AGI – L’economia europea perde slancio ma riesce ancora a placare la recessione. Il peggio dovrebbe essere passato con il secondo trimestre dell’anno che ha registrato i livelli di crescita più bassi e all’orizzonte si intravede una ripresa, seppur molto timida. È il quadro che emerge dalle previsioni economiche d’autunno pubblicate dalla Commissione europea.
“Le nostre previsioni economiche confermano che questo 2023 è un anno difficile per l’economia europea. C’è un evidente rallentamento dell’economia europea e in questo quadro anche dell’economia italiana, che tuttavia non è in recessione, a differenza di altri Paesi europei”, è la sintesi presentata dal commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, ai giornalisti italiani.
I numeri.
L’esecutivo europeo ha rivisto al ribasso praticamente tutte le stime. Sono stati ritoccati di due decimi le previsioni del Pil dell’eurozona per quest’anno (0,6%) e di un decimo per l’anno prossimo (1,2%). Per il 2025 si prevede un aumento del Pil dell’1,6% nell’area dell’euro e dell’1,7% nei Ventisette.
L’inflazione dell’eurozona viene confermata per quest’anno al 5,6% ma viene portato al prossimo dal 2,9 al 3,2%. Tra le maggiori economie dell’euro, la Spagna dovrebbe guidare la crescita economica nei prossimi anni (2,4% nel 2023; 1,7% nel 2024 e 2% nel 2025), seguita da Francia (1%; 1,2% e 1,4%); Italia (0,7%; 0,9% e 1,2%) e Germania, il cui Pil diminuirà dello 0,3% nel 2023, ma aumenterà dello 0,8% l’anno prossimo e dell’1,2% nel 2025.
Il contesto.
Alto costo della vita, debole domanda esterna e inasprimento delle condizioni monetarie sono i punti deboli per la crescita nell’area euro. Gli analisti di Bruxelles prevedono che “l’attività economica migliorerà gradualmente man mano che i consumi riprenderanno grazie a un mercato del lavoro costantemente forte, una crescita salariale sostenuta e una continua riduzione dell’inflazione”.
E, nonostante una politica monetaria “più restrittiva” i cui effetti potrebbero durare più a lungo, si prevede che gli investimenti continueranno a crescere, “sostenuti da bilanci aziendali solidi” e dai Piani nazionali di ripresa e resilienza.
In ogni caso, la Commissione riconosce che l‘incertezza e i rischi al ribasso sulle previsioni “sono aumentati negli ultimi mesi nel contesto della lunga guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e del conflitto in Medio Oriente”.
Esiste “il rischio di interruzioni delle forniture energetiche che potrebbero avere un impatto significativo sui prezzi dell’energia, sulla produzione globale e sul livello generale dei prezzi”.
L’Italia.
Il Pil reale dell’Italia ha toccato il punto più basso nel terzo trimestre e dovrebbe riprendere nell’ultimo trimestre del 2023, portando a una crescita annua dello 0,7% (invece che dello 0,9% previsto in estate).
È destinato ad accelerare allo 0,9% nel 2024 (invece che dello 0,8% stimato in precedenza) e all’1,2% nel 2025, grazie agli investimenti finanziati dal Pnrr. Si prevede che l’inflazione scenderà al 6,1% quest’anno (invece dello 5,9 calcolato in estate), al 2,7% nel 2024 (nelle vecchie stime era 2,9) e al 2,3% nel 2025.
La riduzione del rapporto deficit pubblico e debito/Pil si fermerà – sempre secondo le stime – nel 2024-25.
I crediti del superbonus, il taglio dei sussidi all’energia, la norme per il taglio del cuneo fiscale, l’indicizzazione delle pensioni e i pre-pensionamenti e l’aumento dei tassi d’interesse e gli investimenti legati al Pnrr sono gli elementi chiave che influenzano i conti italiani, secondo l’Ue.