AGI – Aveva 15 anni quando, il 7 maggio del 1983 sparì nel nulla a Roma. Non si tratta di Emanuela Orlandi – la cittadina vaticana scomparirà un mese e mezzo dopo, il 22 giugno -, ma di un’altra ragazza: Mirella Gregori. Di Emanuela però si è sempre parlato tantissimo sin da subito: forse perché è stato tirato in ballo il Vaticano (suo padre lavorava come commesso della Prefettura della casa pontificia), forse perché sembrava c’entrassero la criminalità romana e quella internazionale.
Di fatto quello di Emanuela è stato dall’inizio un caso mediatico. Nulla in confronto con la (scarsa) attenzione che stampa e tv hanno riservato al caso di Mirella. La storia, quella che conosciamo, è la seguente: Mirella esce dalla sua casa in zona Porta Pia alle 15.20 di quel pomeriggio. Non tornerà più. Ancora oggi non si sa nulla su cosa sia avvenuto in quelle ore. I genitori della ragazzina nel frattempo sono morti e oggi, a distanza di oltre 40 anni, a parlare è solo la sorella.
Maria Antonietta Gregori, nella chiacchierata con l’AGI, ha la voce di chi, nonostante sia trascorso tanto tempo, conserva ancora la speranza. “Stiamo preparando un esposto e puntiamo a far riaprire le indagini”, spiega la donna che oggi ha 57 anni.
“Con l’avvocato stiamo provando a far riaprire l’inchiesta e, dopo aver raccolto tutto il necessario, ci presenteremo in procura a Roma per chiedere di approfondire la vicenda. Noi siamo a disposizione dei magistrati”. Maria Antonietta, che vive a Roma con il marito e i tre figli ormai maggiorenni, gestisce il bar “Coppa d’Oro” (quartiere Salario) che una volta era dei genitori.
Fino al 2021 è stata vice-presidente dell’Associazione Territoriale delle famiglie e degli amici della persone scomparse Penelope Lazio. Non ha mai smesso, nemmeno per un secondo, di cercare la sorella ed è convinta che ci siano ancora delle possibilità per riabbracciarla.
“Non vorrei che si spegnessero i fari su Mirella, aveva la stessa età della Orlandi e, oltre a loro, nel 1983 sono scomparse un’altra quarantina di ragazze coetanee. Sono tutte di serie A”, dice la 57enne alludendo al maggiore risalto dato dalla stampa alla scomparsa di Emanuela.
“Il poco risalto alla nostra storia è dovuto al fatto che la Orlandi è una cittadina vaticana e Mirella no – si sfoga -. C’è stata una serie di depistaggi nell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela e in mezzo c’è andata a finire anche Mirella”, ragiona la donna che ricorda alcuni particolari, tra cui uno importantissimo: una telefonata del settembre 1983 che raggiunse casa Gregori. “Quel giorno l’interlocutore descrisse i vestiti di Mirella, non una banale descrizione di quello che indossava, ma proprio le marche interne degli indumenti”, ricorda.
Saltarono sulla sedia sia Maria Antonietta sia sua madre. Alla 57enne è rimasto un solo dubbio, quello su un uomo della polizia del Vaticano riconosciuto dalla madre della Gregori in una parrocchia e che, a detta sua, avrebbe avvicinato più volte Mirella. Questo poteva essere l’unico, ipotetico, legame con il caso di Emanuela Orlandi.
“Ma quando mia madre venne chiamata dopo 8 anni a fare il confronto con il poliziotto, i suoi ricordi non erano più tanto limpidi”, spiega Maria Antonietta. Ora però la donna confida nella Commissione parlamentare d’inchiesta che partirà dopo il via libera del Senato al ddl approvato dalla Camera.
“Io spero si faccia chiarezza, voglio crederci in questa Commissione, perché dopo 40 anni nulla è perduto: se qualcuno sa qualcosa oggi può parlare. Oggi ci sono teste diverse e spiriti diversi. Mirella è sempre stata la coda di Emanuela – aggiunge con amarezza Maria Antonietta -. Mio papà diceva che lei era stata trattata da cittadina di serie B e non deve essere così”.
Ci sono delle piste a suo parere che potevano essere battute diversamente? “Penso che i primi momenti siano quelli più opportuni per fare le indagini e che degli errori sono stati commessi. Oggi penso che vadano sentiti quelli che avevano visto l’ultima volta Mirella: amici e vicini”.
“Mirella – chiarisce la sorella – è scesa in strada dopo una citofonata. Ha poi visto la sua amica sotto al negozio e si è intrattenuta 15 minuti a parlare. Lì le avrebbe detto che andava a suonare la chitarra a Villa Torlonia, ma non può essere, perché lei non aveva la passione per la musica”.
In realtà, secondo la 57enne, sua sorella “aveva un appuntamento con le amiche per fare un pensierino a nostra madre”. “Chi l’ha rapita? Purtroppo sono 40 anni che ci facciamo questi interrogativi”, dice ancora la donna che tiene a precisare: “Io ho ottimi rapporti con la famiglia Orlandi. Con Pietro e con le sorelle. Ci parliamo e tra noi c’è rispetto, sanno ciò che penso”.
“Pietro mi ha anche invitato a parlare insieme a lui all’anniversario di Emanuela ed è stato un bel gesto”, aggiunge Maria Antonietta. Crede ancora di poter, un giorno, riabbracciare sua sorella? “Il pensiero ci sarebbe, ma è dura: lo vorrei tanto. Nel mio immaginario la vedo con una famiglia e dei figli. Sono dei pensieri che fai e poi ti aiutano ad andare avanti dopo 40 anni”, conclude la donna con la voce rotta dall’emozione.