AGI – Da settimane, complice la ripresa a pieno regime del turismo dopo tre estati caratterizzate da flussi minori per la pandemia di Covid, è divenuta nuovamente palese la difficoltà del servizio Taxi nelle città d’arte e nelle metropoli italiane. Oltre le foto e i post social degli utenti finiti a fare una lunga coda in cerca di una vettura bianca di fonte a stazioni ferroviari, monumenti e aeroporti, c’è un dato di partenza ineludibile: il numero delle licenze in circolazione.
La consistenza del parco vetture, seppur rinnovata con l’introduzione graduale nella flotta di veicoli ibridi, appare sostanzialmente ferma da anni.
Secondo i dati Istat nel 2021 erano in circolazione 22.723 Taxi nei comuni capoluogo di provincia, con una variazione di appena 30 vetture in più rispetto alla rilevazione analoga del 2016. I dati dell’Autorità di Regolamentazione dei trasporti censiscono attorno alle 7.700 licenze attive a Roma, circa 4.800 a Milano, quasi 2.400 a Napoli, 1.500 a Torino, poco più’ di 700 ciascuna a Firenze e Bologna, circa 320 a Palermo. Tabelle alla mano: a Roma ci sono 27,4 licenze ogni 10mila abitanti, a Milano 35,6, a Torino 17,5. Sono numeri non al passo con quanto accade nelle principali città europee, dove in alcuni casi il servizio è stato maggiormente liberalizzato. A Londra, censisce il sito del governo, ci sono 14.600 licenze per gli iconici cab neri e poi 80mila guidatori di noleggio privato. A Parigi uno studio del 2018 del ministero della Transizione Ecologica francese riporta 17.500 licenze attive.
La legge quadro del 1992 in tema di autoservizi pubblici non di linea individua in capo ai Comuni la determinazione del numero di veicoli da adibire al servizio Taxi attraverso bandi pubblici. Negli ultimi anni diversi esecutivi nazionali e alcune amministrazioni locali hanno tentato di approcciarsi al dossier. C’è stato chi ha proposto un aumento delle licenze, chi la possibilità di una doppia guida sulla stessa vettura. La categoria però ha risposto con scioperi, manifestazioni e raduni di auto bianche, ribadendo con diverse sfaccettature tra le numerose sigle sindacali la contrarietà a un aumento del numero licenze, che comporterebbe un aumento della concorrenza e una riduzione del loro valore. I tassisti da anni chiedono anche una regolamentazione più stringente per servizi di noleggio con conducente o di quelli offerti dalle piattaforme digitali di guida con autista come Uber. Ieri intanto Palazzo Chigi ha fatto sapere che il governo nei prossimi giorni affronterà il problema del servizio Taxi con “una soluzione improntata all’efficienza e trasparenza nei confronti del cittadino, all’equità per i tassisti e al rispetto delle regole del mercato”.