I furti rappresentano probabilmente il principale ostacolo alla diffusione del ciclismo urbano, soprattutto quello delle e-bike. Purtroppo il problema non è di facile soluzione e trovarne una universalmente valida equivarrebbe a estrarre la spada nella roccia.
In realtà qualcuno sembra esserci già riuscito, precisamente una studentessa olandese di design chiamata Milou Bergs, ma nessuno sembra interessato ad applicare la sua invenzione. Sprechi insensati a parte, il risultato che a livello ideale si dovrebbe ottenere è qualcosa di vicino al mondo degli scooter, che hanno i loro parcheggi e si auto-proteggono grazie al loro peso. Per le bici purtroppo non può valere lo stesso discorso, la leggerezza è fondamentale e anche pochi chilogrammi in più possono pregiudicare la guidabilità del mezzo.
Gli antifurti integrati
Negli anni sono stati proposti tantissimi tipi di antifurti e altrettante soluzioni per allontanare i ladri e ritrovare la bici rubata (vedi GPS), così tanti che bisognerebbe parlarne in un articolo a parte.
Un filone interessante però è rappresentato dai sistemi che integrano l’antifurto nella bici e di cui ormai ne esistono diversi esempi. Uno dei più famosi è probabilmente il tutto italiano Frameblock, prodotto da Milano Bike e progettato in modo da contenere una specie di U-lock nel telaio della bici.
La stessa idea l’hanno avuta un gruppo di ragazzi cileni che una decina di anni fa fecero uscire una campagna crowdfunding per la loro bici, Yerka. La raccolta fondi andò bene e da un po’ di tempo possiamo vedere la bicicletta in vendita on-line: proprio in questi ultimi mesi è arrivata la quarta versione.
Yerka, il funzionamento
Come funziona Yerka? Dicevamo che si tratta di un modello che segue il filone dell’antifurto integrato, dove quindi la bici stessa diventa un sistema di difesa. Nel caso di Yerka il risultato è ottenuto grazie a una particolare lavorazione del tubo obliquo, che può essere piegato trasversalmente in due punti e abbracciare così un palo di supporto.
Nonostante l’apparenza complicata, il funzionamento è in realtà piuttosto semplice: al centro del tubo obliquo c’è una cover circolare che va abbassata per aprire un giunto; una volta aperto possiamo dividere il tubo in due parti e farle ruotare perpendicolarmente sul fianco della bici, come a formare di rettangolo. L’elemento lungo che serve a chiudere il rettangolo si ricava estraendo il tubo reggisella, che verrà poi utilizzato per collegare le due porzioni l’una all’altra.
Fonte: YerkaYerka V4 è la nuova versione della nota bici antifurto cilena
Con questo sistema è possibile assicurare le bici a un palo senza che si renda necessario l’utilizzo di un antifurto esterno; anche nel caso in cui si riuscisse a rubare, il veicolo sarebbe inutilizzabile perché il lucchetto blocca la pedivella centrale. Come detto in precedenza, l’idea è estremamente interessante e probabilmente rappresenta una delle direzioni che prenderanno i sistemi di antifurto nel futuro. Tuttavia i punti critici ci sono e bisogna esserne consapevoli prima di buttarsi nell’acquisto.
Punti critici
Ricordiamoci sempre che le idee emergono dal contesto, e che internet appiattisce questa loro caratteristica. Alcune soluzioni possono essere valide in specifici Paesi e non in altri. A volte il motivo sta dietro questioni molto banalmente normative, altre volte dietro usanze culturali oppure condizioni architettoniche. Ecco perché, soprattutto in materia di ciclismo urbano, sono le normative che dovrebbero seguire i contesti e non viceversa.
Nel caso di Yerka il problema deriva dal fatto che l’antifurto integrato funziona praticamente solo con i pali, che tra l’altro non devono oltrepassare un preciso diametro. Non conosco il Codice della Strada cilena, ma in Italia legare la bici ai pali è teoricamente illegale, per quanto venga tollerato. Tuttavia dotarsi di una bici che offra solo questa possibilità potrebbe rivelarsi un problema e anche trovando un palo adatto forse saremmo in ansia sia per l’eventuale multa più che per i ladri.
Certo, nulla vieta di usare un ulteriore antifurto esterno come una catena per legare la bici a una classica rastrelliera, ma sarebbe un po’ un controsenso, non trovate?
Altro punto critico è la comodità d’uso, perché mettere e togliere in continuazione il tubo reggisella potrebbe alla lunga risultare pesante. Inoltre il sistema non protegge gli elementi più esposti come la ruota anteriore, ancora soggetta a possibili tentativi di furti.
Prezzo e disponibilità
La nuova versione di Yerka, la V4, si distingue soprattutto per il design più sportivo rispetto agli altri modelli della start-up, ma il principio di funzionamento del sistema rimane lo stesso. Viene proposta in due versioni (acquistabili direttamente sul sito ufficiale), con e senza sospensioni, a un prezzo bisogna dire molto competitivo perché parliamo di 899$ (824 euro circa).
Per essere una muscolare non è un peso piuma, con il sistema di sospensioni siamo sui 15 kg, senza arriviamo poco sopra i 12 kg.
Per ora non se ne vedono ancora in giro, riuscirà la nuova versione di Yerka a farsi strada anche nel mercato europeo?