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“L’uomo non è ancora una preda per i lupi, ma si sono avvicinati”

Giu 17, 2023

AGI – L’ultimo video arriva da Pian di Melosa, piccolo centro toscano a pochi chilometri da Pontassieve. Lo ha girato un residente e mostra una daina completamente divorata, solo la testa non è stata toccata come parte finale delle zampe. I resti in un lago di sangue sull’asfalto di una strada centrale del paese.

Si vedono case ovunque e piccole stradine che si biforcano, macchine parcheggiate fuori dai cancelli. Pochi metri più in là, tracce di interiora dell’animale che a occhi e croce sarà pesato un’ottantina di chili. Un esemplare grande, sbranato probabilmente dopo un lungo inseguimento: una daina minacciata da un predatore vola tra alberi e rocce, è imprendibile. A bloccarla, probabilmente non un solo animale, che non riuscirebbe a raggiungerla e forse nemmeno a mangiarla tutta in una volta.

I lupi sono tra noi

I lupi sono tra noi. Non più nelle foreste disabitate delle montagne. Sono vicini, tra le case. Qualche settimana fa sui social e poi sui siti dei giornali era arrivato un altro video, girato da dentro un’auto a Sassoferrato, provincia di Ancona. Un lupo che correva all’alba per una via centrale trascinando anche lì un daino appena ucciso.

A riprenderlo, il telefonino di un signore che al volante ha seguito l’animale per alcuni minuti. Il lupo non ha mai mollato la preda, e appena ha potuto è uscito dalla carreggiata per entrare in un campo e finire il suo pasto. Anche qui, nessuna paura dell’uomo o dell’auto, o delle case di città.

Cosa succede se un lupo incontra un uomo (o, peggio, un bambino)?

La domanda nasce spontanea: ma se al posto di daini, caprioli o gatti (altro video diventato virale è quello di un lupo che nel cuore della notte attraversa viale Caravaggio, la strada principale di Porto Ercole, provincia di Grosseto, con un grosso gatto in bocca, anche qui incurante dell’auto che lo insegue per alcune centinaia di metri) un lupo solitario o un branco incappa in un bambino che va a scuola, un anziano che torna dal bar o anche un adulto che esce di casa all’alba per andare al lavoro? Se un lupo incrocia un uomo, lo attacca? Un branco di lupi può spingersi tra le case di un paese per cercare una preda, una preda umana?

Gli attacchi a stalle, recinti di pecore, mucche o cavalli ormai non fanno più notizia nemmeno sui giornali locali. Ma gli uomini sono già prede potenziali senza saperlo? “No – risponde secco Filippo Zibordi, zoologo, esperto di fauna alpina e coordinatore del Master Fauna HD dell’Università dell’Insubria – i lupi cacciano animali, anche cani che abitano nei paesi, ma verso l’uomo nutrono ancora diffidenza, non si avvicinano, non lo percepiscono come una preda”.

Sono vicini, i lupi, sempre più vicini. Lo scorso 21 maggio un esemplare si è avvicinato a una donna che stava a passeggio con il cane a Palombaro (Chieti).  Sembrava non avere intenti minacciosi. Ma in un attimo ha azzannato il cane della donna e lo ha trascinato via in una radura prima di scomparire. La scena è stata filmata.

“Eppure – spiega ancora Zibordi – non abbiamo evidenze scientifiche che invece dei cani o dei gatti i lupi potrebbero aggredire le persone. Al momento questa non è una possibilità. Certo, i lupi sono tornati (secondo l’ultima indagine dell’Ispra in Italia ce ne sarebbero tra i 3 e i 4 mila esemplari, ndr) e si sono avvicinati ai paesi, ai centri abitati, attratti dai rifiuti e appunto dagli animali di città. Questo è un fatto che non dobbiamo sottovalutare. Anzi – aggiunge lo studioso – dobbiamo dissuadere i lupi. Curando la raccolta di rifiuti organici e non lasciando animali domestici fuori casa la notte. Penso ai cani alla catena o anche liberi nei giardini delle case in zone di presenza dei lupi. Quelli sono richiami formidabili per i branchi. Il cane è visto dal lupo come una preda facile e anche un competitor nel controllo del territorio. Ma l’uomo no, non è ancora una preda accessibile”.

