Il tema dei prezzi del carburante in Italia ormai lo abbiamo affrontato un’infinità di volte, non si contano più. Si tratta infatti di una problematica che ha colpito il Paese ormai due anni fa, dopo la pandemia, e che fatica a tornare ai livelli pre-Covid.
In questi mesi abbiamo visto aumenti della benzina e del diesel alle stelle, una situazione che ha stremato gli automobilisti italiani (e continua a farlo) a cui si sono aggiunti anche altri infiniti rincari: le bollette di luce e gas a cifre mai viste, fare la spesa di generi alimentari è diventato un salasso. Tutto ha contribuito a diminuire il potere d’acquisto degli italiani e in alcuni casi, addirittura, a mettere in ginocchio intere famiglie e lavoratori autonomi, costretti a chiudere la propria attività.
In uno scenario simile, si può solo sperare che la situazione migliori, ma nonostante il taglio delle accise praticato negli anni passati (non nel 2023) e altre manovre pensate dal Governo per mitigare il caro prezzi, purtroppo ad oggi non possiamo parlare di miglioramenti di alcun tipo, o meglio, non di certo duraturi. Piccoli sprazzi di speranza e felicità qua e là. Vediamo oggi qual è la situazione dei prezzi alla pompa in Italia.
Carburanti, prezzi in lieve ribasso
Secondo le rilevazioni di Staffetta Quotidiana i prezzi del carburante in Italia oggi sono in ribasso, seppur lieve, ma le quotazioni continuano a salire. Si registra infatti il secondo rialzo consecutivo per le quotazioni dei prodotti raffinati, con il Brent in lieve aumento a 82 dollari.
Restano fortunatamente ancora in leggero calo i prezzi dei carburanti alla pompa. Oggi anche la media dei prezzi della benzina in modalità servito dei maggiori marchi scende sotto quota 2 euro/litro. Stando alla consueta rilevazione di Staffetta Quotidiana, Tamoil ha ridotto di un centesimo al litro i prezzi consigliati di benzina e gasolio.
Quelle che vedeti di seguito sono le medie dei prezzi praticati comunicati dai gestori all’Osservatorio Prezzi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy ed elaborati dalla Staffetta, rilevati alle 8 di lunedì mattina (20 novembre) su circa 18mila impianti:
benzina self service a 1,819 euro/litro (invariato, compagnie 1,820, pompe bianche 1,816),
diesel self service a 1,800 euro/litro (-1 millesimo, compagnie 1,803, pompe bianche 1,795);
benzina in modalità servito a 1,960 euro/litro (-1, compagnie 1,999, pompe bianche 1,881);
diesel in modalità servito a 1,941 euro/litro (-1, compagnie 1,982, pompe bianche 1,858);
GPL servito a 0,721 euro/litro (invariato, compagnie 0,729, pompe bianche 0,712);
metano servito a 1,453 euro/kg (invariato, compagnie 1,457, pompe bianche 1,449);
Gnl 1,426 euro/kg (invariato, compagnie 1,425 euro/kg, pompe bianche 1,427 euro/kg).
Qua sotto invece troviamo i prezzi praticati sulle autostrade italiane:
benzina self service a 1,906 euro/litro;
benzina in modalità servito a 2,172 euro/litro;
diesel self service a 1,885 euro/litro;
diesel in modalità servito a 2,158 euro/litro;
GPL a 0,850 euro/litro;
metano a 1,530 euro/kg;
Gnl a 1,472 euro/kg.
L’obbligo dei cartelli
A partire dal primo agosto, il Governo ha preso una decisione: obbligare tutti i benzinai a esporre all’esterno delle stazioni di servizio i cartelloni che riportano i prezzi medi del carburante. Un nuovo tentativo di rendere la comunicazione ai consumatori più trasparente e chiara, allo scopo di evitare le speculazioni sui prezzi del carburante alla pompa, a cui abbiamo assistito in questi anni.
Se inizialmente sembrava un grande flop, abbiamo poi beneficiato di un calo dei prezzi, e per qualcuno pareva essere anche merito di questa iniziativa, ma per le associazioni di settore non era così, anzi. Come ha comunicato di recente l’ANSA, una sentenza del Tar del Lazio ha annullato il decreto ministeriale del 31 marzo in cui sono state stabilite le modalità di comunicazione dei prezzi. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha richiesto immediatamente l’intervento al Consiglio di Stato, per poter sospendere gli effetti della sentenza.
Il Tar ha accolto il ricorso che è stato mosso dai benzinai, a partire dalle associazioni Fegica e Figisc Confcommercio. Secondo il Mimit però si tratta di “questioni procedurali”, così ha dichiarato, sostenendo anche che il Tar “non pone in dubbio la sussistenza dell’obbligo di esporre il cartello previsto dalla legge”.
Ma Roberto Di Vincenzo, presidente Fegica, e Bruno Bearsi, presidente Figisc, sono di tutt’altro parere, e anzi indicano che i benzinai per ora hanno la vittoria in pugno, essendo stati “a lungo e a più riprese calunniati e presentati alla pubblica opinione come responsabili di speculazioni e furbizie sui prezzi”, motivo per cui gli esercenti stessi si sono lamentati delle decisioni prese dall’Esecutivo.