate non appena sentite la basi associative”. 

I numeri della fuga di medici, dirigenti sanitari, infermieri ed ostetriche dalle corsie italiane in favore degli ospedali di altri paesi europei, denunciano i leader sindacali, “sono sempre più allarmanti e la mancanza di una seria politica di investimenti nel sistema sanitario e nel suo capitale umano non lascia alcuna speranza per il futuro. Un’emorragia che avvicina il Ssn al baratro verso cui la politica lo sta spingendo da anni, con la differenza che ora non c’è più tempo per salvarlo. Siamo a un punto di non ritorno. Le nostre richieste – proseguono – rappresentano non solo legittime rivendicazioni delle categorie che rappresentiamo, ma vere e proprie parole d’ordine che mirano a migliorare il sistema di cure nel suo complesso tenendo conto anche delle implicazioni che possono avere sui cittadini. Pensiamo alla situazione dei luoghi di lavoro in cui operiamo venuta tristemente alla ribalta dopo l’incendio all’ospedale di Tivoli che ha fatto emergere prepotentemente lo stato di abbandono di molti ospedali.

Quello della manutenzione delle infrastrutture è un ulteriore tassello di un puzzle che nessuno si prende cura di comporre. E dire che l’Italia ha a disposizione i fondi del PNRR per opere di ammodernamento, ma non sanno bene come utilizzarli”. “Siamo sempre più determinati – concludono Di Silverio, Quici e De Palma – a uscire dal vicolo cieco in cui la politica ci costringe da almeno 20 anni e siamo disposti a tutte le azioni sindacali per affermare la nostra dignità di professionisti e riprenderci la considerazione che meritiamo. Sappiamo di avere al nostro fianco milioni di italiani che alla sanità pubblica si rivolgono ogni giorno e che alla sanità pubblica non possono rinunciare”.

Medici, veterinari e operatori sanitari pubblici tornano a scioperare per protestare contro la legge di bilancio e difendere il Servizio sanitario nazionale. La protesta è partita a mezzanotte, e in mattinata si registra già, riferiscono i promotori, una “adesione massiccia”.

Sono quattro le sigle sindacali che hanno indetto lo sciopero con una mobilitazione in diverse città italiane e un presidio a Roma davanti al ministero della Salute, iniziato alle 11. A indire lo sciopero sono l’AAROI-EMAC, la FASSID, la FVM e la CISL Medici. Si prevedono disagi in tutti i servizi ospedalieri e territoriali e nella filiera agro-zootecnica-alimentare. Previsto, in particolare, “un blocco delle prestazioni anestesiologiche, con paralisi delle sale operatorie e fino a 25mila interventi chirurgici in elezione saltati, dei percorsi prechirurgici, degli ambulatori di terapia del dolore e di tutte le consulenze differibili.

Blocco anche delle prestazioni di radiologia diagnostica, interventistica e ambulatoriale, della diagnostica di laboratorio, delle prestazioni psicologiche nei consultori, nelle neuropsichiatrie infantili, nei centri di salute mentale, delle prestazioni farmaceutiche in ospedale e sul territorio, dei servizi di igiene e sanità pubblica. Blocco dei mercati di import export di derrate alimentari, macellazioni, forniture di carni e prodotti ittici. Aumento dei tempi di attesa nei pronto soccorso per tutti i codici minori differibili.

Lo sciopero di oggi rappresenta solo l’ultima data delle tante proteste e della mobilitazione che da mesi va avanti e che, in mancanza di segnali chiari, proseguirà nel 2024″. “Un lunedì nero per gli utenti e per la filiera agroalimentare, ma indispensabile per dare un messaggio chiaro alla politica di Governo: il SSN ha bisogno di aiuto – spiegano i sindacati -. La Legge di Bilancio non lo aiuta affatto. Lo sciopero è l’estrema ratio a cui ricorrere per reclamare il diritto pubblico alla salute garantito da personale pubblico, dato che il Governo centrale scaccia dal pubblico impiego i professionisti di cui la Sanità Pubblica ha bisogno, nel silenzio assordante delle Regioni, che per mantenere i loro sistemi sanitari dovendo ricorrere a cooperative e gettonisti vari dovranno aprire voragini nei loro bilanci”. Qualora la protesta restasse inascoltata, la mobilitazione proseguirà dopo l’Epifania.

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