“Musica Suono Immagini Movimento” è il titolo dell’evento che la Fondazione EBRI “Rita Levi-Montalcini” organizza come partner della “Notte europea dei ricercatori 2023”. L’intento principale è approfondire gli effetti di suono e immagine sul nostro cervello. L’appuntamento è domani, 29 settembre, alle 18.30 nel Chiostro del Commendatore presso il complesso monumentale di Santo Spirito in Saxia. Antonino Cattaneo, presidente della Fondazione EBRI, dialogherà con numerosi esponenti del mondo accademico.
Tra i presenti non mancherà un musicista di fama, il compositore e direttore d’orchestra Franco Piersanti, autore di numerose colonne sonore per il cinema e la tv con incursioni nel mondo del teatro. E’ proprio Piersanti a introdurci alla serata: “La rappresentazione della realtà da parte dell’uomo – fin dai graffiti sulle pareti delle caverne e poi a seguire tutta l’arte pittorica – ha raccontato momenti della vita e della storia provocando l’immaginazione anche attraverso un unico fotogramma. Con l’avvento della fotografia e del cinema si va oltre la cristallizzazione dell’evento creato con il disegno e la pittura. Con l’immagine in movimento, il ritmo e racconto si fa diversamente complesso ed emozionante. Sommando il ritmo, la complessità poliedrica, formale e melodica e coloristica della musica, si è generato un potenziale infinito che ha aperto orizzonti incredibili all’emotività dell’essere umano”. La capacità di percepire e apprezzare la musica è una caratteristica umana innata mentre la possibilità di comunicare idee complesse e stati emotivi rappresenta uno dei risultati più importanti dell’evoluzione. A questo scopo, il cervello umano ha sviluppato circuiti specializzati capaci di decodificare aspetti del parlato, della musica e delle immagini. Queste zone celebrali sono distanti ma collegate da una serie di strutture che si potenziano vicendevolmente.
Ogni arte documenta questo rapporto tra musica e immagini. Kandinsky parte dal colore abbinandolo a precisi strumenti musicali e frequenze sonore. Debussy utilizza il suono per evocare scenari mentre la “musica a programma” tratteggia spazi e luoghi fisici con le note. Vediamo allora come musica e immagine possano concorrere, influenzandosi reciprocamente e conducendo a una percezione unica e totalizzante. Così accade anche nella scrittura di musica per il cinema. Federico Fellini e Nino Rota, legati da una profonda amicizia e da uno storico sodalizio lavorativo, si sedevano insieme, vicino al pianoforte. Fellini narrava all’amico le vicende del film, descrivendo clima e ambientazioni. Rota ascoltava attento e iniziava a improvvisare melodie che nascevano dalle sollecitazioni del regista. In seguito, il compositore lavorava su quelle suggestioni sino a proporre una soluzione definitiva.
Nel nostro piccolo, l’esperienza conferma tutto questo. Quante volte, ascoltando una melodia, riemergono i ricordi di un evento? La canzone del primo incontro con l’amata, i suoni (e i silenzi) che accompagnano i luoghi che visitiamo… Le neuroscienze da lungo tempo provano a spiegare tutto questo: la potenza evocatrice del suono e il rapporto con l’immagine, i processi che avvengono nel cervello umano quando riconosce e memorizza pattern melodici, che cosa accade in seguito ad ascolti ripetuti, l’effetto dei silenzi, i diversi piani percettivi. Anche in questo campo i progressi sono innumerevoli e non riguardano solo l’accademia ma noi tutti che viviamo in un’epoca dove l’immagine è assoluta protagonista del nostro quotidiano.