AGI – Era l’ultima parlamentare vivente della prima legislatura repubblicana. Una donna, con un passato già importante da partigiana nella resistenza ai nazifascisti. Maria Lisa Cinciari, conosciuta come Marisa Rodano è morta oggi. Aveva 102 anni. Il suo destino segnato già dalla nascita: il giorno in cui venne al mondo, il 21 gennaio del 1921 nacque anche il Partito Comunista Italiano, del quale fu deputata, senatrice e parlamentare europea.
Entrò a Montecitorio a 27 anni, guadagnando quel seggio per aver fatto parte della resistenza romana, organizzando la cospirazione nei licei e nell’università di Roma, dove studiava Lettere. Fu anche arrestata nel maggio 1943 e fu detenuta a Regina Coeli. Uscita dal carcere entrò nelle file del Movimento dei Cattolici Comunisti e nell’attività dei Gruppi di difesa della donna (GDD).
Dopo la liberazione di Roma, nel ’44, contribuì a fondare l’Unione donne italiane (UDI) di cui è stata dirigente con vari incarichi e poi Presidente nazionale dal 1956 al 1960. Entrò nel PCI nel 1946 e fu eletta nel Comitato centrale del PCI nel 1956, dove rimase fino al 1989. È stata consigliera comunale di Roma dal 1946 al 1956. Alla Camera dei Deputati è rimasta fino al 1968, quando passò al Senato, dove rimase fino al 1972, anno in cui passò al consiglio provinciale di Roma, restando fino al 1979. Da lì il passaggio all’Europarlamento, per dieci anni.
A Bruxelles fece parte della Commissione ad hoc sulla condizione della donna. Fu presidente e relatrice generale della Commissione d’inchiesta del Parlamento Europeo sulla “Situazione della donna in Europa” (1981-1984) e vicepresidente della Commissione dei diritti delle donne del Parlamento Europeo (1984-1989).
Rilevanti i suoi contributi sulle famiglie monoparentali, sulla parità previdenziale, e su molti aspetti della condizione della donna anche in ambito internazionale. Ha partecipato tra l’altro alla delegazione italiana alla Conferenza mondiale della donna dell’ONU a Pechino nel 1995, e alla Commissione per lo Status della donna dell’ONU a New York nel 1996, 1997, 1998, 1999, 2000.
Con lo scioglimento del PCI, è entrata nel Pds, del quale è stata presidente del’Assemblea delle donne e della Commissione delle donne nel Partito del Socialismo europeo. Dopo il Congresso dei Democratici di Sinistra di Pesaro non ha ricoperto più alcun incarico di partito. Dopo il Congresso di Firenze dei DS, che ha deciso la confluenza nel Partito Democratico, non è iscritta ad alcun partito. È stata segretaria dell’Associazione di solidarietà con il popolo del Sahara occidentale dal 1989 al 2010. Il 22 aprile 2012 al teatro “La Nuova Fenice” di Osimo è stata insignita del Premio Renato Benedetto Fabrizi.
Il cognome Rodano lo deve a suo marito Franco, consigliere del Partito Comunista Italiano e vicinissimo a Enrico Berlinguer. La figlia Giulia è stata assessore alla Regione Lazio dal 2006 al 2010.
Il cordoglio del mondo politico
La notizia della sua morte è stata data dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri via social.
Ci ha lasciato nella notte Marisa Rodano, ultima deputata della prima legislatura. Partigiana e poi politica di grande spessore, ha lottato sempre per i diritti e la libertà di tutte e di tutti. Un abbraccio affettuoso ai familiari.
— Roberto Gualtieri (@gualtierieurope)
December 2, 2023
“Esprimo a nome mio e di quello di tutta la comunità democratica il profondo cordoglio per la scomparsa di Marisa Rodano, donna combattente e appassionata, sempre in prima fila nella difesa dei valori della democrazia”. Lo afferma Elly Schlein in una nota. “Ma soprattutto una madre, sorella, compagna per tante donne nel cammino lungo e faticoso della parità. Le siamo riconoscenti e grate per tutto quello che ha fatto e continueremo a farci guidare anche dalla sua passione”, aggiunge la segretaria del Partito Democratico.
“Marisa Rodano è stata una donna straordinaria. Una tempra di combattente, inesauribile nella sua azione di comunista italiana per la democrazia, la libertà, l’emancipazione sociale e l’affermazione del ruolo delle donne italiane. Fino all’ultimo della sua lunga vita, ha voluto dare il suo contributo, anche sui temi internazionali e per i diritti di tutti i popoli oppressi. Un esempio incancellabile di rettitudine e forza di volontà. Di lealtà verso i suoi ideali e di sobrietà di vita. A tutta la sua grande famiglia, da decenni a me molto cara, rivolgo i miei sentimenti di partecipazione e vicinanza al loro dolore”. Così Goffredo Bettini, dirigente nazionale del Pd.