• 24 Novembre 2024 20:19

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Guida alla giornata in Borsa

Dic 13, 2023

AGI – I mercati viaggiano contrastati, indeboliti e senza una precisa direzione, dopo i dati di ieri, che hanno mostrato un’inflazione vischiosa negli Stati Uniti a novembre, rafforzando l’avversione al rischio degli investitori in vista della riunione odierna della Fed e ridimensionando le aspettative per un possibile taglio dei tassi di interesse fin da marzo. In Asia i listini sono in calo e i prezzi del petrolio scendono ai minimi da 5 mesi, mentre i future a Wall Street sono leggermente sopra la parità e quelli europei sono negativi, dopo una chiusura in rialzo a New York.

L’inflazione a stelle e strisce è scesa un po’ meno delle attese a novembre, rallentando al 3,1% annuo a novembre, il valore più basso degli ultimi cinque mesi, mentre il tasso di base è rimasto al 4%. Tuttavia, a livello mensile, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,1%, più di un’attesa lettura piatta, mentre l’indice core è salito dello 0,3% dallo 0,2% del mese precedente. Questi numeri suggeriscono che la Fed sceglierà di lasciare i tassi di interesse più alti per tutta la primavera e sposterà più in avanti, probabilmente a maggio, l’avvio del taglio dei tassi. Tuttavia i pronostici dei trader non sono andati malissimo e questo ha un po’ rassicurato Wall Street.

Le aspettative sui tassi

Le aspettative per un taglio di almeno 25 punti base a marzo sono scese dal 50% al 43,7% e il mercato sta ora scontando una probabilità del 78% circa per un taglio a maggio, rispetto al 75% di lunedì. “La Fed ritiene che il rischio di tagliare i tassi troppo presto superi il rischio di mantenerli elevati per un periodo di tempo più lungo”, ha commentato Chris Larkin, amministratore delegato di Etrade, aggiungendo che “i trend indicano ancora un rallentamento dell’economia e un raffreddamento dell’inflazione. Ciò significa che tassi più bassi sono ancora all’orizzonte del 2024, ma non così vicini come alcuni potrebbero sperare”.

A rassicurare i mercati è intervenuta Janet Yellen, numero uno del Tesoro, per la quale l’inflazione sta scendendo “in modo significativo”. La Yellen ha anche aggiunto che le aspettative di inflazione sono sotto controllo e che non dovrebbe essere particolarmente difficile completare “l’ultimo miglio” del lavoro di allentamento della pressione sui prezzi. Ora i riflettori sono puntati sulla decisione della banca centrale Usa di stasera e su quelle della Bce e della Boe in calendario domani. Sul mercato prevale l’aspettativa che i tre istituti centrali manterranno i tassi d’interesse ai massimi pluriennali, e si orienteranno su un taglio del costo del denaro a metà del prossimo anno, mentre perde quota la percentuale di chi si aspettava una riduzione nei primi mesi del 2024. 

Oggi i listini asiatici sono sottotono e perlopiù in calo, in attesa della Fed e preoccupati per la disinflazione in Cina, dove la ripresa non decolla e gli aiuti stentano ad arrivare. La Borsa di Tokyo è in controtendenza e cresce, estendendo i guadagni per la terza seduta consecutiva, in un contesto di crescente convinzione che la Boj manterrà il suo livello ultra-espansivo abbastanza a lungo. Cede quasi l’1% Seul e arretra di oltre l’1% Hong Kong, mentre Shanghai scende sopra lo 0,5% e va giù Mumbai, dopo che a novembre l’inflazione è salita più del previsto in India, soprattutto a causa dell’aumento dei prodotti alimentari. L’inflazione rappresenta un rischio per questo Paese, che ha l’economia con la crescita più rapida al mondo, anche se i suoi mercati azionari restano improntati all’ottimismo.

Intanto i prezzi del petrolio hanno ripreso a scivolare, col Wti che è arretrato nettamente sotto la soglia dei 70 dollari, poichè i dati sull’inflazione Usa hanno allontanato le aspettive di un taglio dei tassi all’inizio del prossimo anno e le preoccupazioni per l’eccesso di offerta hanno compensato I timori per l’attacco nel Mar Rosso a una petroliera da parte degli Houthi, la fazione yemenita alleata con l’Iran. A Wall Street i future sono sopra la parità, dopo aver chiuso in rialzo, nonostante i dati sull’inflazione. Ieri il Dow Jones ha guadagnato lo 0,48% e lo S&P lo 0,46%, con i due indici che hanno archiviato la seduta al top dal gennaio 2022, mentre il Nasdaq è salito dello 0,70%, toccando il picco dal marzo dello stesso anno.

Il raffreddamento dell’inflazione annuale ha fatto calare i rendimenti dei Treasury, con il tasso del decennale al 4,31%. Tra i titoli a grande capitalizzazione, Alphabet ha perso quasi l’1%, dopo che il produttore di “Fortnite” Epic Games ha vinto la sua battaglia legale antitrust contro Il Play Store di Google, mentre Oracle è crollato di oltre il 12% dopo che la società ha riportato un fatturato trimestrale inferiore alle stime di Wall Street a causa della crescita fiacca del cloud.

Negativi I future sull’EuroStoxx, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso deboli e le piazze di Francoforte e Parigi sono scese dai livelli record di lunedì, in attesa della Fed, della Bce e della Boe. Sul mercato prevale l’aspettativa i tempi per l’avvio dei tagli dei tassi si allungano. Parigi era sulla buona strada per salire a livello record, ma ha invertito la rotta terminando in calo dello 0,11% e Francoforte dopo essere salita lunedì al suo massimo storico ha chiuso in calo dello 0,01%. Anche Londra è scesa dello 0,02% e Milano dello 0,28%. 

 

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