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Dalla cella al green, il pittore del golf che ispira i grandi

Mar 6, 2023

AGI – Il 3 aprile ad Augusta, in Georgia, si aprirà il più importante torneo di golf degli Stati Uniti, il primo dei quattro Major della stagione. Fra le mille storie che alimentano il mito dell’Augusta National, ‘una poesia disegnata tra gli alberi’, ce n’è una poco conosciuta di riscatto e redenzione che ha avuto per protagonista un giovane afroamericano condannato ingiustamente a 38 anni e mezzo di carcere per omicidio e diventato ‘il pittore del golf’ per eccellenza. 

Il suo nome è Valentino Dixon e oggi vive a cinque minuti a piedi dal tempio del golf americano. A lui, cresciuto nel malfamato East Side di Buffalo, nello Stato di New York, questo sport così lontano dal suo ambiente ha restituito la libertà e salvato la vita. “Non avevo mai messo piede su un campo di golf prima di finire in prigione e ora ho giocato una ventina di volte”, ha raccontato al Guardian, “nel sobborgo in cui vivevo si giocava solo a football americano e a basket, il golf era per i bianchi benestanti, non per un ragazzo di colore in un quartiere infestato dalla droga”. 

È in quell’ambiente violento che ha inizio il dramma di Dixon, nel 1990. All’epoca 21enne, papà di una bimba e con qualche piccolo precedente, fu arrestato per l’omicidio di un uomo davanti a un bar. Nonostante l’accusa contenesse molte incongruenze e punti oscuri e malgrado un altro uomo si fosse autoaccusato di quell’omicidio due giorni dopo, Valentino, complice forse un avvocato poco attento, fu condannato a 38 anni e mezzo di carcere da scontare nell’Attica Correctional Facility di New York.

Dixon, però, non si abbatte. Dopo sette anni, incoraggiato da una fornitura di matite, pastelli e tele dallo zio che gli assicura che “se recuperi il tuo talento puoi recuperare la tua vita”, decide di valorizzare il suo dono naturale per il disegno. Così trascorre dalle sei alle 10 ore al giorno a disegnare e dipingere. Fino a quando il direttore del penitenziario, che apprezza le sue opere, gli chiede un disegno da inviare alla famosa rivista Golf Digest che sta cercando opere originali per illustrare la bellissima 12ma buca dell’Augusta National.

Valentino è incerto, non ha mai visto dal vero un campo dal golf. Ma un compagno di cella gli lancia alcune copie del Golf Digest sul letto. Lui vede il verde brillante del green di Augusta interrotto solo dal marrone degli aghi di pino alla base degli alberi, dal lilla delle azalee e dai corsi d’acqua. Prende in mano i suoi pastelli e ‘racconta’ la buca numero 12. “Cominciai a disegnare campi di golf ogni giorno e non riuscivo più a smettere”, ha rievocato.

Qui entra in gioco Max Adler, un giovane e brillante giornalista del Golf Digest che, impressionato da quei disegni arrivati da un carcere, lo vuole conoscere e ci fa amicizia.  L’interesse per la sua arte si sposta rapidamente su quello per la sua vicenda giudiziaria e una condanna che Valentino giura esser stata ingiusta.

Così, mentre Dixon avvia una collaborazione di successo con la rivita di golf, disegnando giocatori e campi, ferri e scenari naturali, Adler cerca di scagionarlo e far riaprire il processo. Nel 2012 il giornalista pubblica un articolo su Dixon intitolato “Il golf ha salvato la mia vita” e l’emittente The Golf Channel gli dedica una trasmissione con boom di ascolti.

Valentino, grazie ai proventi del suo lavoro, ingaggia due avvocati di valore che però non riescono a fare breccia nella giustizia. Finché, come in un film di Hollywood, nel gennaio 2018 il caso di Valentino diventa materia di una tesi di laurea per tre studenti della Georgetown University, invitati ad approfondirlo dai professori Marc Howard e Marty Tankleff.

I tre giovani laureandi (Ellie Goonetillake, Julie Fragonas e Noaya Johnson) raccolgono una solida documentazione che non lascia dubbi sull’innocenza di Dixon. A quel punto l’avvocato distrettuale John Flynn avvia una revisione delle accuse attraverso la Conviction Integrity Unit che porta all’assoluzione e alla scarcerazione di Valentino dopo 27 anni nel settembre del 2018, mentre il vero colpevole, Lamarr Scott, finiva in prigione. Oggi, all’età di 53 anni, la sua arte è apprezzata da grandissimi del golf, da Tiger Woods, a Jack Nicklaus che ha comparato il suo spirito a quello di Nelson Mandela, e una sua opera è stata acquistata da Michelle Obama come regalo al marito. Recentemente è stato ospite alla tappa del DP World Tour a Dubai. “Tutti vogliono opere sul golf, ho altri quadri straordinari ma tutti vogliono il golf. In fondo è giusto, senza il golf sarei ancora in carcere”.

La figlia di Valentino nel frattempo è diventata mamma e lui ha promosso una fondazione, “Art for Freedom”, che assiste chi è in carcere ingiustamente, e va a parlare nei riformatori. “Nella mia mente è forte il pensiero che dobbiamo cambiare il sistema, non sarò in pace finché non verrà fatto qualcosa”, ha dichiarato. Ma il tutto senza rancore, il segreto che gli ha permesso di superare la lunga detenzione: “Non mi sono mai fatto consumare dalla rabbia”, ha raccontato Dixon, “non è nella mia natura. Ero sconvolto da chi mi aveva condannato ma riuscivo ancora a ridere e scherzare. Credo nell’affrontare gli ostacoli prendendoli come una motivazione. Dove mi porterebbero l’amarezza e la rabbia? Sarei solo una persona triste”.

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