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Con l’arresto di Laura Bonafede, amante e custode di segreti, continua la saga di Messina Denaro

Apr 13, 2023

È una saga più che una storia di mafia. L’ultimo capitolo dell’inchiesta su Matteo Messina Denaro è l’arresto di Laura Bonafede, maestra di Castelvetrano. Confidente e custode di segreti, ma anche compagna di un percorso di vita

 
“Incredibile”, scrive il giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare. Lo è il fatto che il latitante non solo se ne andasse in giro a casa sua, protetto dai silenzi di un’intera comunità, ma che vi abbia vissuto per un lungo periodo. Il giudice parla di “sconcerto” perché le indagini della Procura di Palermo e dei carabinieri del Ros “mettono in luce l’incredibile ed inspiegabile insuccesso di anni ed anni di ricerche”. La zona era “setacciata e controllata con i più sofisticati sistemi di intercettazioni e di videosorveglianza”, eppure Messina Denaro sembrava un fantasma. Che lo cercassero è un dato incontrovertibile, come emerge dalle parole della stessa Laura Bonafede, peraltro intercettata, che in una lettera all’ex latitante manifestava il suo timore per i controlli. Usava nomi in codice nelle comunicazioni, era maniacalmente attenta ai “nemici” che “non mollano”. “Sbirri”, li definiva. “Macondo”, è così che chiamavano Castelvetrano, era “il posto più controllato della nazione”. I mafiosi cadevano uno dopo l’altro – “nessuno che si può muovere” -, il capomafia si ritirava chissà dove ma non lontano dalla provincia trapanese. Quando si è ammalato di tumore ha deciso di tornare in pianta stabile. In passato, però, vi ha trascorso parentesi più o meno lunghe.

   
I magistrati di Palermo collocano la “coabitazione” di Messina Denaro con Laura Bonafede nel decennio fra il 2007 e il 2017. Dove hanno vissuto? Nella corrispondenza si parla di un “tugurio” che agli occhi della donna appariva come una “reggia” per il tempo che vi trascorreva con il latitante. Altre volte gli incontri erano fugaci, ad esempio nel “limoneto”, per strada o al supermercato una manciata di giorni prima dell’arresto del padrino. Laura Bonafede dimostra di provare un sentimento di “adorazione” per Messina Denaro. Ammirazione nutriva il padre e capomafia Leonardo Bonafede che – ancora una volta è un appunto della donna a svelarlo – autorizzò la figlia nel lontano 1996 a fare visita a Messina Denaro, già latitante da tre anni. “Non c’era motivo di quella visita ma forse si doveva aprire un capitolo e così fu”, ha annotato la donna. La loro è una relazione che va contro le “regole” di Cosa Nostra, visto che è la moglie di un ergastolano che con Messina Denaro e per Messina Denaro ha commesso omicidi.

 

“Protetta” si sentiva anche la figlia della maestra, Martina Gentile. Anche lei teneva una corrispondenza con il capomafia. Un giorno fu una “immensa gioia poterti abbracciare, è stato bellissimo, mi sono sentita protetta, importante, felice non so spiegarti, ma poi è stato ancora più bello perché inaspettato”. La procura di Palermo avrebbe voluto che finisse ai domiciliari. Il giudice ha respinto la richiesta. Il suo comportamento viene stigmatizzato, ma non c’è la prova che abbia favorito il latitante. Adesso ci sono altri nomi in codice da decriptare e documenti da trovare.

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