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Fuori sede e senza alloggio. Gli universitari finiscono in tenda

Mag 10, 2023

AGI – La protesta contro il “caro fitti” degli universitari fuori sede scalda gli animi, agita e riempie le piazze delle città italiane che sono sede delle più diverse facoltà. Secondo un rapporto dell’aprile scorso su “Lo student housing tra Pnrr e mercato”, realizzato da Scenari immobiliari e Camplus, cresce l’interesse degli investitori verso il mercato delle residenze universitarie con investimenti che nel corso del 2022 in Italia sono stati pari a 200 milioni di euro (il 18% degli investimenti complessivi nel comparto residenziale istituzionale) e in Europa per 12,4 miliardi.

Ciò che rende molto evidente il divario e sottolinea come in Italia il mercato degli alloggi universitari ha bisogno di un’importante e decisiva svolta, “altrimenti le università perdono studenti e competitività”, si sottolinea.

Il quadro è più o meno questo: “Attualmente – si legge – la copertura dei posti letto offerti agli studenti universitari fuori sede, pari al quaranta per cento degli iscritti, si attesta intorno al 10,5% e deriva da enti specifici che però coprono solo l’8,1% del totale. Le strutture gestite da enti privati coprono il restante 2,4%. Meno della metà delle 14 maggiori realtà universitarie supera la media nazionale, e risulta ancora lontana dalla capacità di soddisfare il fabbisogno di posti letto minimo richiesto”.

Servono 80 mila nuovi posti letto

Ma se si considera che il fabbisogno stimato dell’offerta strutturata di posti letto deve esser pari ad almeno il 20% degli studenti fuori sede (tasso di copertura medio europeo), “sarebbero necessari almeno 130 mila posti letto”. Ovvero, occorrerebbe realizzare “circa ottantamila nuovi posti letto in studentati e collegi“. L’obiettivo, infatti, è di quasi triplicare i posti letto per i “fuori sede” e, per raggiungerlo, sono stati stanziati “complessivamente 300 milioni di euro e realizzati i primi 7.500 posti letto” mentre successivamente “ci sarà l’erogazione di ulteriori 660 milioni per creare ulteriori 52.500 posti”.

Secondo il rapporto di Scenari Immobiliari, tuttavia, i nuovi bandi del Pnrr “dovrebbero incentivare gli investimenti, garantendo ritorni economici interessanti anche in considerazione della forte pressione della domanda di riferimento: dal 4,50% dei capoluoghi di regione localizzati nel Nord Italia al 6% stimato nelle altre città”. E i bandi dovrebbero favorire questo trend.

L’impennata dei canoni di locazione

A ogni modo, la domanda degli studenti fuori sede che ogni anno decidono di intraprendere un percorso didattico in una città diversa da quella di origine sta al tempo stesso “modificando e alterando la tipologia di offerta presente sul mercato immobiliare universitario”, anche perché “la realizzazione e la presenza di strutture progettate e realizzate secondo i più adeguati criteri normativi rappresenta, sotto molti punti di vista, una opportunità per il territorio stesso”, in quanto gli studentati “sono un generatore di nuove opportunità urbane”, sotto il profilo delle infrastrutture, “per dare opportunità al contesto stesso di crescere e strutturarsi”.

Nel rapporto tra necessità di residenza abitativa e caro fitti, la domanda degli studenti fuori sede – si legge ancora nel rapporto sull’housing universitario di Scenari Immobiliari – oltre che modificare le dinamiche territoriali, rappresenta, insieme ai flussi turistici, una domanda rilevante che porta a modificare la pressione sui canoni di locazione”, tant’è che nelle città caratterizzate da capisaldi immobiliari e forze centrifughe rilevanti, i canoni richiesti agli studenti, sia in relazione all’offerta specifica (gestita e professionale) sia in riferimento al libero mercato hanno subito importati variazioni positive negli ultimi anni. Cioè, ad esempio, nella città di Milano “le punte rilevate per vivere all’interno di studentati raggiungono i 1.200 euro/camera/mese” mentre “Bologna si ferma a 1.100 euro/camera/mese” e per Roma “sono necessari 1.150 euro/camera/mese”.

Secondo invece un’altra indagine, firmata da Immobiliare.it, “al di fuori della città i prezzi sono inferiori anche del 25%. Un esempio? Se a Milano per una singola il prezzo medio richiesto è di 620 euro al mese, con punte di 800 se si tratta di centro storico e dintorni, “nella provincia la richiesta si abbassa a 472 euro”, che significa quasi un quarto di meno a cui, semmai, va aggiunto il costo dell’abbonamento per i trasporti. Sta di fatto che la domanda sarebbe aumentata del 45% rispetto all’anno scorso e i prezzi cresciuti di oltre il 10%.

E lo studio ha anche analizzato l’andamento della domanda di stanze singole ad agosto 2022 in relazione al mese precedente nella provincia di quattro tra le città universitarie più frequentate della Penisola, come Milano, Padova, Bologna, Firenze, in cui le provincie di Firenze e Milano evidenziano una crescita importante della domanda di singole rispetto al mese precedente: +39% per le aree limitrofe di Milano e +14% per quelle intorno al capoluogo toscano. Come sempre periferia e provincia sono sempre più convenienti del centro città. Bologna e Padova risulterebbero in vece poco attrattive, stando allo studio di Immobiliare.it: qui la domanda flette del 39 e del 33% mese su mese, a Bologna i prezzi si attestano sui 400 euro (407 euro per una singola). A Padova invece la differenza centro-periferia si avverte con più nettezza: fuori dal comune si spende decisamente meno, in genere intorno al 25% in meno, cioè 341 euro.

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