AGI – “Quando si arrabbia, la natura è sempre più forte di noi. A Fusignano scorre il Senio, che non sarà il Mississippi ma in questi giorni non c’è mica da scherzare”. Lo dice, in un’intervista a ‘Repubblica’, Arrigo Sacchi, calciatore, storico allenatore del Milan e della Nazionale nel 1991, a proposito dell’alluvione che ha messo in ginocchio l’Emilia.
“Stiamo vivendo un’alluvione che mi ha risvegliato quello che forse è il primo ricordo della vita: ho tre anni, e mi caricano sul tubo della bicicletta per portarmi a guardare il fiume che è uscito dall’argine. Rivedo quella scena perfettamente, in ogni dettaglio, come se fosse avvenuta poche ore fa. Ricordo i sacchi di sabbia, un muro per fermare almeno un po’ quel disastro”. La sera del disastro, Sacchi racconta che si trovava davanti alla tv “guardando Inter-Milan, ed è arrivato l’ordine di salire ai piani alti delle case per metterci al sicuro. L’ho fatto anch’io, immediatamente: qui bisogna essere in forma per forza”.
Dalle sue finestre l’ex allenatore vede “il fiume scuro e arrabbiato”, mentre “a meno di dieci chilometri è uscito tutto. E non smette di piovere nemmeno per un minuto. Viene un nodo alla gola”. Sacchi fa poi una considerazione: “Siamo un Paese vecchio, dove prevenzione e merito sono parole sconosciute. In Italia nessuno sa fare squadra. Conosco Bonaccini, bravissima persona, ma in due o tre anni non si può rimediare a secoli di assenza. Nessuna cura delle sponde e della natura, tutto dovuto e va bene finché dura”.
“Pensiamo di essere sempre i più furbi – aggiunge -, invece siamo una nazione piena di debiti”, e poi “non c’è quasi mai un progetto, non c’è strategia, solo tattiche improvvisate: come nel calcio. Però è stata la mia fortuna: io facevo cose semplicissime, ma paragonate a quelle degli altri passavano per rivoluzionarie”, conclude Arrigo Sacchi.