AGI – I mercati frenano e perdono colpi, dopo un breve rally, trainato dal calo oltre le attese dell’inflazione Usa a ottobre, che aveva alimentato martedì scorso l’aspettativa che la Fed avesse finalmente concluso il ciclo dei rialzi dei tassi. A frenare l’ottimismo degli investitori ci hanno pensato ieri i dati sulle vendite al dettaglio americane, che il mese scorso sono diminuite per la prima volta da marzo a causa del crollo dei prezzi della benzina, ma che hanno anche registrato una discesa meno forte delle attese, confermandosi robuste.
Questo ha innescato un aumento dei rendimenti dei Treasury, con il 10 anni risalito sopra il 4,5%, il 30 anni tornato quasi al 4,7% e il due anni, che di solito si muove di pari passo con le aspettative sui tassi di interesse, sul filo del 4,9%. Le vendite sull’obbligazionario hanno messo di cattivo umore le Borse asiatiche, che oggi sono in calo e hanno spinto in negativo i future a Wall Street e in Europa, dopo che ieri i tre indici di New York hanno chiuso in rialzo, sulla scia dei dati sui prezzi alla produzione a stelle e strisce, che a ottobre hanno frenato, imitando quelli al consumo, anche se a limitare I guadagni ci hanno pensato le vendite al dettaglio.
Insomma, la tenuta dei consumi statunitensi ha guastato la festa ai mercati e ha riacceso il timore di una Fed aggressiva, tanto più che gli investitori sono in attesa tra oggi e domani degli interventi di una serie di banchieri centrali americani e delle parole della presidente della Bce, Christine Lagarde.
Finora la maggior parte dei funzionari Fed non si è scostata troppo dal messaggio lanciato giovedì scorso dal numero uno della Fed, Jerome Powell e cioè che la strada per raggiungere il target di inflazione è “ancora è lunga” e che quindi il mercato deve “evitare di prezzare i possibili tagli dei tassi”. La linea della Fed è questa e “da qui a marzo, cioè per i prossimi sei mesi, resterà probabilmente questa” ha commentato Vincenzo Bova, senior analist di Mps, lasciando intravedere una strada non proprio in discesa per i mercati, che al momento sono tirati e quindi più propensi a perdere colpi che a salire.
Oggi in Asia la Borsa di Tokyo arretra, mentre quella di Seul è piatta e i listini cinesi perdono colpi, con Hong Kong giù dell’1% e Shanghai che scende oltre lo 0,5%, sulla scia dei dati che mostrano un calo sostenuto dei prezzi delle case in Cina fino a ottobre, un dato che indica che il massiccio mercato immobiliare del paese è ancora fortemente sotto pressione, nonostante l’iniezione di liquidità di ieri da parte della Pboc e i buoni dati sulle vendite al dettaglio e sulla produzione industriale del Dragone. I mercati hanno inoltre preso pochi spunti dai rinnovati colloqui ad alto livello tra il presidente Usa Joe Biden e quello cinese Xi Jinping che si sono incontrati ieri a San Francisco, concordando di riavviare le comunicazioni militari ad alto livello, che era state interrotte un anno fa.
In ribasso anche i future a Wall Street, dopo che ieir il Dow Jones è salito dello 0,47%, l’S&P 500 dello 0,21% e il Nasdaq dello 0,07%. A rafforzare i listini di New York ci aveva pensato Target, le cui azioni sono volate a +17%, dopo che il rivenditore ha annunciato utili superiori alle attese, grazie all’allentamento dei costi della catena di approvvigionamento. A prendersi una pausa sono stati invece i titoli tecnologici, a partire da Meta, che ha lasciato sul terreno l’1,07%, mentre Microsoft è salita di appena lo 0,04%, nonostante il lancio del nuovo chip per l’intelligenza artificiale Maia 100. Male anche Nvidia, che ha perso l’1,55%.
Deboli oggi i future sull’EuroStoxx, dopo che ieri le Borse europee hanno chiuso in forte rialzo, con Londra che è avanzata dello 0,62%, Francoforte dello 0,86%, Parigi dello 0,33% e Milano a +0,42%, sulla scia dei dati sull’inflazione, che hanno dato segnali di rallentamento, specie nel Regno Unito, dove i prezzi al consumo sono scesi più del previsto a ottobre, aumentando le probabilità che la Banca d’Inghilterra possa prendere in considerazione dei tagli dei tassi già a maggio del 2024. Ieri in Gran Bretagna l’inflazione è scesa per la prima volta sotto il 5% dal 2021 a ottobre, attestandosi al 4,6% annuo, dal 6,7% del mese precedente.
Nel frattempo la Commissione Ue ha diffuso le ultime stime sull’economia, tagliando le previsioni sul Pil dell’Eurozona nel 2023 e 2024, ma questo non ha cambiato il sentiment dell’azionario, mentre il prezzo del petrolio ha chiuso in calo a New York e continua a scendere in Asia, con I future sul Wti giù di oltre il 2% a 76 dollari e quelli sul Brent poco sopra quota 80 dollari al barile. Il greggio ha pagato l’aumento superiore alle attese delle scorte statunitensi e le crescenti preoccupazioni degli operatori per l’andamento della domanda in Asia. Oggi e domani, oltre alla Lagarde e ai banchieri centrali americani, usciranno dagli Usa i dati macro sulla produzione industriale e sui sussidi settimanali di disoccupazione, mentre domani è atteso il verdetto di Moody’s sul rating sovrano dell’Italia.
Oggi Biden e Xi parleranno al forum sulla cooperazione economica Asia-Pacifico a San Francisco, mentre Il Senato Usa ha approvato la proroga del bilancio federale per altri due mesi, evitando così lo shutdown, la chiusura delle attività del governo americano. Il disegno di legge, già approvato martedì dalla Camera, sarà ora inviato al presidente Joe Biden per essere convertito in legge.