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La neve si è già (quasi) sciolta

Mar 23, 2023

AGI – Nell’inverno appena concluso, secondo il Joint Research Centre (Centro Comune di Ricerca) della Commissione Europea, la neve sulle Alpi è stata il 30% in meno rispetto al 2022 quando, alla fine di febbraio, il deficit sulla media era già del 67%. Non solo: mentre lo scorso anno, la carenza di neve era maggiormente evidente nel Nord Ovest, ora la scarsità di risorsa colpisce tutto il versante italiano dell’arco alpino. La quantità di neve caduta sulle Alpi, fino a fine febbraio, è stimabile in 2,9 miliardi di metri cubi, a fronte di una media storica di 8,7 mld di mc e dei 4 miliardi di metri cubi presenti nello stesso periodo del 2022.

A renderlo noto è il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, che segnala anche come lo scioglimento della poca neve sui rilievi stia comunque provocando un innalzamento dei livelli dei grandi bacini naturali del Nord Italia, a eccezione del più grande: il lago di Garda, il cui riempimento non riesce a raggiungere il 40%, continuando a sfiorare il minimo storico (Verbano al 44% e Sebino al 18,6% restano sotto media, mentre il Lario al 22,4% si regolarizza). 

La situazione nelle principali regioni

In Valle d’Aosta, a causa delle alte temperature (a Nus, Les Illes, a 534 metri di altitudine si sono sfiorati i 20 gradi) e dell’assenza di precipitazioni, il manto nevoso si è ridotto notevolmente rispetto alla scorsa settimana: meno centimetri 16 sulla fascia occidentale, meno 13 su quella centrale, meno 37 su quella orientale. Ciò nonostante, calano sia la Dora Baltea che il torrente Lys. Anche sulle Alpi del Piemonte la neve va riducendosi velocemente, ma pure qui non crescono le portate dei fiumi con l’unica eccezione della Stura di Demonte.

In Lombardia, il fiume Adda continua a decrescere da 3 mesi e si attesta stabilmente ai livelli del 2022; calano anche Serio ed Oglio, mentre cresce il Mincio, nonostante la ridotta portata erogata dal lago di Garda. Cronico è ormai il deficit delle riserve idriche regionali: sui rilievi rimangono meno di 790 milioni di metri cubi (-69,1% rispetto alla media, nonche’ il 18,2% in meno rispetto al minimo storico). Nel complesso, la quantità di risorsa idrica stoccata è inferiore del 60,2% rispetto alla media, ma addirittura del 6,2% rispetto al critico 2022. 

“L’anno scorso, a fine maggio, la neve era già sciolta in tutta la regione, azzerando un’importante riserva idrica; quest’anno sarà ancora peggio – ammonisce Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) -. La situazione è comune a tutta l’Italia settentrionale e per questo sollecitiamo l’operativita’ delle recenti scelte del Governo: è urgente un’autorità nazionale che dirima, nel rispetto delle norme di legge, inevitabili contrasti sull’uso della risorsa idrica. A rischio c’è la coesione sociale del Paese”.

In Liguria c’è da registrare il brusco calo dei fiumi Entella (meno 44 centimetri ) e Vara (meno 39), mentre Magra ed Argentina decrescono moderatamente. È crisi idrica anche a Nord-Est: in Veneto, il fiume Adige, pur in leggera crescita, rimane oltre 4 metri sotto lo zero idrometrico; decrescenti e inferiori agli anni precedenti sono i livelli di Livenza, Bacchiglione e Brenta; in Friuli Venezia Giulia, portata sostanzialmente invariata per il fiume Cellina, mentre calano Fella, Tagliamento e Cornappo, scendendo a livelli inferiori anche all’anno scorso.

In Emilia-Romagna, crescono i livelli dei fiumi Savio, Secchia, Enza e Trebbia, mentre cala il Reno; i corsi d’acqua appenninici registrano portate inferiori alle medie storiche, ma superiori al 2022. Nonostante un lieve aumento di portata nel tratto piemontese, continua il declino del fiume Po, che in Lombardia ed Emilia (unica eccezione, Boretto) si ritrova ampiamente sotto i valori minimi storici (a Piacenza ed a Pontelagoscuro mancano oltre 130 metri cubi al secondo).

La Toscana, che ha potuto beneficiare di apporti meteorici localmente intensi (soprattutto nel Grossetano, sulla costa massese e livornese, nonche’ sulla fascia settentrionale) vede crescere le portate dei fiumi, tra i quali spiccano l’Arno (+ 90 metri cubi al secondo), l’Ombrone, che quadruplica la portata e la Sieve, che la raddoppia. Nelle Marche calano le portate dei fiumi Tronto, Potenza e Nera, mentre resta stabile sui livelli della settimana scorsa l’Esino; in crescita il Sentino. Continuano ad aumentare i volumi d’acqua stoccati negli invasi.

In Umbria si registra un modesto accrescimento dell’altezza idrometrica del lago Trasimeno, mentre i fiumi Nera e Chiascio hanno livelli assai inferiori alla media storica ed a quelli degli anni recenti (2022 compreso). Nel Lazio, su Roma le precipitazioni dal 1 gennaio 2023 (mm.114) sono pressoché’ dimezzate rispetto all’analoga media dello scorso decennio (mm.220).

Il livello del lago di Bracciano è inferiore allo scorso anno, condizionato dalle scarse precipitazioni (tra gennaio 2022 e marzo 2023 sono caduti 777 millimetri di pioggia); chiarificatore della contingenza in essere è il confronto con due recenti annate siccitose: nello stesso periodo dell’annata 2016-2017 piovvero 926 millimetri, mentre in quello 2011-2012 i millimetri di pioggia furono 972. La quota del lago di Nemi attualmente si attesta a 29 centimetri sullo zero idrometrico; nello stesso periodo del 2021 aveva un’altezza di m.1,13.

La portata del fiume Tevere a Roma (mc/s107,98) è in media con le annate precedenti, mentre è deficitaria la portata dell’Aniene, la cui media storica è quasi doppia rispetto ai valori attuali; calano anche i livelli di Sacco e Liri. A testimoniare l’importanza degli invasi è il bacino della diga dell’Elvella, al confine tra Lazio e Toscana: l’altezza dell’acqua trattenuta è oggi di 378 metri sul livello del mare; l’anno scorso era ben 6 metri più basso (m.372,09).

In Molise, nonostante una timida crescita, restano bassi i livelli del fiume Volturno, che continua a calare anche in Campania, così come Sele e Garigliano. In Basilicata e in Puglia, le alte temperature stanno già costringendo a irrigare i campi; lo si deduce dal calo dei volumi idrici trattenuti negli invasi: meno 2 milioni di metri cubi in Lucania, mentre in Puglia lo scarto negativo raggiunge i 3 milioni e mezzo. Resta comunque positivo il confronto tra le riserve idriche di quest’anno e quelle del 2022, anno gia’ idricamente favorevole per le due regioni.

Migliora la condizione del bacino della diga di monte Marello sul fiume Angitola in Calabria: in un mese, l’acqua invasata e’ cresciuta di quasi 2 milioni di metri cubi, toccando il valore più alto in recenti annate (mln. mc. 9,89). Infine le dighe siciliane che, nonostante il notevole incremento registrato nell’ultimo mese (oltre 47 milioni di metri cubi) a causa di forti precipitazioni, restano fortemente deficitarie rispetto alla media degli scorsi 13 anni (meno 19,31%).  

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