AGI – Non figura nell’ordine del giorno dei lavori ma non poteva esserci occasione migliore, questa del meeting annuale dell’Fmi, per discutere del tema dei tassi e delle decisioni delle banche centrali, in particolare della Bce: un argomento economico che finisce per l’essere il classico ‘elephant in the room’, espressione anglosassone che indica un problema molto noto ma la cui discussione non risulta essere in agenda.
Non sorprende quindi che economisti, osservatori internazionali e policy maker seduti ai tavoli di discussione di questo importante appuntamento accennino all’andamento dell’inflazione e ai prossimi passi che dovrà compiere la Banca Centrale Europea.
Il mese scorso la Bce ha aumentato il tasso di interesse al livello record del 4%, il decimo rialzo in 14 mesi, e non è escluso un nuovo ritocco all’insù nel mese di dicembre. Proprio oggi l’Eurotower, nelle minute del direttivo di settembre, ha riferito che “una solida maggioranza di membri” si era espressa a favore dell’aumento proprio a causa dei livelli ancora elevati dell’inflazione.
“Una pausa al primo tentativo – si legge nei verbali – potrebbe essere interpretata come un indebolimento della determinazione della Bce, soprattutto in un momento in cui l’inflazione complessiva e l’inflazione di fondo hanno superato il 5%”.
C’è chi, come il governatore della Banca di Francia Francois Villeroy de Galhau, ritiene che il “picco dei prezzi sia ormai stato superato” e che quindi ora la Bce dovrebbe puntare a un “atterraggio morbido” per l’economia della zona euro, fermo restando il fatto che l’inflazione tenda verso l’obiettivo del 2%.
Anche Yannis Stournaras, governatore della Banca centrale greca, in un’intervista a Reuters parla di ‘atterraggio morbido’: “è molto presto per dirlo – ha detto in merito all’ipotesi di un taglio dei tassi – c’è molta incertezza, c’è un nuovo shock, questo conflitto in Israele e Palestina, quindi dobbiamo essere molto attenti, dipende molto dai dati. Non dobbiamo reagire in modo eccessivo”.
E per questo motivo, aggiunge, “penso che siamo riusciti ad avere un atterraggio più o meno morbido nelle nostre economie nonostante i vari shock e spero che questo continui in futuro”. Gli fa eco il banchiere centrale del Portogallo Mario Centeno parlando ai microfoni di Class Cnbc: “Gli ultimi dati sull’inflazione sono risultati leggermente inferiori rispetto alle nostre aspettative, il che è molto positivo. Ma siamo preoccupati e seguiamo con attenzione l’andamento dell’economia che secondo le nostre stime nell’Eurozona avrà cinque trimestri di crescita zero”.
E in effetti quello che preoccupa è un rallentamento dell’economia e lo spettro della recessione in un continente già messo a dura prova dalla pandemia e dalla corsa dei prezzi. È Gentiloni a fare una sintesi della situazione: l’economia dell’Eurozona è caratterizzata da una “crescita debole” ma rispetto a un anno fa è migliorata, ha spiegato il Commissario Europeo agli Affari Economici.
“Ci attendevamo uno scenario peggiore: recessione, grandi problemi sulle forniture di energia e black out”, ha proseguito tenendo a sottolineare che questo “scenario non si è materializzato per l’enorme capacità di adattamento” dimostrata dall’Europa.