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In Argentina vola l’inflazione, il Governo cerca di correre ai ripari

Mag 15, 2023

AGI – L’Argentina non riesce a uscire dalla lista nera dei paesi con inflazione a tre cifre —in cui è entrata a febbraio e comprende Venezuela, Zimbabwe, Libano e Sud Sudan— dopo aver registrato questa settimana un balzo contro ogni previsione, al 108,8% (in Il Messico è al 6,8%), il livello più alto dal 1991. 

Il ministro dell’Economia Sergio Massa (che aspira a contrastare la candidata peronista Cristina Fernández) ha annunciato una serie di misure per evitare il collasso finanziario tra cui un nuovo aumento del tasso di interesse, che si posizionerà al 97%, appena due settimane dopo averlo alzato dall’81 al 91%. In questo modo,  l’Argentina avrebbe il secondo tasso di interesse più alto al mondo, superato solo dallo Zimbabwe (150%) e ben al di sopra del Venezuela (57,57%).

Il governo peronista cerca disperatamente di evitare una forte svalutazione prima delle elezioni di ottobre. “Chi di noi governa deve dimostrare come risolve i problemi del presente e come progetta il futuro, e non perdere tempo in sterili politiche interne che rivelano solo vanità”, ha recentemente detto Massa in un’intervista. 

Tra cinque mesi, ricorda il Pais, si terranno le elezioni generali e nessuno si aspetta un piano di stabilizzazione o un cambiamento delle aspettative. L’obiettivo è arrivare a ottobre con la nave a galla, scaricando la responsabilità di un intervento importante su chi entrerà in carica il 10 dicembre. I sondaggi danno per scontato che non sarà un peronista. La Casa Rosada ha legato il suo futuro elettorale alla candidatura del ministro dell’Economia, Sergio Massa. Se Massa non otterrà risultati economici, difficilmente sarà candidato.

 Ma il Paese sudamericano sta versando in una situazione di non ritorno e si avvicina lo spettro della crisi come nel 1989. Per questo il governo di Buenos Aires ha deciso di intervenire anche sul mercato dei cambi, in modo tale da gestire il ritmo del crawling peg, ossia  la politica di svalutazione quotidiana del peso rispetto al dollaro nel tasso di cambio ufficiale, come richiesto dal FMI. Il problema è convincere gli argentini a mantenere i loro risparmi in pesos: la Banca Centrale ha le sue riserve vicine allo zero e non può più rifornire il mercato dei cambi.

Massa sta anche cercando di convincere il FMI ad anticipare l’erogazione dei prestiti concordati e si recherà in Cina il 29 maggio per cercare di ottenere un maggiore utilizzo del renminbi nel commercio estero. Il mese scorso, l’Argentina ha attivato uno swap valutario con la Cina che le consente di pagare poco più di 1 miliardo di dollari di importazioni questo mese in renminbi.

Il FMI ha già mostrato indulgenza nei confronti dell’Argentina nell’ultimo anno, concedendole un maggiore margine di manovra sugli obiettivi di aumento delle riserve e di riduzione della stampa di moneta nel tentativo di mantenere in piedi un programma di prestiti da 44 miliardi di dollari. È improbabile che voglia anticipare gli esborsi nei mesi precedenti a un voto potenzialmente cruciale, che il governo rischia di perdere.

Per incoraggiare i consumi e ridurre la quantità di pesos in contanti, il governo inoltre sovvenzionerà il credito per l’acquisto di beni durevoli a rate. Per combattere l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, saranno aperte le importazioni, una decisione senza precedenti in uno dei maggiori produttori mondiali di alimenti. Ad occuparsi degli acquisti all’estero sarà il Mercato centrale ortofrutticolo, che opererà attraverso un fondo fiduciario. Inoltre, verrà creata un’unità di analisi delle operazioni commerciali per “monitorare l’acquisto e la vendita di beni e servizi”.

La scommessa del governo è quella di evitare un’esplosione economica che vanificherebbe ogni possibilità di vittoria elettorale a ottobre.

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