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Cosa sono le casse di espansione presenti in Emilia (ma non in Romagna)

Mag 17, 2023

AGI – Piogge, fiumi in piena che straripano e migliaia di sfollati. È la fotografia di questi giorni della martoriata della regione Emilia Romagna, flagellata dalle avverse condizioni metereologiche, ma anche di altre regioni che in queste ore contano danni e dispersi. Eppure ci sarebbe un sistema per contenere le acque dei fiumi ed evitarne la tracimazione: si chiama bacino o “cassa di espansione, ovvero un’opera idraulica concepita e realizzata per ridurre la portata dell’acqua durante la piena di un fiume, tecnicamente “tramite lo stoccaggio temporaneo di parte del volume dell’onda di piena”.

Come funziona

Un bacino di contenimento, insomma, una sorta di “parcheggio” per il flusso dell’acqua per favorirne poi il deflusso controllato. La cassa di espansione è, di fatto, un bacino artificiale e, insieme, un’opera di scarico per alleggerire la piena, la portata e la pressione dell’acqua. Un sistema di decantazione. L’opera in sé prevede che al raggiungimento di un determinato livello del corso d’acqua, una parte della portata del fiume venga deviata nel bacino artificiale “di espansione” in modo che la portata di un fiume si attenui evitandone l’esondazione.

L’esempio classico, di fatto, è quello della vasca da bagno: se si apre il rubinetto poco senza chiudere il tappo, la vasca non si riempie, ovvero, tanta acqua entra e tanta acqua esce. Se si aumenta il getto, sempre senza chiudere il tappo, succede invece che la vasca un pochino si riempie perché sta entrando una certa quantità d’acqua, e se la vasca si riempie significa anche che ne sta uscendo di meno. 

Casse in linea e Casse laterali

Il concetto della cassa di espansione è più o meno simile: sono dei bacini che possono essere o all’interno del fiume – in questo caso si parla di “casse in linea” -, quindi c’è una traversa che sbarra il fiume ma dotata di aperture, proprio come la vasca da bagno, come per una diga. Le aperture si chiamano luci e l’acqua invasa a monte, per il fatto che le luci non riescono a smaltire tutta l’acqua che arriva.

Oppure ci sono le “casse laterali” o casse in derivazione, al di fuori del fiume, che devono essere messe in qualche modo in comunicazione con il corso d’acqua principale. Generalmente hanno una soglia: quando il livello del fiume è basso, nella cassa in derivazione non entra una goccia d’acqua, mentre quando il livello arriva alla soglia l’acqua entra ma non in maniera incontrollata come sta avvenendo in questi giorni con i fiumi in piena, bensì in zone appositamente collocate a fare da “cassa di espansione” e raccogliere l’acqua di piena. Tutto questo diminuisce l’entità della portata dell’acqua a valle.

Presenti in Emilia ma non in Romagna

Per quanto concerne il territorio italiano, casse di espansione ce ne sono, in Emilia ma non in Romagna. In Emilia ci sono sul Panaro, sul Secchia, sul Crostolo, sul Lenza, sul torrente Parma. Ma non sono sufficienti, soprattutto alla luce del repentino cambiamento climatico. Un altro esempio di Bacino di espansione è quello realizzato sul Tevere all’altezza di Magliano in Sabina.

La cassa di espansione del fiume Parma, invece, è composta da un bacino di ritenuta di circa 136 ettari, delimitato da arginature, e da un manufatto regolatore, una sorta di “diga”, che ha un’altezza di circa 24 metri ed uno sviluppo di 110 metri lineari, oltre a due “becchi d’anatra” laterali che garantiscono una superficie totale di sfioro pari a circa 260 metri. Nella parte inferiore della “diga” sono presenti tre aperture (“luci di scarico”), regolate con paratoie. 

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