AGI – L’emergenza Covid è finita ma non al Giro d’Italia. La corsa ciclistica, tra le più importanti al mondo, continua a registrare ritiri di corridori positivi e, giorno dopo giorno, perde pezzi. In totale, dal 6 maggio scorso, sono 15 gli atleti che hanno dovuto abbandonare le loro velleità sulle strade del Belpaese. Tutti fermati da febbre, tosse e, soprattutto, tamponi positivi. Filippo Ganna, insomma, è stato solo il primo di una lista che resta aperta, che comprende anche Domenico Pozzovivo e il norvegese Sven Erik Bystrom, destinata ad aggiornarsi ora dopo ora. Il Giro si sta lentamente trasformando in una sorta di “gara a eliminazione”.
L’ultimo annuncio è quello della Soudal Quick-Step di Remco Evenepoel, uno dei ‘big’ esclusi negli ultimi giorni. Altri quattro suoi compagni di squadra non partiranno per l’undicesima tappa limitando ancor di più la presenza al giro di ciclisti di una delle squadre più quotate del circuito. I controlli sono stati effettuati dopo la positività del campione belga, riscontrata nella giornata di domenica, mentre era in testa alla classifica generale. “Jan Hirt, Josef Cerny, Louis Vervaeke e Matteo Cattaneo non sono purtroppo in grado di continuare”, si legge in un comunicato ufficiale diffuso sui social.
Our team is disappointed to announce that four more riders from its #Giro squad have tested positive for Covid-19 and will leave the race.
Read more about it, here: https://t.co/PdOfCZ7QTI
Photo: @GettySport pic.twitter.com/rI4tN6EOy2
— Soudal Quick-Step Pro Cycling Team (@soudalquickstep)
May 17, 2023
Il medico della squadra, Toon Cruyt, ha spiegato come due di loro abbiano manifestato i sintomi lunedì mattina. Mentre i test antigenici effettuati sono risultati negativi, i test PCR su tutti e sette i corridori a oggi esclusi sono risultati positivi. “Continueremo a monitorare e ad applicare il nostro protocollo di analisi sui tre corridori rimanenti e sul personale”, spiegano. Le prospettive sono tutt’altro che rosee. Dei tre corridori ancora in gara, il meglio piazzato è stato il belga Ilan Van Wilder, 19° a 12 minuti e 7 secondi dalla maglia rosa Geraint Thomas (Ineos Grenadiers).
Altri due casi di positività è stato segnalato mercoledì dalla squadra AG2R-Citroën. Si tratta di Andrea Vendrame e Stefano Gandin, anche loro non partiti al mattino verso Camaiore, sulla costa mediterranea.
Il freddo e la “tosse”
A questi si aggiungono anche coloro che si sono ammalati per il freddo, il vento e le basse temperature. Nel gruppo, si racconta, “si sentono molti atleti tossire”. Decine di corridori si sono ammalati. Thibaut Pinot e Alexandr Vlasov, ad esempio, hanno rinunciato a proseguire per le loro condizioni di salute precarie.
La pioggia, il maltempo, le condizioni climatiche avverse, non fanno altresì dormire sonni tranquilli agli organizzatori della corsa. L’annuncio dell’eliminazione dal percorso di venerdì del passo del passo del Gran San Bernardo, altezza 2.469 metri, che avrebbe dovuto essere la “Cima Coppi”, cioè il punto più alto, di questa 106ª edizione, è stato un altro duro colpo. La zona, completamente innevata, è soggetta a un elevato rischio di valanghe e, giocoforza, per evitare altri problemi, è stata sostituita da percorsi più agevoli. I corridori, quindi, passeranno attraverso il noto tunnel, situato 600 metri più in basso.
È l’ennesimo colpo di scena di questo Giro che sembra non volersi risparmiare nulla. E potrebbe non essere ancora finita. Poiché negli ultimi giorni ha nevicato molto sulle Alpi e anche la terza settimana, caratterizzata da diverse tappe di montagna, si preannuncia ‘acrobatica’ per le condizioni che potrebbero configurarsi. In più le alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna potrebbero rappresentare, a loro volta, un ostacolo con cui confrontarsi.
Uno stop non obbligatorio
Con l’abbandono del protocollo sanitario in vigore negli ultimi anni, il regolamento non obbliga le squadre a fermare i propri corridori colpiti dal virus. Tuttavia, la maggior parte delle squadre preferisce utilizzare il principio di precauzione, sostenendo che non vi è certezza sulle conseguenze per la salute dello sforzo estremo prodotto durante un’infezione da Covid.
C’è anche chi ha criticato la scelta di continuare a fare i test. Sono molti gli eventi che hanno cessato i controlli e non sono, perciò, più soggetti a questa sorta di “bolla”, appendice della crisi pandemica ben nota al mondo dello sport. Dopo lo shock del ritiro di Evenepoel, non senza polemiche, gli organizzatori del Giro hanno annunciato un rafforzamento delle misure sanitarie, con l’obbligo di indossare una mascherina in tutte le aree di contatto con i corridori. Servirà a fermare il contagio o questo Giro sarà ricordato soprattutto per i tanti ritiri?
