Lo stile di vita neolitico, basato sull’agricoltura piuttosto che sulla caccia e sulla raccolta, emerse nel Vicino Oriente circa 12.000 anni fa. Questa rivoluzione neolitica ha contribuito profondamente allo stile di vita moderno, consentendo alle persone di produrre e conservare cibo in più e portandole a sviluppare nuovi costumi sociali basati sull’accumulo di beni, con la conseguente possibilità di formare gerarchie sociali stabili. Dopo essersi diffuse in tutta l’Europa occidentale, le società stanziali divennero più complesse, come testimonia il loro mondo funerario. Ad esempio, la regione del Bacino di Parigi, nel nord della Francia moderna, è nota per i suoi siti funerari monumentali costruiti per quelli che si pensa fossero i membri “elitari” della società. In questo contesto, una nuova ricerca si è concentrata su un particolare sito funerario noto come Les Noisats, uno dei più grandi siti neolitici senza monumenti di questa regione, con sepolture risalenti al 6000 a.C. circa.
I ricercatori del laboratorio PACEA di Bordeaux, in Francia, e dell’Istituto Max Planck per l’antropologia evolutiva di Lipsia, in Germania, hanno ottenuto un risultato eccezionale dall’analisi del genoma degli individui sepolti, appena pubblicato su Nature: è stato possibile collegare quasi tutti gli individui fra loro, ricostruendo due grandi alberi genealogici che aprono una finestra sulla vita delle famiglie benestanti in una comunità preistorica. Nel loro studio i ricercatori hanno analizzato i dati relativi al DNA antico dell’intero genoma di 94 individui sepolti a Gurgy congiuntamente ai valori del rapporto isotopico dello stronzio per ottenere una datazione precisa, alla sequenza del DNA mitocondriale (che si trasmette per via materna) e del cromosoma Y (lignaggio paterno) e all’età alla morte ricavata dall’analisi osteologica. I ricercatori sono riusciti connettere 64 individui lungo sette generazioni in un pedigree e 12 altri individui su cinque generazioni in un secondo pedigree.
Non solo: una volta determinati i rapporti di parentela fra gli individui, la distanza delle sepolture è apparsa correlata a quella genetica, con gli individui degli stessi nuclei familiari e di generazioni successive disposti in tombe adiacenti, e con i due diversi gruppi imparentati disposti in “isole” non sovrapposte. Inoltre, mentre tutti i maschi nei due diversi gruppi imparentati sono risultati discendere l’uno dall’altro, per cui ogni generazione è risultata legata alla precedente in modo patrilineare, le madri della grandissima maggioranza dei defunti di Gurgy apparivano geneticamente non locali; nella comunità considerata, cioè, gli uomini locali hanno avuto figli con donne esterne al loro gruppo. Ancora: mentre gli adulti sepolti sono in forte eccesso individui di sesso maschile, fino ai 15 anni di età circa si osserva un rapporto bilanciato fra i sessi; questo rinforza l’evidenza che le donne di questi antichi territori paleolitici migrassero in altri gruppi non appena raggiunta la maturità sessuale, coerentemente con uno schema di esogamia femminile. Ancora, le nuove donne immigrate nella comunità erano imparentate tra loro solo alla lontana, il che indica che provenivano da una rete di comunità vicine piuttosto che da un solo gruppo vicino. Ciò supporta l’esistenza di una rete di scambio relativamente ampia e potenzialmente fluida, che comprende molti gruppi (compresi quelli più piccoli).
Infine, i due gruppi di parenti sepolti a Gurgy appaiono avere solo radi rapporti di parentela genetica, mediati da donne; questo potrebbe sia significare che donne di gruppi esterni, fra loro imparentate alla lontana, abbiano raggiunto il gruppo di Gurgy e siano entrate a far parte delle due diverse famiglie, sia alternativamente che vi siano parentele non rappresentate nei morti seppelliti a la Gurgy, per esempio mediate da uno strato sociale più basso, non rappresentato adeguatamente nei corpi ritrovati. Complessivamente, i dati indicano che almeno nella regione del cimitero di Gurgy e almeno per l’élite del luogo, si è precocemente stabilito nel neolitico un sistema sociale patrilineare ben determinato, con le donne a mediare gli scambi familiari, genetici e culturali fra gruppi diversi, in linea con molte prove indipendenti raccolte anche in altre comunità europee.