AGI – “Siamo indecisi se seminare, ne stiamo parlando tra noi della zona”. La testimonianza all’AGI di Enrico Saronni, agricoltore di Zeme, paese nella Lomellina pavese sulle rive dell’Agogna, affluente del Po, ha il sapore crudele della resa.
“Il fatto è che i Consorzi non possono garantirci l’acqua, viste le condizioni meteo. Potrebbe andare peggio dell’anno scorso” spiega il coltivatore che possiede 400 ettari di riso.
“Si attraversano a piedi i fiumi”
L’immagine è di Roberto Francese, il sindaco di Robbio, un piccolo Comune vicino a Pavia un tempo immerso in atmosfere acquatiche da quadro di Monet e magiche per la fioritura del riso dove, adesso, “si attraversano a piedi nella polvere il Po e il Sesia”. Un anno dopo il disastro ambientale che ha portato 140 milioni di perdite nella provincia, il primo cittadino annuncia all’AGI che “si profila una situazione ancora peggiore e questo anche perché è stato fatto zero, nonostante nelle varie tavole rotonde avessimo avanzato delle proposte valide e, in particolare, quella di creare dei bacini di accumulo che si riempiono quando piove e si rilasciano quando non piove, evitando la siccità”.
Una strategia che, riflette, potrebbe essere portata avanti coi soldi del Pnrr: “Faccio un appello al governo perché intervenga per creare questi bacini. La situazione è già adesso molto grave. L’anno scorso in questo periodo era piovuto di più e le previsioni non promettono acqua”.
“Tanti hanno rinunciato a coltivare riso”
Antonio Strada, che è imprenditore agricolo e vicepresidente di Confagricoltura Pavia, osserva che lo scenario è buio. “Tanti coltivatori hanno rinunciato al riso preferendo colture invernali, che necessitano di meno acqua, come il grano e l’orzo. Ci sono settemila ettari in meno di riso. Al momento, il lago Maggiore è in leggera salita anche se entra poca acqua. Questo perché si è fatto in modo di non farla uscire”. A Strada non risulta che, nonostante quella che definisce la “tragedia” dell’anno passato, ci siano imprenditori che hanno abbandonato l’attività. “Però se va avanti così non so cosa possa succedere, molti sono in grande difficoltà anche per l’aumento dei tassi d’interesse sui finanziamenti”.
La richiesta dei pozzi
Alcuni, racconta, “hanno provato a presentare domande alla Provincia di Pavia per fare dei pozzi ottenendo però risposte negative per il timore che troppi pozzi abbassino la falda”. E’ comunque un segnale di disperazione perché “il pozzo ha enormi costi energetici” per tirare su l’acqua”. Strada negli ultimi anni ha introdotto delle tecniche israeliane per salvare il suo raccolto come quella della manichetta che irriga goccia a goccia il terreno, facendo risparmiare acqua. Strumenti che però sono costosi e non alla portata di tutti.