L’inquinamento è come la droga: nessuno è favorevole, eppure quando si parla di soluzioni, tutti si dividono. Non fa eccezione la legge del Comune di Milano che da ottobre 2024 vieterà la circolazione in città (Area B, tutta l’area urbana) ai motocicli 4 tempi euro 0 e 1. La legge, che esiste da diversi anni, scandisce nel tempo la messa al bando dei mezzi in base alla categoria di emissioni e sta facendo molto discutere in questo periodo.
In città i motociclisti e gli amanti delle vecchie moto, soprattutto custom, si stanno mobilitando. Una petizione online del presidente degli Hell’s Angels Milano ha raccolto in pochi giorni 10.000 firme. 1%er, HOG e Free Bikers sono compatti contro una legge che metterebbe al bando le più belle motociclette americane della città. Stop ad Harley Davidson prodotte fino a fine anni 90: si chiude l’epoca d’oro delle belle motociclette iniziata in via Niccolini alla Numero 1. Chiudere Milano alla circolazione dei mezzi più inquinanti è una scelta legittima, ma equiparare un Ducato 242 con un HD softail 1340 vuol dire decidere di seguire la strada più semplice basata su un modello coercitivo, che ribalta sui cittadini e sulle loro libertà personali un problema che invece andrebbe affrontato in primis con decisioni sistemiche, a partire dal riscaldamento degli edifici pubblici.
Chiunque si muova su motocicli, a prescindere dal tipo di mezzo, conosce i vantaggi che questa scelta offre alla collettività: meno traffico per il minor ingombro, meno problemi di parcheggio, minor tempo di circolazione. In città l’inquinamento prodotto per andare da A a B da una moto euro 0 è inferiore a quello di una macchina euro 6 ferma in coda, ma alla legge scritta a suo tempo questo non interessa. Si fa prima a tagliare giù con la scure che ragionare di cesello, si fa prima a considerare le vecchie motociclette alla stregua dei vecchi furgoni. È la stessa logica che porta a disegnare per terra le strisce delle piste ciclabili su strade trafficate e a farle finire in mezzo agli incroci, mettendo in pericolo ciclisti e automobilisti. È un ecologismo da ufficio stampa, funzionale a comunicare più che a risolvere. A dire di aver fatto più che a fare veramente.
La messa al bando dei mezzi secondo l’indice di emissioni sembra servire più a mantenere vivo il morente comparto dell’automotive che a risolvere il problema dell’inquinamento in città, altrimenti non si spiegherebbe perché mezzi che nei fatti inquinano meno (le vecchie moto) vengano esclusi prima di quelli che inquinano di più (le nuove auto). Visto che la soluzione è molto complicata, costosa e va a toccare questioni che forse una soluzione vera non ce l’hanno, allora faccio prima a dare la colpa ai comportamenti dei cittadini cattivi e mettermi a fare lo sceriffo che, a colpi di leggi, fa ordine e pulizia. I nostro tempo forse è giunto al termine e forse, tutto sommato, va bene così.
Lasceremo le strade della vostra città per ricchi alle Tesla e ai monopattini elettrici. Ce ne andremo in parata verso il tramonto con le nostre vecchie, meravigliose moto che non vi meritate. Ma di una cosa potete stare certi: che la città che avete in mente, dove aumentano solo i prezzi e i divieti, sarà meno libera rispetto a una città in cui c’è ancora posto anche per le nostre moto. E la libertà non è tanto, è tutto.