I 7 passi dell’escalation

Una decina d’anni fa il biologo canadese Valerius Geist, professore di scienze ambientali all’Università di Calgary, scomparso nel 2021, teorizzò i ‘7 passi dell’escalation’ della minaccia dei lupi nei confronti dell’uomo.

Secondo lo scienziato, il fatto che i lupi sembrino così innocui è semplicemente dovuto al fatto che sono stati praticamente sterminati dall’inizio del XX secolo e che gli abitanti del Canada sono sempre stati ben armati. Geist scrisse un ‘paper’ sul tema, che ancora oggi gira molto tra studiosi e addetti ai lavori. 

Il primo segnale: le prede del bosco

Cacciatori, lavoratori forestali, geometri, cercatori, cacciatori, camionisti e altri gruppi professionali uccidono i lupi prima che causino danni. “Ma i lupi attaccheranno. Non all’improvviso. Esistono varie fasi di assuefazione all’uomo”, scriveva il biologo. Sette, per la precisione. I primi segnali sono caprioli, cervi e altre prede. Se si trovano sempre più spesso nei villaggi o nelle città, lo fanno perché sono in fuga dai lupi.

Il secondo segnale: gli ululati

Nella seconda fase, i lupi si avvicinano alle abitazioni umane soprattutto di notte, secondo la teoria di Valerius Geist. Questo può essere riconosciuto, tra l’altro, dall’abbaiare dei cani o dall’ululato instancabile di un lupo. Sorvegliano le persone e imparano rapidamente fino a che punto possono spingersi.

Il terzo segnale: visibili anche di giorno

Secondo lo studioso canadese la terza fase inizia quando i lupi si fanno vedere anche di giorno. Attualmente – scriveva il professore – questo accade quasi ogni giorno nel Meclemburgo-Pomerania occidentale. Osservano le persone mentre svolgono le loro faccende quotidiane e semplicemente le osservano mentre imparano, ad esempio, ad aprire i cancelli del giardino.

Il quarto segnale: attacco ai cani

Nel quarto stadio, i lupi non possono più essere trascurati. Attaccano cani e animali da cortile anche di giorno, anche se si trovano nelle immediate vicinanze delle case. Si avvicinano a terrazze e giardini. E qui siamo forse ai video delle ultime settimane in alcuni centri dell’appennino o della maremma.

Il quinto segnale: lo sguardo dalla finestra

Il quinto livello è ancora più palese. In questa fase, ad esempio, i motociclisti vengono spostati e inseguiti oppure vengono feriti animali da allevamento di grandi dimensioni come i bovini. Vengono trovati con orecchie strappate, code tagliate a metà o genitali mutilati. Secondo Valerius Geest, può accadere che un lupo guardi attraverso la finestra del soggiorno.

Il sesto segnale: l’inganno

Lo stadio VI si raggiunge quando i lupi sembrano essere addomesticati nelle immediate vicinanze di un umano. Spingono le carrozzine con il naso, tirano i vestiti o a volte pizzicano le braccia. Possono essere allontanati con grida e saluti, ma non scappano lontano. Tutto sembra divertente. In realtà, stanno appena iniziando a individuare gli esseri umani come prede e a testare come reagirebbero agli attacchi.

Il settimo segnale: è troppo tardi

Il settimo stadio è l’attacco diretto e premeditato all’uomo. Uno stadio che oggi appare lontano. Ma forse non più invisibile in prospettiva. Aggiunge Zibordi: “La novità di questi ultimi mesi o anni è che i lupi sono aumentati e si sono avvicinati incidentalmente alle città, anche per esempio per il proliferare dei cinghiali che invece nelle città abitano stabilmente, il caso di Roma è noto. Segnali che vanno colti senza allarmismi e seguiti con attenzione”. 

Chiosa Massimo Comparotto, presidente dell’associazione animalista Oipa: “Occorre favorire una serena convivenza senza generare allarmi, anche mediatici, e senza diffondere fake news al riguardo. Una coscienza civile e un sistema giuridico sempre più attenti al tema del benessere e della tutela animale dettano invece scelte e comportamenti di buonsenso che possono aiutare una convivenza rispettosa con. Non dimentichiamo che il lupo è un animale schivo, non pericoloso per l’uomo”.

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