Mai banale. Luca De Meo, oggi a capo di Renaul e dell’ACEA (l’associazione dei costruttori automobilisti europei), è tornato nuovamente a parlare del futuro del settore automotive del Vecchio Continente, ribadendo alcuni concetti che aveva già espresso nei mesi e nelle settimane precedenti.
Chiamato a intervenire al Festival dell’Economia di Trento, l’ex dirigente di Toyota, Fiat e Volkswagen ha evidenziato come il settore dei traporti sia tra i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico, sottolineando tutti gli sforzi fatti sinora per ridurre questso impatto. Necessario, però, un approccio tecnologicamente neutrale da parte delle istituzioni europee, che altrimenti potrebbero ottenere risultati direttamente opposti a quelli sperati.
Quanto inquinano le automobili
I dati che l’amministratore delegato di Renault snocciola nel corso del suo intervento sono piuttosto precisi e aiutano a delineare con precisione quale sia il peso delle automobili e degli altri mezzi di trasporto sul totale delle emissioni di CO2 registrate ogni anno. Secondo De Meo, l’intero settore dei trasporti è responsabile del 25% delle emissioni annue registrate nel mondo. Le sole automobili, continua il CEO Renault, incidono per il 10-11% circa: “Siamo un decimo del problema – chiosa De Meo – Ma è un problema piuttosto rilevante”.
Molto più che apprezzabile, dunque, l’attivismo mostrato dal legislatore (ossia, l’Unione Europea) per azzerare l’impatto del settore trasporti nel minor tempo possibile, ma non sempre questi metodi hanno permesso di raggiungere effettivamente gli obiettivi che ci si era prefissati.
“Abbiamo bisogno di una strategia industriale”
Davanti alla platea trentina, il presidente dei costruttori auto europei ha sottolineato come i tentativi dell’Unione Europea di indicare (e imporre) quali siano le soluzioni più adeguate per raggiungere l’obiettivo delle 0 emissioni locali di CO2 non sempre consentano di ottenere risultati apprezzabili. Secondo De Meo, infatti, il legislatore dovrebbe definire quale sia l’obiettivo finale, ma non la strada che bisogna seguire per arrivarci.
Nel corso del suo intervento al Festival dell’Economia, l’amministratore delegato di Renault ha sostenuto che dovrebbero essere i tecnici e gli ingegneri a indicare quali siano le soluzioni tecnologicamente più indicate per combattere l’inquinamento provocato dalle auto e dagli altri mezzi di trasporto. Necessario, dunque, un approccio basato sul principio della neutralità tecnologica, senza che ci sia alcuna preclusione a priori verso una delle possibili alternative.
Da par suo, la parte politica dovrebbe invece delineare una strategia industriale che consenta al settore dell’automotive di continuare a prosperare anche nel Vecchio Continente. In Europa, secondo i dati forniti dall’amministratore delegato Renault, il settore automotive impiega l’11% della popolazione attiva in maniera diretta o indiretta, così come il 30% degli investimenti in ricerca e sviluppo è collegato al mondo automobilistico. Insomma, un settore nevralgico che andrebbe difeso e protetto, in modo da non essere tecnologicamente e strategicamente dipendenti da altre potenze.
Ripensare l’Euro 7
Proprio in questa ottica si inseriscono i ripetuti inviti a ripensare l’Euro 7, la nuova normativa continentale sulle emissioni che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 1 gennaio 2025. La direttiva continentale dovrebbe infatti permettere di abbattere in maniera corposa le emissioni di auto, furgoni, camion e autobus ma, al tempo stesso, potrebbe rappresentare un freno al rinnovamento del parco circolante in Europa.
Secondo il presidente dell’ACEA, infatti, la nuova normativa sulle emissioni potrebbe portare a un aumento dei costi di produzione e, dunque, incidere pesantemente sul prezzo di listino dei veicoli. L’Euro 7 potrebbe far lievitare i costi di produzione delle auto, con i costruttori “costretti” a riversare l’aumento sul prezzo finale dei veicoli. In base alle previsioni di De Meo, gli automobilisti potrebbero pagare un’automobile Euro 7 fino a 2.000 euro in più rispetto a un modello analogo ma con omologazione Euro 6.
Insomma, una normativa pensata per abbattere le emissioni inquinanti potrebbe avere effetti diametralmente opposti a quelli sperati, con pesanti ripercussioni economiche per l’intero settore automotive. I prezzi più elevati, infatti, potrebbero spingere un numero sempre maggiore di automobilisti a non cambiare auto: il parco circolante sarebbe così sempre più vecchio e inquinante, con effetti negativi a 360°.