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Gdf, ritardi e carenze nella prima gestione del Covid

Mar 4, 2023

AGI –    Carenze, ritardi, inefficienze. Il ministero della salute ha affrontato la prima fase dell’emergenza Covid in maniera non impeccabile. Lo afferma la Guardia di Finanza nella relazione finale di oltre duemila pagine che è tra gli atti depositati con la chiusura dell’ indagine della Procura di Bergamo. Inchiesta che coinvolge anche l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza e il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, per la prima gestione del Covid nella provincia più aggredita dal virus. Una impreparazione che sarebbe stata riconosciuta “anche, ad esempio, dal capo di Gabinetto Zaccardi e dalla sottosegretaria Zampa, personaggi non secondari e, comunque, a stretto contatto col ministro Speranza”.

Secondo questa ricostruzione, “solo dopo il 20 febbraio 2020 è iniziato un caotico e frenetico tentativo di organizzare un sistema di risposta. Prima di quella data, poco o nulla è stato fatto a ogni livello, anche in ragione della frammentazione delle responsabilità e della poca chiarezza della linea di comando”. Prima di allora, il ministero “si era limitato al blocco dei voli dalla Cina, che non ha certamente inciso positivamente, all’installazione di termoscanner negli aeroporti, all’istituzione di una task force senza poteri decisionali e poco altro, come emerge dai resoconti ministeriali”. L’atteggiamento sarebbe stato quello “di attesa degli eventi invece di adottare provvedimenti preventivi che limitassero la diffusione del contagio quali il piano pandemico e i protocolli per SArs Cov 1 e Mers – Cov”. 

La Gdf scrive che “sin dalle prima fasi, il ministero ha emanato provvedimenti che mal si conciliavano col principio di efficienza e chiarezza. Ciò ha comportato uno sfalsamento dei risultati dell’analisi dei tamponi visto che occorreva attendere almeno un giorno per avere conferma dell’esito”.

Questo perchè, spiegano le Fiamme Gialle, il ministero aveva previsto con delle circolari “la subordinazione dell’accertamento di un tampone positivo alla validazione dell’Iss che ha comportato di fatto l’allungamento delle tempistiche anche per l’assunzione di misure che mitigassero gli effetti dell’epidemia, senza tralasciare il fatto che tra febbraio e marzo 2020 i tre laboratori lombardi erano subissati dal lavoro per cui trasmettere a Roma il campione positivo per la validazione dei campioni da parte dell’Iss è certamente da considerarsi poco efficiente”.

Così “sino ai primi giorni di marzo il campione veniva inviato con un’auto di servizio dei Nas all’Iss per la validazione come se il Sacco di Milano o il laboratorio di Pavia non fossero in grado di processare un tampone, come poi è avvenuto senza peraltro che mutassero i parametri e la valutazione dei laboratori”. 

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