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Varianti genetiche dei Neanderthal e Covid: una spada a doppio taglio

Set 26, 2023

La pandemia di Covid-19 ha messo il mondo a dura prova, spegnendo milioni di vite e causando malattia anche grave in un numero ancora maggiore di individui. Mentre gli scienziati continuano a svelare i misteri del virus, è emersa una scoperta affascinante: il ruolo delle varianti genetiche dei Neanderthal nell’influenzare il rischio e la gravità del Covid-19.

A fare luce su come alcune di queste varianti influenzino tale rischio sono stati per primi i ricercatori presso il Karolinska Institutet e il Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology. In particolare, è emerso come un importante fattore di rischio genetico è correlato ad alcune varianti genetiche in una regione del cromosoma 3: varianti specifiche di questa regione aumentano notevolmente il rischio di insufficienza respiratoria e morte. In uno studio innovativo pubblicato nel 2020, i ricercatori citati, guidati dal Nobel Svante Paabo, dimostrarono che il fattore di rischio genetico corrispondente a quelle varianti di sequenza è ereditato dai nostri antichi parenti, i Neanderthal. La presenza di tali varianti contribuisce a spiegare perché alcuni individui sono più vulnerabili al Covid-19 grave, e dimostra ancora, se ce ne fosse bisogno, che l’incrocio tra gli esseri umani primitivi e i Neanderthal migliaia di anni fa ha avuto un impatto duraturo sulla nostra specie.

Questo risultato è quanto è stato elegantemente ritrovato dallo studio dell’Istituto Mario Negri, insieme al ruolo dei gruppi sanguigni nel determinare il rischio di infezione e malattia grave e a quello di altre varianti, non ancora caratterizzate funzionalmente; non si è affatto provato che i morti della Val Seriana sono stati causati dal Dna Neanderthal, come incautamente si è prima dato a intendere e si è poi abbondantemente diffuso fra il pubblico. Del resto, nessuno ha dimostrato che le varianti Neanderthal in questione siano più abbondanti in val Seriana che nel resto dell’Italia, e sarebbe ben strano che fosse così, visto che già il lavoro del 2020 ha documentato come la “variante Neanderthal” si trova circa nel 16 per cento degli europei e nel 50 per cento degli asiatici. Il rischio ad esse associato non è peraltro nulla più che uno dei tantissimi fattori causali in grado di spiegare perché alcuni individui hanno conseguenze peggiori dall’infezione, in un quadro generale in cui bisogna capire che il rischio genetico associato a singole varianti, Neanderthal o no, è limitatissimo rispetto ad altri fattori ben più importanti – età, obesità, diabete e condizione socioeconomica, tanto per fare alcuni esempi niente affatto esaustivi.

Dunque l’idea che l’eredità genetica dei Neanderthal possa spiegare le migliaia di morti della Val Seriana è un’idea balzana e indimostrata, peraltro non sostenuta dai dati; ma la cosa che val qui di ricordare in aggiunta è che nel 2021, un anno dopo il lavoro originale su Nature, Paabo e collaboratori pubblicarono un nuovo lavoro su PNAS, in cui dimostrarono come mentre certe sequenze Neanderthal sul cromosoma 3 aumentano il rischio di Covid-19 grave, altre varianti Neanderthal offrono protezione. Queste varianti, situate sul cromosoma 12 e presenti in oltre il 50 per cento degli europei, riducono il rischio di terapia intensiva in caso di infezione da virus Sars-CoV-2 di un valore in media pari al 20 percento. I geni nella regione sul cromosoma 12 caratterizzata dalle varianti Neanderthal sono chiamati geni OAS, e regolano l’attività di un enzima responsabile della degradazione del genoma virale. La “variante Neanderthal” di questo enzima sembra essere più efficiente, fornendo agli individui una protezione migliorata contro la malattia grave.

È interessante notare che la variante genetica protettiva sul cromosoma 12 è aumentata in frequenza dall’ultima era glaciale. Oggi, circa la metà delle persone al di fuori dell’Africa porta questa variante. Ciò suggerisce che la variante sia stata molto favorevole già in passato, fornendo un vantaggio evolutivo a coloro che la possedevano, probabilmente proprio nel contrastare l’azione di virus a Rna.

Questi e altri simili risultati mettono in luce la natura duale della nostra eredità genetica antica. I Neanderthal ci hanno fornito sia varianti genetiche che aumentano il rischio di Covid-19 grave, sia varianti che offrono protezione. È una spada a doppio taglio, come a suo tempo hanno scritto i ricercatori di Stoccolma, che influenza la nostra risposta al Sars-CoV-2 in modo complesso.

E i poveri morti della Val Seriana non erano in media più Neanderthal di nessun altro italiano, fino a prova contraria e nonostante certe favolette che i politici, più che i ricercatori, amano raccontare a se stessi ed ai propri elettori. Proprio come Remuzzi stesso conferma, chiarendo che i titoli di giornale che per giorni ci hanno perseguitato avevano origine da “un’equivoco”.

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