• 25 Novembre 2024 2:55

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Quella marijuana ‘made in Sardinia’ che non piaceva ai clienti

Ott 1, 2023

AGI – L’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari, denominata ‘Monte Nuovo’, che ha portato in carcere 13 persone fra cui l’ex assessore regionale all’agricoltura Gabriella Murgia, ha rivelato anche un traffico di stupefacenti sulla piazza di Oristano e tra la Sardegna e la Penisola.

Una vicenda con cui l’ex assessora Murgia nulla a che vedere. Riguarda, invece, un altro protagonista dell’inchiesta, Desiderio Mulas, 66 anni, originario di Cagliari, ma residente a Oristano, arrestato dai carabinieri con pesanti accuse che riguardano l’associazione a delinquere finalizzata al commercio della droga.

Il ‘codice dei trafficanti’

I colloqui fra i componenti dell’organizzazione avvenivano con una sorta di linguaggio in codice, in cui si parlava di ‘formaggio’ e ‘salumi’ o di ‘prodotti sardi’ da reperire e spedire. Gli arrestati erano sospettosi: spesso mettevano i telefoni da parte per non essere intercettati; in alcuni casi hanno scoperto le microspie e le hanno fatte eliminare.

Secondo l’accusa, Mulas gestiva l’attività di spaccio in città e nell’hinterland ed era stato tra gli ispiratori, tra la fine del 2021 e la primavera del 2022, di un traffico tra la Sardegna e la penisola, peraltro rivelatosi, alla fine, di scarso successo criminale. I destinatari, almeno all’inizio, non sembravano apprezzare la qualità della marijuana made in Sardinia.

La presunta organizzazione puntava a piazzare, tramite contatti con sardi emigrati, partite di marijuana e hashish prodotte in Sardegna. Alcune spedizioni coi cosiddetti ‘provini’ – pacchi con un ‘assaggio’ dei diversi tipi di stupefacente inviati via posta – erano state intercettate dagli investigatori che non le avevano trattenute per non insospettire mittenti e destinatari e continuare a indagare senza destare sospetti.

A Oristano Desiderio Mulas, secondo gli inquirenti, era un punto di riferimento. Consegnava lui stesso a domicilio dosi di cocaina a clienti noti e meno noti. I carabinieri ne hanno identificato alcuni durante intercettazioni e pedinamenti di cui si dà conto nelle carte dell’inchiesta. A qualche cliente Mulas faceva anche credito, concedeva una sorta di ‘pagherò’.

Gli arrestati

Gli inquirenti sostengono che la cocaina arrivasse dalla Lombardia, dalla zona di Bergamo. Ma era il commercio di marijuana probabilmente quello che maggiormente impegnava l’indagato. Secondo i carabinieri, Mulas ne smerciava a Oristano e riforniva la piazza di Santa Giusta. In quest’impresa si era trovato insieme ad altri personaggi arrestati  dai carabinieri dei Ros e protagonisti dell’inchiesta ‘Monte Nuovo’.

Fra questi Nicolò Cossu, noto ‘Cioccolato’, 64 anni, di Orgosolo, ritenuto a capo dell’organizzazione, e Tonino Crissantu, braccio destro di Cossu, 53 anni, anche lui di Orgosolo, nipote dell’ergastolano Graziano Mesina. Con loro Vincenzo Deidda, 62 anni di Gergei; Alessandro Arca, 46 anni, di Bono; Alessandro Rocca, 46 anni, di Orotelli; Antonio Giuseppe Mesina, 50 anni, di Orgosolo; Battista Mele, 40 anni, di Orgosolo; Serafino Monni che ha compiuto 35 anni il giorno prima del suo arresto e vive a Orgosolo; Andrea Daga, 63 anni, di Las Plassas, residente a Torino; Riccardo Mercuriu, 28 anni, residente a Mamoiada; le sorelle Alessia e Alice Deidda, di 27 e 23 anni, residenti a Gergei, figlie di Vincenzo Deidda (anche Alessia Deidda ha compiuto gli anni il giorno prima dell’arresto); Marco Zanardi, 23 anni, di Torino; e Vito Maurizio Cossu, 48 anni, di Sindia.

Numerosi gli incontri della banda, documentati dai carabinieri grazie a microspie montate nelle auto, telefoni intercettati, pedinamenti e appostamenti; si sono tenuti a Santa Giusta, Oristano, Abbasanta, Gergei, Tramatza, Nuoro, Ottana e Orgosolo. I ruoli sono così definiti negli atti giudiziari: Mulas e Deidda si facevano carico di trovare gli sbocchi di mercato allo stupefacente che gli altri si impegnavano a fornire.

I ‘provini’ per vendere la marijuana nella penisola

Dopo varie discussioni, era stata scelta Milano come prima piazza da raggiungere con la marijuana. I carabinieri documentano di un viaggio nel capoluogo lombardo di Desiderio Mulas e Alessandro Arca. A Milano incontrano Marco Muntoni, residente a Torino (fra gli arrestati) e concordano una prima fornitura.

I militari, però, intercettano il pacco spedito tramite un normale corriere. Nel centro di smistamento di Busto Arsizio lo aprono: ci sono 500 grammi di infiorescenze di marijuana, ben confezionati e avvolti in carta assorbente intrisa di detersivo profumato. I carabinieri prendono un campione della marijuana, richiudono il pacco e consentono che la consegna abbia seguito. Marco Muntoni riceve. Dopo qualche giorno dà riscontro, ma si lamenta: la marijuana, secondo lui, non è di buona qualità e sul mercato milanese non si riesce a vedere. 

Da Milano a Torino

In Sardegna si cercano alternative. Nuovi incontri tra i componenti della banda, nuovi contatti telefonici, con Desiderio Mulas ancora tra i protagonisti. Si individua una nuova piazza di smercio, Torino.

E si prende contatto nel capoluogo piemontese con un nuovo referente, Andrea Daga, tra gli arrestati. Dalla Sardegna parte un secondo pacco. I carabinieri anche stavolta lo intercettano. Aprono e trovano 300 grammi di marjiuana in tre diverse confezioni, di qualità e fornitori differenti. Richiudono e Andrea Daga può ricevere.

Cerca di piazzare lo stupefacente sul mercato, ma anche stavolta, come accaduto in precedenza a Milano, ci sono difficoltà: la merce non incontra il gradimento sperato. Si contatta, quindi, un nuovo intermediario, sempre a Torino. È Marco Zanardi, altro arrestato.

L’operazione di smercio non è semplice. In Sardegna, però, non si danno per vinti e dopo le spedizioni di questa sorta di ‘campioni demo’, i promotori progettano l’invio di un grosso carico. Dalle intercettazioni i carabinieri scoprono che nell’ovile in uso ad Alessandro Arca, nelle campagne di Orotelli (Nuoro), sono stati messi al sicuro 600 chilogrammi di marijuana. I militari stavolta non attendono oltre, vanno a prenderli. Scatta l’arresto di Arca e il progetto di export si ferma. I contatti si diradano.

Desiderio Mulas comunque è sempre tenuto sott’occhio. Non solo dai carabinieri, si scopre, anche dalla polizia. Proprio martedì scorso gli uomini della Narcotici della Squadra mobile di Oristano hanno eseguito una perquisizione a casa sua. Mulas pensa di averla fatta franca. Poche ore dopo alla sua porta bussano i carabinieri. In mano hanno il provvedimento cautelare ottenuto dalla Procura antimafia di Cagliari con le pesantissime accuse e col dispositivo di arresto e trasferimento in carcere. 

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