AGI – Tra una settimana, il 28 novembre, a Parigi, nella sede del Bureau des Expositions, si terrà la votazione per la scelta della sede di Expo 2030: tre le città in corsa, diversi osservatori indicano come favorita al nastro di partenza la capitale saudita Riyad ma Roma sta giocando tutte le sue carte per provare a insidiarla, appare più attardata invece la coreana Busan. Negli ultimi sette giorni di campagna elettorale ciascuna delle tre contendenti cercherà di strappare le ultime adesioni da parte degli Stati ancora incerti su chi votare. Nelle scorse settimane si sono susseguite le missioni diplomatiche a caccia degli ultimi voti.
Per vincere al primo scrutinio servono 120 voti, ovvero la maggioranza dei due terzi del Bie, un traguardo che appare difficile per tutti. Poi da un eventuale secondo turno si apriranno altri scenari. Determinanti nelle scorse edizioni sono state proprio le mediazioni svolte durante i pochi minuti che intercorrono tra una votazione e l’altra.
L’Arabia Saudita ha profuso uno sforzo notevole di fondi per sostenere la candidatura ad Expo, che rientra nella strategia del regno per diversificare gli investimenti entro il 2030. Il dossier di Riyad da quanto è trapelato in questi mesi avrebbe raccolto i favori della gran parte degli Stati africani, ma anche quello della Francia che ha parlato di impegno almeno per il primo scrutinio.
Roma invece ha incassato l’endorsement di alcuni partner europei oltre a quello degli Stati Uniti e del Brasile, stati capaci di trascinare con sè altri voti.
Non sono mancate le critiche ai sauditi sul piano dei diritti umani. Negli scorsi mesi una decina di associazioni hanno scritto al segretario generale del Bie Dimitri Kerkentzes per chiedere di “escludere la candidatura dell’Arabia Saudita” perchè un evento di intrattenimento non “costituisca una copertura della repressione del governo”.
La corsa di Busan sembra avere minori chance. Tra gli endorsement arrivati negli scorsi mesi si segnala quello della Mongolia. La Corea del Sud promette un’esposizione high-tech, impreziosita dall’uso dell’intelligenza artificiale, del 6G e di aeroporti e porti ‘intelligenti’. In un eventuale secondo turno l’Italia potrebbe tentare di chiedere alla Corea di far convergere i suoi voti sul suo dossier.
Il masterplan romano è ambizioso, punta a curare alcune ferite urbanistiche cittadine. L’idea è quella di rigenerare l’area di Tor Vergata, dove si dovevano svolgere i Mondiali di nuoto del 2009, a partire dello scheletro della Vela di Calatrava, rimasta incompiuta dal 2011, con un boulevard urbano che passando attraverso una serie di parchi giunga fino in centro storico.