AGI – Stop a ChatGPT in Italia, lo annuncia il ceo di OpenAI, Sam Altman. “Ovviamente – scrive su Twitter – ci rimettiamo al governo italiano e abbiamo smesso di offrire ChatGPT in Italia”. Altman rivendica comunque che “pensiamo di seguire tutte le leggi sulla privacy“.
“L’Italia è uno dei miei Paesi preferiti e non vedo l’ora di tornarci presto“, conclude.
We of course defer to the Italian government and have ceased offering ChatGPT in Italy (though we think we are following all privacy laws).
Italy is one of my favorite countries and I look forward to visiting again soon!
— Sam Altman (@sama)
March 31, 2023
La decisione arriva dopo la presa di posizione del Garante per la protezione dei dati personali che “finché non rispetterà la disciplina privacy” ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma. L’Autorità ha contestualmente aperto un’istruttoria.
ChatGPT, il più noto tra i software di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane, lo scorso 20 marzo aveva subito una perdita di dati (data breach) riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento.
Nel provvedimento, il Garante privacy rileva “la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di ‘addestrare’ gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma“.
Come testimoniato dalle verifiche effettuate, spiega il Garante, “le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto“. Non solo: “nonostante – secondo i termini pubblicati da OpenAI – il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni”, l’Autorità evidenzia come “l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza”.