AGI – I mercati provano a reagire, ma il nervosismo per gli alti tassi permane. In Asia i listini tentano il rimbalzo e anche i future a Wall Street e in Europa girano in positivo, dopo che ieri i tre indici di New York hanno ondeggiato e chiuso in rialzo, con il Nasdaq che e’ salito dello 0,83%, e il prezzo del petrolio che e’ arretrato dai massimi da oltre un anno, mentre la Fed ha ribadito che i tassi di interesse sono destinati a rimanere alti piu’ a lungo di quanto si pensasse in precedenza.
La Federal Reserve la scorsa settimana ha detto che quest’anno ci sarà un altro rialzo dei tassi e che nel 2024 e nel 2025 i tagli del costo del denaro saranno inferiori alle attese, Questo ha gettato lo scompiglio sui mercati, anche se oggi in Asia Tokyo è piatta e un rimbalzo dei titoli tecnologici e la chiusura positiva di Wall Street sostengono la Borsa di Hong Kong, che guadagna oltre il 2,5%, con Baidu, Alibaba e Tencent, i tre grandi titoli tecnologici cinesi, in rialzo tra l’1,7% e il 3%.
Le festività in Cina e in Corea del Sud mantengono comunque modesti i volumi degli scambi e l’indice Msci delle azioni dell’area Asia-Pacifico al di fuori del Giappone oggi sale di circa mezzo punto percentuale, ma è previsto in calo del 5% nel periodo luglio-settembre, la peggiore performance trimestrale dallo stesso periodo dell’anno scorso.
Intanto in Giappone l’inflazione a Tokyo è cresciuta meno del previsto a settembre, per il terzo mese consecutivo, principalmente a causa del calo dei costi del carburante, mentre il tasso di disoccupazione è rimasto al 2,7% ad agosto rispetto al mese precedente.
A Wall Street i future sono in leggero rialzo, dopo che nella giornata di giovedì il Dow Jones è avanzato dello 0,35% e lo S&P 500 ha guadagnato lo 0,57%, pur essendo sulla buona strada per la sua prima perdita trimestrale in un anno. Sui titoli a stelle e strisce pende la spada di Damocle dello shutdown che, senza un accordo temporaneo al Congresso, scatterà il prossimo primo ottobre.
Il presidente repubblicano della Camera Kevin McCarthy è stato critico nei confronti del disegno di legge presentato al Senato e sostenuto dai dem, che estende i finanziamenti governativi fino a novembre. Tuttavia i tempi strigono e il Congresso ha tempo fino alla mezzanotte di sabato per varare delle misure tampone in grado di prolungare i finanziamenti delle attivita’ federali, altrimenti lo shutdown potrebbe iniziare gia’ domenica.
Intanto il prezzo del Brent continua a puntare verso i 100 dollari al barile, anche se giovedì è scivolato dell’1,4% per chiudere a New York sotto I 96 dollari, dopo aver toccato in precedenza i 97 dollari al barile. E il Wti è salito fino a 95 dollari prima dell’apertura di Wall Street, un valore che non si vedeva dall’agosto 2022, per poi ‘sgonfiarsi’ fino a scendere sotto i 92 dollari.
“Il recente rally dei prezzi del petrolio si è interrotto durante la notte“, afferma in una nota la National Australia Bank. “La riunione dell’Opec di mercoledì 4 ottbre della prossima settimana rappresentera’ un importante aggiornamento per il mercato con una crescente probabilita’ che i tagli volontari alle forniture da parte di Aramco vengano ridotti”. Anche l’obbligazionario resta una spina nel fianco dei mercati, con i rendimenti dei Treasury a 10 anni, che ieri sono avanzati fino a un massimo del 4,68%, il top da 16 anni, per poi assestarsi stamane al 4,6%.
In aumento i rendimenti dei gilt britannici a 10 anni al 4,54%, mentre il tasso del Bund decennale tedesco ha raggiunto un nuovo massimo da un decennio del 2,96%. Anche il rendimento dei titoli a 10 anni dell’Italia è salito al 4,95%, il livello più alto dal 2013. Gli investitori riflettono cosi’ il loro timore per i maggiori deficit di bilancio di Italia e Francia. Il governo Meloni ha gia’ annunciato che il deficit pubblico quest’anno sarà pari al 5,3% del Pil, sopra il target del 4,5% fissato ad aprile.
Intanto, i future sull’EuroStoxx provano a salire, dopo che ieri le Borse europee, al termine di una giornata difficile, hanno trovato slancio nel finale di seduta, chiudendo positive, dopo che i dati preliminari di due delle maggiori economie della zona euro hanno mostrato un rallentamento dell’inflazione. In Germania i prezzi al consumo hanno frenato al 4,3% su base annua a settembre, in calo rispetto al 6,4% del mese precedente e al di sotto dell’atteso 4,5%. Anche l’inflazione spagnola si e’ attestata al 3,2%, sotto le aspettative.
Oggi usciranno i dati sull’inflazione dell’Eurozona, previsti in rallentamento dal 5,2% al 4,5%. Per gli analisti questo significa che la Banca Centrale Europea, la quale nella sua ultima riunione ha rialzato i tassi di interesse al massimo storico del 4%, potrebbe essere giunta alla fine del suo ciclo di rialzo dei tassi, anche se che i costi di finanziamento rimarranno su livelli elevati per un periodo prolungato e dunque occorrererà che l’inflazione scenda ancora parecchio prima che vengano presi in considerazione dei tagli dei tassi. Sempre ieri lo spread tra Btp italiani e i Bund tedeschi ha chiuso in calo a 194,4 punti dopo aver toccato nell’intraday quota 200, tornando ai livelli di inizio anno, dopo il varo della Nadef da parte del governo.
Intanto il biglietto verde continua a macinare guadagni, con l’euro che resta sotto 1,06 e lo yen a 149,49 per dollaro, pericolosamente vicino a quota 150, considerata un potenziale stimolo all’intervento delle autorità giapponesi. In compenso lo yuan offshore si è leggermente rafforzato, mentre il won sudcoreano ha guadagnato lo 0,1%, anche se gli scambi sono ridotti per le festività sui mercati cinesi, che si prolungheranno anche la prossima settimana. E i prezzi dell’oro si preparano al calo mensile più forte da febbraio, attestandosi attorno ai minimi di sei mesi. L’oro spot è poco mosso a 1.864,70 dollari l’oncia.