AGI – Dalla provincia, con il bel calcio messo in mostra con Empoli e Udinese, alle panchine di lusso di Roma (due volte), Zenit San Pietroburgo e Inter fino alla definitiva consacrazione al Napoli, guidato allo storico terzo scudetto: è lunga la strada che ha portato Luciano Spalletti a diventare il ct della Nazionale italiana.
A 64 anni porterà sulla panchina azzurra una visione innovativa, un 4-3-3 simile in partenza a quello di Roberto Mancini ma capace di aggiustamenti in corsa, e ovviamente un carattere polemico che il tecnico di Certaldo dovrà provare a smorzare su una panchina istituzionale.
Spalletti ha avuto una discreta carriera di calciatore iniziata nella giovanili della Fiorentina e terminata a Empoli, club sulla cui panchina ha debuttato a 33 anni come allenatore ottenendo una promozione in B, la vittoria della Coppa Italia di serie C e subito dopo la Serie A.
In seguito ha allenato Sampdoria, Venezia, Udinese e Ancona. La svolta arriva con la seconda esperienza a Udine, in cui guida i bianconeri a storica qualificazione in Champions League. Poi arrivo’ la Roma, tra 2005 e 2009, con tre secondi posti, due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana e l’invenzione di Totti centravanti.
Dimessosi in polemica con la società se ne va all’estero allo Zenit San Pietroburgo e tra il 2009 e il 2014 ha conquista due campionati, una Coppa e una Supercoppa di Russia. Nel 2016 il ritorno alla Roma (al posto, ironia del destino, di Rudi Garcia) si apre con un sontuoso girone di ritorno con 14 vittorie, 4 pareggi e una sconfitta ma l’anno successivo a far notizia sono soprattutto i dissidi con Francesco Totti.
Anche nella successiva esperienza all’Inter, il ritorno dei nerazzurri in Champions League dopo sette anni è in parte offuscato la stagione successiva dallo scontro con il capitano Mauro Icardi: a fine 2019 arriva l’esonero e, dopo due anni sabbatici, la chiamata del Napoli nel maggio 2021.
Con gli azzurri alla seconda stagione arriva uno scudetto trionfale ma la chiusura è tra i veleni con il presidente Aurelio De Laurentiis, dall’opzione di prolungamento esercitata dal club con una Pec alla decisione di Spalletti di lasciare e di prendersi una pausa. Finché le dimissioni di Roberto Mancini non gli hanno spalancato un’altra porta azzurra, quella della Nazionale.
AGI – Dalla provincia, con il bel calcio messo in mostra con Empoli e Udinese, alle panchine di lusso di Roma (due volte), Zenit San Pietroburgo e Inter fino alla definitiva consacrazione al Napoli, guidato allo storico terzo scudetto: è lunga la strada che ha portato Luciano Spalletti a diventare il ct della Nazionale italiana.
A 64 anni porterà sulla panchina azzurra una visione innovativa, un 4-3-3 simile in partenza a quello di Roberto Mancini ma capace di aggiustamenti in corsa, e ovviamente un carattere polemico che il tecnico di Certaldo dovrà provare a smorzare su una panchina istituzionale.
Spalletti ha avuto una discreta carriera di calciatore iniziata nella giovanili della Fiorentina e terminata a Empoli, club sulla cui panchina ha debuttato a 33 anni come allenatore ottenendo una promozione in B, la vittoria della Coppa Italia di serie C e subito dopo la Serie A.
In seguito ha allenato Sampdoria, Venezia, Udinese e Ancona. La svolta arriva con la seconda esperienza a Udine, in cui guida i bianconeri a storica qualificazione in Champions League. Poi arrivo’ la Roma, tra 2005 e 2009, con tre secondi posti, due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana e l’invenzione di Totti centravanti.
Dimessosi in polemica con la società se ne va all’estero allo Zenit San Pietroburgo e tra il 2009 e il 2014 ha conquista due campionati, una Coppa e una Supercoppa di Russia. Nel 2016 il ritorno alla Roma (al posto, ironia del destino, di Rudi Garcia) si apre con un sontuoso girone di ritorno con 14 vittorie, 4 pareggi e una sconfitta ma l’anno successivo a far notizia sono soprattutto i dissidi con Francesco Totti.
Anche nella successiva esperienza all’Inter, il ritorno dei nerazzurri in Champions League dopo sette anni è in parte offuscato la stagione successiva dallo scontro con il capitano Mauro Icardi: a fine 2019 arriva l’esonero e, dopo due anni sabbatici, la chiamata del Napoli nel maggio 2021.
Con gli azzurri alla seconda stagione arriva uno scudetto trionfale ma la chiusura è tra i veleni con il presidente Aurelio De Laurentiis, dall’opzione di prolungamento esercitata dal club con una Pec alla decisione di Spalletti di lasciare e di prendersi una pausa. Finché le dimissioni di Roberto Mancini non gli hanno spalancato un’altra porta azzurra, quella della Nazionale.