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Addio a Silvio Berlusconi: la passione per le auto

Giu 12, 2023

Tra le auto di Silvio Berlusconi non ci sono mai stati modelli di lusso sportivi e potenti, non si è mai dichiarato un grande amante delle supercar da urlo. Oggi ci lascia un imprenditore e politico tra i più amati e odiati nella storia italiana. Un grande cambiamento, la sua scomparsa segna la fine di un’epoca.

Che auto amava

Tra i modelli che Silvio Berluscono preferiva, c’erano sicuramente le auto d’epoca e due vetture che lo hanno accompagnato durante tutta la sua carriera. Silvio Berlusconi è deceduto oggi all’Opedale San Raffaele di Milano, a 86 anni, affetto da una malattia cronica per cui si stava curando da tempo.

Senza dubbio uno dei politici italiani più importanti, che più ha fatto discutere, oltre che uno dei maggiori imprenditori a livello europeo. Uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo, con un patrimonio stimato intorno ai 7 miliardi di euro: vacanze costose e case di lusso, le abitudini di Silvio Berlusconi le conosciamo benissimo, ma al contrario di molti altri “ricconi” del panorama internazionale, non amava le supercar costose e potenti.

Quelle che preferiva erano le auto d’epoca di alta gamma. Nei momenti in cui abbiamo visto viaggiare Berlusconi, in genere si trovava a bordo dei veicoli blindati e oscurati di rappresentanza, insieme alle sue guardie del corpo. Per questo in realtà non abbiamo moltissime informazioni riguardanti invece le auto che possedeva l’imprenditore ed ex proprietario di Mediaset, ma sappiamo che ci sono due modelli che sono stati in assoluto i più apprezzati durante la sua vita e carriera.

Il primo a cui ci riferiamo è una Land Rover Classic del 1988 di sua proprietà, che tempo fa fu messa in vendita, riscuotendo un enorme successo, era inevitabile. Macchina che effettivamente è stata di proprietà di Berlusconi, ma moltissimi anni fa, nonostante è molto probabile che non sia mai stata guidata dall’uomo, visto che ha avuto sempre a disposizione un autista per gli spostamenti più rapidi. L’altra vettura che faceva parte delle auto blu di Berlusconi era una Audi A8, la sua preferita.

Silvio Berlusconi e gli interventi normativi sul settore auto

Anche nel settore auto Silvio Berlusconi ha lasciato il segno. Spesso ha lavorato nel piano normativo e fiscale, è intervenuto sulle modifiche delle norme del Codice della Strada, non sempre forse a favore degli automobilisti, ma i lavori svolti sono stati tanti. Facciamo qualche esempio:

patente e patentino: Berlusconi e il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti Pietro Lunardi hanno inserito il meccanismo della patente a punti per la prima volta in Italia, uno strumento ancora oggi molto efficace contro i comportamenti stradali più gravi e causa di incidenti e problemi nella viabilità. Un sistema entrato in vigore il 30 giugno del 2003, con altre norme di minore impatto. Altro intervento importantissimo fu quello riguardante l’adozione del patentino per i ciclomotori, ovvero il certificato di idoneità alla guida per i 14enni, adottato a partire dal 1° luglio 2005. Prima i giovani, al compimento dei 14 anni di età, potevano saltare in sella al loro motorino senza conoscere alcuna norma del Codice della Strada;
nulla da fare invece per la riforma al Codice della Strada in nessuno dei Governi Berlusconi. Ma anche oggi è un tema di cui si sta ancora discutendo. Sono state aggiornate negli anni diverse norme con provvedimenti parziali, intervenendo sulle tematiche più urgenti, senza provvedere a una revisione organica del testo legislativo che risale al 1993. Ora ci sta provando il ministro Salvini, come ben sappiamo;
altra promessa mai mantenuta riguarda l’abolizione del bollo auto, che infatti è una tassa che ancora oggi paghiamo tutti, a parte qualche rara eccezione grazie alle esenzioni introdotte. Si tratta di un tributo che porta un gettito fiscale pari a circa 6,5 miliardi di euro l’anno, essenziali per le casse delle Regioni, che molto probabilmente esisterà per sempre;
Silvio Berlusconi e il Ministro Lunardi, nel 2003, fecero modificare l’art. 142 del Codice della Strada, dando la possibilità ai gestori delle autostrade di alzare, in presenza di certe condizioni dell’infrastruttura, del traffico e del meteo, il limite massimo di velocità da 130 a 150 km/h. Sulla carta c’è tutto, ma nessuna società concessionaria ha mai messo in pratica la norma, per paura degli incidenti su strada. Anche su questo Matteo Salvini sta lavorando da tempo;
durante la sua carriera Berlusconi è stato più volte costretto ad aumentare le tasse a carico degli italiani, per necessità di bilancio dello Stato. Sono noti infatti i forti aumenti delle accise sui carburanti del 2011, per finanziare il Fondo unico per lo spettacolo, per fare fronte a un afflusso straordinario di migranti e altri. È stata introdotta anche un’altra tassa oggi molto odiata (e probabilmente con vita breve): il superbollo per le auto con potenza superiore a 225 kW, valore poi addirittura ridotto a 185 kW nel 2012, dal Governo Monti;
Berlusconi ha cercato anche di mettere ordine nel Codice delle Assicurazioni, introducendo l’indennizzo diretto del danneggiato da parte della propria compagnia, nel 2005;
le grandi opere: un tema a cui Berlusconi teneva particolarmente, perché era convinto che potessero offrire nuove opportunità ai lavoratori italiani e a tutte le imprese del Bel Paese. Parliamo del collegamento tra Calabria e Sicilia, nel 2002 Silvio Berlusconi aveva dichiarato: “Il Ponte di Messina questa volta si farà, lo garantiamo: porremo la prima pietra nel 2004 e lo concluderemo nel 2020”. Al momento ancora nulla di fatto, vedremo che cosa succederà nei prossimi anni. In ogni caso Berlusconi è sempre stato un fortissimo sostenitore delle grandi infrastrutture. Sono stati fatti passi da gigante in questo senso durante i suoi governi, per esempio possiamo citare i lavori per la creazione della terza corsia sul Grande raccordo anulare di Roma, ma anche per il passante di Mestre (VE), per la Variante di valico tra Bologna e Firenze, per gli importanti lavori di rifacimento della Salerno-Reggio Calabria. Ci sono comunque imprese di cui lui tanto parlò, che al momento sono incompiute, come il passante di Bologna e la fine dei lavori per la Livorno-Civitavecchia.

Diciamo addio a un uomo che ha fatto la storia – della politica italiana, della televisione, dell’imprenditoria – che ha fatto tanto parlare di sé, nel bene e nel male.

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