AGI – L’emergenza Covid è finita ma non al Giro d’Italia. La corsa ciclistica, tra le più importanti al mondo, continua a registrare ritiri di corridori positivi e, giorno dopo giorno, perde pezzi. In totale, dal 6 maggio scorso, sono 15 gli atleti che hanno dovuto abbandonare le loro velleità sulle strade del Belpaese. Tutti fermati da febbre, tosse e, soprattutto, tamponi positivi. Filippo Ganna, insomma, è stato solo il primo di una lista che resta aperta, che comprende anche Domenico Pozzovivo e il norvegese Sven Erik Bystrom, destinata ad aggiornarsi ora dopo ora. Il Giro si sta lentamente trasformando in una sorta di “gara a eliminazione”.
L’ultimo annuncio è quello della Soudal Quick-Step di Remco Evenepoel, uno dei ‘big’ esclusi negli ultimi giorni. Altri quattro suoi compagni di squadra non partiranno per l’undicesima tappa limitando ancor di più la presenza al giro di ciclisti di una delle squadre più quotate del circuito. I controlli sono stati effettuati dopo la positività del campione belga, riscontrata nella giornata di domenica, mentre era in testa alla classifica generale. “Jan Hirt, Josef Cerny, Louis Vervaeke e Matteo Cattaneo non sono purtroppo in grado di continuare”, si legge in un comunicato ufficiale diffuso sui social.
Our team is disappointed to announce that four more riders from its #Giro squad have tested positive for Covid-19 and will leave the race. Read more about it, here: https://t.co/PdOfCZ7QTI Photo: @GettySport pic.twitter.com/rI4tN6EOy2 — Soudal Quick-Step Pro Cycling Team (@soudalquickstep)
May 17, 2023
Il medico della squadra, Toon Cruyt, ha spiegato come due di loro abbiano manifestato i sintomi lunedì mattina. Mentre i test antigenici effettuati sono risultati negativi, i test PCR su tutti e sette i corridori a oggi esclusi sono risultati positivi. “Continueremo a monitorare e ad applicare il nostro protocollo di analisi sui tre corridori rimanenti e sul personale”, spiegano. Le prospettive sono tutt’altro che rosee. Dei tre corridori ancora in gara, il meglio piazzato è stato il belga Ilan Van Wilder, 19° a 12 minuti e 7 secondi dalla maglia rosa Geraint Thomas (Ineos Grenadiers).
Altri due casi di positività è stato segnalato mercoledì dalla squadra AG2R-Citroën. Si tratta di Andrea Vendrame e Stefano Gandin, anche loro non partiti al mattino verso Camaiore, sulla costa mediterranea.
Il freddo e la “tosse”
A questi si aggiungono anche coloro che si sono ammalati per il freddo, il vento e le basse temperature. Nel gruppo, si racconta, “si sentono molti atleti tossire”. Decine di corridori si sono ammalati. Thibaut Pinot e Alexandr Vlasov, ad esempio, hanno rinunciato a proseguire per le loro condizioni di salute precarie.
La pioggia, il maltempo, le condizioni climatiche avverse, non fanno altresì dormire sonni tranquilli agli organizzatori della corsa. L’annuncio dell’eliminazione dal percorso di venerdì del passo del passo del Gran San Bernardo, altezza 2.469 metri, che avrebbe dovuto essere la “Cima Coppi”, cioè il punto più alto, di questa 106ª edizione, è stato un altro duro colpo. La zona, completamente innevata, è soggetta a un elevato rischio di valanghe e, giocoforza, per evitare altri problemi, è stata sostituita da percorsi più agevoli. I corridori, quindi, passeranno attraverso il noto tunnel, situato 600 metri più in basso.
È l’ennesimo colpo di scena di questo Giro che sembra non volersi risparmiare nulla. E potrebbe non essere ancora finita. Poiché negli ultimi giorni ha nevicato molto sulle Alpi e anche la terza settimana, caratterizzata da diverse tappe di montagna, si preannuncia ‘acrobatica’ per le condizioni che potrebbero configurarsi. In più le alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna potrebbero rappresentare, a loro volta, un ostacolo con cui confrontarsi.
Uno stop non obbligatorio
Con l’abbandono del protocollo sanitario in vigore negli ultimi anni, il regolamento non obbliga le squadre a fermare i propri corridori colpiti dal virus. Tuttavia, la maggior parte delle squadre preferisce utilizzare il principio di precauzione, sostenendo che non vi è certezza sulle conseguenze per la salute dello sforzo estremo prodotto durante un’infezione da Covid.
C’è anche chi ha criticato la scelta di continuare a fare i test. Sono molti gli eventi che hanno cessato i controlli e non sono, perciò, più soggetti a questa sorta di “bolla”, appendice della crisi pandemica ben nota al mondo dello sport. Dopo lo shock del ritiro di Evenepoel, non senza polemiche, gli organizzatori del Giro hanno annunciato un rafforzamento delle misure sanitarie, con l’obbligo di indossare una mascherina in tutte le aree di contatto con i corridori. Servirà a fermare il contagio o questo Giro sarà ricordato soprattutto per i tanti ritiri?