AGI – La commissione di un tribunale della California ha negato, per la sedicesima volta, all’assassino di Robert F. Kennedy di tornare in libertà vigilata. Sirhan Sirhan, 78 anni, arrestato dopo l’uccisione nel ’68 del senatore e candidato presidenziale democratico, è in carcere da cinquantacinque anni.
La legale di Sirhan, Angela Berry, ha tentato inutilmente di spiegare che il suo assistito ha mostrato di essere ormai consapevole di ciò che ha commesso, e gli stessi psichiatri da decenni sostengono che sarebbe altamente improbabile che Sirhan possa rappresentare un pericolo per la società. Due anni fa un altro organismo, chiamato a decidere sulla libertà condizionata, aveva votato sì, ma nel 2022 il governatore della California Gavin Newsom aveva respinto la richiesta. Berry è convinta che il nuovo organismo abbia subito l’influenza di Newsom e quella dei legali che rappresentavano la vedova Kennedy e alcuni dei suoi figli, molti dei quali si sono opposti al rilascio di Sirhan.
Nel respingere la richiesta l’anno scorso, il governatore aveva definito il detenuto una “minaccia per la società” e una persona che “non si era assunta la responsabilità di un crimine che aveva cambiato la storia americana”. La commissione ha invitato Sirhan a prendere maggiore coscienza di quello che ha fatto. In un messaggio registrato di tre minuti e mezzo, e mostrato durante la conferenza stampa dalla sua legale, l’uomo, giordano di origine palestinese, ha detto di provare rimorso ogni giorno.
“Per trasformare il peso delle mie azioni – ha spiegato – in qualcosa di positivo, ho dedicato tutta la mia vita a migliorarmi e ad aiutare gli altri in prigione a come fare per vivere una vita pacificata e non violenta”.
“Facendo questo – aveva aggiunto – garantisco che nessun’altra persona sarà vittima delle mie azioni”. Sirhan sparo’ otto colpi di calibro 22 al senatore Kennedy subito dopo che era stato nominato candidato ufficialmente dalla convention democratica.
Era il 5 giugno del ’68. L’attentato avvenne all’interno dell’Ambassador Hotel di Los Angeles. Kennedy aveva appena finito di parlare ai suoi sostenitori nel salone principale dell’albergo. Tre colpi erano andati a segno. Arrestato, Sirhan aveva dichiarato di aver agito in nome del conflitto in Medio Oriente. “L’ho fatto per il mio Paese”, disse. Il palestinese spiego di essersi sentito tradito dal sostegno di Kennedy a Israele nella Guerra dei Sei Giorni, che vide Israele contrapposta a Siria, Egitto e Giordania.
Nell’appartamento di Sirhan venne trovato un quaderno-diario in cui il killer aveva raccontato del suo odio verso il senatore democratico. Nella pagina datata 18 maggio ’68, Sihran aveva scritto: “La mia determinazione di eliminare R.F.K. sta diventando sempre più un’ossessione che non posso allontanare. Kennedy deve morire prima del 5 giugno”. Poco dopo la mezzanotte di quel giorno, Sihran aveva portato a termine la sua missione. Condannato a morte nel 1972, la pena è stata commutata in ergastolo. Da allora, per sedici volte, gli è stata negata la libertà vigilata.