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Dal giustiziere dei parcheggi al piromane del cassonetto. Deriva di Roma o del romano?

Lug 5, 2023

Il confine tra ricerca della legalità e deriva del fai-da-te rischia di diventare sottile, nella città dove il rinvenimento di uno scheletro al Pigneto – scheletro di donna con collanina d’argento poggiata su quel che resta del collo – non sembra neanche più notizia degna di un sobbalzo, da tanto l’abitudine al non-stupore dilaga in ambiti impensabili: omicidi di giovanissimi, gabbiani e cinghiali in libertà, immondizia strabordante, persino serpenti in capannoni abbandonati o non lontani dai cumuli di monnezza. Per non dire del cosiddetto “decoro”, non pervenuto presso molti quartieri. Il confine è sottile, se si guardano due fatti apparentemente slegati ma che parlano di un malessere, di un disagio, forse anche di un contagio di comportamenti al limite tra auto-difesa e vandalismo.

 

C’è infatti il fuoco appiccato ai cassonetti stracolmi, nella lista di eventi che, in una settimana, danno a Roma la veste di matrona triste sul cui suolo chiunque può decidere di fare quello che pensa sia necessario, vista l’inazione presunta del potere pubblico. “Brigate di cittadinanza”, avrebbe detto un mese fa Beppe Grillo (che poi si è rifugiato in argomenti meno forieri di polemica): gruppi o singoli auto-giustizieri che, assieme al cassonetto, chissà, rovesciano a terra la propria rabbia di non essere visti mentre chiedono con insistenza l’intervento delle autorità preposte. Un cassonetto bruciato nel buio non risolve il problema dei rifiuti, ma è come se l’avvitamento verso un modello del “faccio e posto dunque sono” avesse preso piede nelle vie dove pure è comprensibile il fastidio per la monnezza inevasa.

 

E il confine è sottile anche tra azioni di pesantezza diversa sul medesimo fronte dei rifiuti, se è vero che, anni fa, l’attore Alessandro Gassmann scendeva in strada per pulire l’immondizia davanti a casa sua al grido di #Romasonoio. Non era lui, Roma, come non lo sono, oggi, i piromani del cassonetto. Come non lo è l’uomo che nottetempo scrive con lo spray le due parole “Free parksulla fiancata delle macchine parcheggiate male, in seconda fila o nel posto riservato alle persone diversamente abili. Tu sei un vandalo del parcheggio? E lui ti punisce con un altro atto vandalico che è non uguale e contrario, vista la sproporzione tra azione e reazione, improntata a una sorta di Far West delle intenzioni: se i vigili urbani battono la fiacca e sono più introvabili dei taxi, allora faccio io. Non chiamiamola civiltà. La tendenza a correre verso il suo opposto si percepisce, e non è una bella sensazione. 

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